Caccia al cinghiale, apertura diversificata per provincia. E’ ciò che potrebbe accadere in Umbria, con l’inizio della stagione venatoria per questa specie sfalsato di un mese tra la provincia di Perugia e quella di Terni.
Mentre infatti a livello regionale Federcaccia, Libera Caccia ed Enalcaccia hanno formalmente indicato come 1° ottobre la data per l’avvio della caccia al cinghiale nella prossima stagione, nel ternano le associazioni venatorie chiedono che venga posticipata al 1° novembre.
Una istanza, quella inviata all’assessore Morroni e agli uffici regionali, firmata dai responsabili provinciali delle associazioni: Anuu migratoristi Ottavio Angelici Ottavio, Cpa Paolo Pazienza, Arcicaccia Giampiero Amici, Enelcaccia Gino Fabbri. E da Leonardo Fontanella per l’Atc 3. Il presidente provinciale di Terni della Libera Caccia, Sauro Zara, chiede che si consenta di cacciare cinghiali complessivamente per 4 mesi, con un periodo di contenimento prima e dopo la stagione venatoria (aggiornamento 21 giugno).
Al momento nella bozza del Calendario venatorio elaborata dalla Regione Umbria non viene indicato l’inizio della caccia al cinghiale, visto il dibattito in corso. Che lo stesso anno si risolse con una mediazione a metà ottobre.
Nella lettera, dopo aver analizzato le diverse esigenze delle due province, si chiede per il Ternano che la caccia al cinghiale venga posticipata al 1° novembre fino al 31 gennaio, prevedendo battute di contenimento a partire già dal 26 settembre al 1 novembre tutte le domeniche.
Una richiesta che era già stata avanzata in Consulta venatoria. Una scelta legata alla vocazione migratorista della provincia di Terni. Cosa che determinerebbe la difficoltà ad ottobre di reperire cacciatori per partecipare alla braccata. Oltre al fatto che l’apertura a ottobre della caccia al cinghiale creerebbe problemi per i numerosi appostamenti fissi (colombaccio e tordi).
E soprattutto, la provincia di Terni confine per larghi tratti con le regioni Lazio e Toscana: chiudendo anticipatamente la caccia al cinghiale, si rischierebbe una migrazione di cinghiali verso questa parte dell’Umbria, con danni alle coltivazioni e rischi per la sicurezza stradale.
Per questo, anziché rischiare un braccio di ferro tra i due territori, da Terni arriva la proposta di un’apertura diversificata per la caccia al cinghiale.
Tema che potrà essere affrontato anche nella riunione convocata per lunedì dal Coordinamento delle squadre cinghialiste umbre, che ha presentato una proposta in quattro punti per risolvere il problema dei cinghiali. E soprattutto nel Tavolo regionale convocato per il 15 aprile.