"Spari a Collestrada vicino alla E45, tra il cimitero e il canile": le accuse di animalisti e ambientalisti
Sono stati i chiamati i carabinieri per verificare la legittimità della braccata al cinghiale che si è svolta tra il cimitero e il canile di Collestrada. Diversi cacciatori, secondo i residenti, hanno attuato la battuta per tutto il giorno, uccidendo numerosi cinghiali.
A caccia fuori orario,
in 4 nei guai per bracconaggio
Le associazioni animaliste e ambientaliste, dopo le segnalazioni di alcuni residenti, hanno chiesto appunto l’intervento dei carabinieri per una braccata in un luogo considerato pericoloso, vicino alla superstrada e al centro commerciale.
Le accuse delle associazioni che si sono rivolte ai carabinieri
“Chi ha autorizzato, a poche centinaia di metri di distanza dal cimitero, dal canile della Asl, dal centro commerciale di Collestrada e delle auto in transito sulla E45, a sparare con fucili che, com’è noto, hanno una gittata massima di migliaia di metri (da 1500 a 6000 secondo l’ATC Savona2: https://www.atcsavona2.it/wp-content/uploads/2018/08/Organizzazione-e-sicurezza-nelle-caccie-collettive-al-Cinghiale.pdf), col rischio di colpire inermi cittadini nonché di far morire di infarto i cani ospiti del canile?” scrivono in una nota congiunta Animal Save Perugia, Avi (Associazione vegani internazionale) Umbria, Lac (Lega abolizione caccia) Umbria, Lav (Lega anti vivisezione) Umbria, Wwf Perugia e Wwf Terni.
Le carni di cinghiale
E ancora: “Quanto ai cinghiali uccisi, dove sono stati portati? Chi ha controllato le carni, prima di qualsiasi commercializzazione o consumo, per verificarne la salubrità e l’assenza di rischi da peste suina o trichinellosi, come da obbligo di legge?”.
Animalisti e ambientalisti chiedono risposte
“A queste domande occorre dare risposte – scrivono le associazioni animaliste e ambientaliste – perché la caccia è attività ad altissimo rischio svolta con armi. Perché è illegale e pericoloso per la salute pubblica consumare carni non controllate. Perché i selvatici appartengono all’intera collettività e la loro uccisione non è un diritto bensì una concessione regolamentata, che tutti gli Enti e Organi preposti devono strettamente e continuativamente controllare. Si deve poter portare un fiore ai propri defunti al cimitero, così come passeggiare in campagna e nei boschi, una delle poche attività di benessere rimaste possibili causa Covid19, senza correre il rischio di essere feriti o uccisi: nella sola stagione venatoria 2019-2020 ci sono stati 68 feriti e 27 morti, di cui 7 cittadini comuni uccisi per errore dai proiettili delle armi dei cacciatori. Un vero bollettino di guerra, contro cui tutti i cittadini si devono ribellare!”.
Dpcm e deroghe per la caccia al cinghiale
E si ricorda che la Corte Costituzionale ha già bocciato la legge regionale della Valle d’Aosta che prevede la caccia collettiva al cinghiale in deroga ai Dpcm e quindi alla normativa superiore statale.
In Umbria due ordinanze sono intervenute sulla caccia al cinghiale: la prima l’ha prorogata fino al 31 gennaio, la seconda consente ai cacciatori di uscire dal territorio comunale anche se l’Umbria è in zona arancione.