Caccia e deroghe nella terra del Marchese del Grillo

Caccia e deroghe nella terra del Marchese del Grillo

Massimo Sbardella

Caccia e deroghe nella terra del Marchese del Grillo

Ven, 12/08/2022 - 09:29

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Club e associazioni venatorie spontanee dopo il ritardo del Calendario venatorio accusano i politici: "Dimettetevi"

“Ma la legge è uguale per tutti, oppure no? Vogliamo ritornare ai tempi del Marchese del Grillo quando, se un plebeo non rispettava i postulati di legge, veniva punito severamente e un patrizio no?”. Così, provocatoriamente, un gruppo di cacciatori e rappresentanti di club e associazioni spontanee – Sergio Gunnella e Evandro Caiello (Confavi Umbria), Mario Bartoccini e Moreno Raggetti (ricercatori faunistici), Danilo Mattaioli e Francesco Ravacchioli (Club cacciatori le Torri), Andrea Verzellini (Umbria caccia e natura), Ranieri Daniele e Claudio Tortoioli (Associazione venatoria ambientale Nata libera Perugia) – punta l’indice contro la mancata previsione delle deroghe in Umbria, al contrario di quanto avvenuto per altre regioni, per tortora, colombaccio, storno e quaglia.

Le mancate deroghe

Un problema, sottolineano, che in realtà è molto italiano, visto quanto, al contrario, vengano usate le deroghe nel resto d’Europa.

“Perché la nostra regione – accusano – è ferma con i censimenti e indietro anni luce sul conteggio degli abbattimenti rilevati dai tesserini che i cacciatori/contribuenti restituiscono regolarmente ogni anno? Cosa significa l’affermazione fatta dai detentori della “delega” che l’Ispra ‘restituisce il suo parere solo a fine giugno’? Se voi della Delega alla caccia avevate pubblicato il Calendario venatorio nei tempi indicati dall’art. 18 – comma 4- e cioè entro e non oltre il 15 giugno, voi eravate in regola, stante che il parere di tale Istituto statale non è vincolante. Semmai i motivi del suo presunto ritardo l’ ISPRA, consapevole com’ e che i calendari di tutta Italia devono essere pubblicati entro la metà di giugno, li dovrà spiegare al MITE dal quale ne ha sottoposta la vigilanza”.

Il ritardo del Calendario venatorio

Nel mirino finiscono anche i tempi di pubblicazione del Calendario venatorio. Che hanno costretto la Giunta a un intervento riparatore d’urgenza dopo che, in prima battuta, era slittato al 21 agosto l’addestramento cani, poi riportato alla data del 15.

“Noi associazioni spontanee che non abbiamo conti da fare e ristorni da mettere in saccoccia, la data di pubblicazione voluta dalla L. nazionale del 1992, la 157, la conosciamo bene: ‘Entro e non oltre il 15 giugno’. Come pure quella regionale, la 14 del 1994. Ma quest’ ultima, a dispregio dei dettami giuridico/istituzionali la ‘semplifica’ facendo sparire misteriosamente dal postulato – senza averne facoltà! – l’ allocuzione perentoria ‘non oltre’. Se noi avessimo un nostro rappresentante in consulta, non avremmo esitato un minuto a consigliare ai soloni della politica di Corso Vannucci di guardarsi bene dall’orinare fuori dal vaso. Ma tant’ è. Il paradosso – semmai – è che nessuno dei componenti questo ‘chiacchieratoio in Delega’ sa cosa significa sostenere l’esame per poter esercitare una passione tutt’altro che gratis. Ai politici delegati, che a caccia non vanno, importa assai di cosa si potrà fare (o non si potrà fare) in fase di apertura di caccia!”.

“Politici, dimettetevi”

“Leggerezze e disattenzioni” di cui i cacciatori delle associazioni spontanee sono stufi: “Diciamo ai titolari di “Delega caccia” & C., incapaci di pubblicare il calendario venatorio nei tempi dettati dalle normative: avete  palesemente violato la legge. E se siete ancora provvisti di un minimo di onestà intellettuale, dovete dimettervi”.

“Nel frattempo – concludono – il nostro  pensiero corre repentino al ritorno di un voto che si terrà nel nostro Paese fra meno di due mesi. E i cacciatori – stante la loro integerrima posizione sociale – sono fra coloro che ne vantano la piena facoltà”.   

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