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Bps, 50 sfumature di ‘sgambetto’, gli spoletini a rischio guai | Milioni e miliardi di balle

Continua il viaggio alla scoperta delle ’50 sfumature di sgambetto’, come abbiamo ribattezzato ieri le vicende degli ultimi mesi che ancora coinvolgono la Banca Popolare di Spoleto e che vedono quale ultima vittima il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco.

LA PRIMA PARTE DELL’INCHIESTA

Le supercazzole della Nit

Il terzo e ultimo elemento su cui punta l’esposto farlocco dei 95 spoletini che hanno denunciato anche il n. 1 di palazzo Koch, si baserebbe sulla mancata acquisizione della Spoleto da parte della famigerata Nit Holding Limited di Honk Kong, che avrebbe “lanciato l’offerta di acquisizione di Bps per 239.762.522 euro”, ben 100 milioni in più rispetto a quanto offerto da Banco Desio (140mln). A leggerla così verrebbe davvero da pensar male della trattativa conclusa in favore del Banco brianzolo. Peccato però che le cose stiano un po’ diversamente, come le cronache di Tuttoggi.info da anni riportano, anche con riferimento a quelle della Nit Italia Srl del duca Rodolfo Varano di Camerino, società di fatto controllata dalla Nit Holding.

Capace a chiacchiere, il nobile, di voler realizzare progetti faraonici per Spoleto, millantando capacità di spesa fino a 800 milioni di euro (sigh – leggi qui e qui), nei fatti incapace non solo di acquisire la fu tipografia Panetto & Petrelli per un tozzo di pane (sarebbero bastati 350mila €) ma, a sentire qualche esercente, anche di saldare i conti di trattorie e hotel dove si piazzava quando sbarcava nella città del festival. Scortato dal fedelissimo-tuttofare Ugolini, ex sindacalista confederale di quella Panetto&Petrelli dove aveva dato speranza ai colleghi che Varano li avrebbe salvati.

Ma è nella finanza che il gruppo Nit offre il meglio di sé, si fa sempre per dire. Vale brevemente ripercorrere le prodi gesta. E’ il 15 giugno 2014 quando Ugolini, assistito da un legale, si presenta all’assemblea soci Bps che deve ratificare la vendita dell’istituto al Desio con l’intento di sospendere la seduta per valutare l’offerta della Nit. I due la sparano davvero grossa annunciando “una disposizione di pagamento da parte di Nit Finance Group Cooperative U.A. per 15 miliardi di euro in favore di Nit HL presso un conto corrente di Bank Austria, member Unicredit”. Al commissario Brancadoro la decisione di respingere la proposta in quanto la società non è affidabile (qui). Ai referenti di Bankit non resta che denunciare alla Procura le gesta dei due, inchiesta su cui non è dato sapere ancora nulla. La Nit minaccia Tuttoggi.info di querele e risarcimenti, di cui siamo ancora in attesa di ricevere riscontro: sarà perché nel frattempo il Gip di Spoleto Fornaci ha accertato che i due bond con cui la Nit Italia ha aumentato il proprio capitale, passato da 10mila a 150 milioni, sono patacche che valgono la stratosferica cifra di 0,00054 euro?  Probabile.


Chi denuncia e trema, chi difende e prepara contrattacco

Primo firmatario della denuncia, neanche a dirlo, è Carlo Ugolini seguito da 94 soci della fu controllante Scs. Tra questi ci sono tre noti ristoratori, un ex senatore, due imprenditori che hanno firmato con tanto di timbro della propria società, la presidente di una cooperativa, pensionati, massaie, impiegati, operai. Anche un paio di dipendenti bancari.

Molti di questi stanno già prendendo le distanze da quanto sottoscritto; preoccupati (ora?) delle possibili conseguenze che potrebbero arrivare. E sulle quali stanno lavorando gli avvocati di Visco & Co. che non a caso si sono affidati ai nomi più importanti del foro romano. Il governatore ha affidato la propria difesa all’avvocato Paola Severino, i Commissari straordinari (Giovanni Boccolini, Gianluca Brancadoro e Nicola Stabile) all’avvocato Giovanna Corrias mentre il membri del Comitato di sorveglianza (Silvano Corbella, Giovanni Domenichini, Giuliana Scognamiglio) allo studio dell’avvocato Francesco Mucciarelli. L’ex ministro di Giustizia Severino è stata già a Spoleto per formalizzare il proprio incarico ed è tornata ancora  con una voluminosa memoria per dimostrare l’estraneità del n. 1 di palazzo Koch alle accuse mossegli dal centinaio di soci della cooperativa, estranea completamente ai fatti.

I tre studi legali, in attesa di conoscere se la Procura archivierà la denuncia o andrà avanti (l’indagine finora è stato un atto dovuto), si preparano comunque a richiedere risarcimenti milionari. Come pure i legali del presidente Bps e vice presidente Banco Desio, Stefano Lado: certo, suona strano che nel registro degli indagati sia finito solo lui, visto che i denuncianti chiamavano in causa anche il Presidente dell’istituto lombardo Gavazzi e lo stesso a.d. Cartone. Ma tant’è. Di certo saranno contenti gli azionisti del Banco che la controllata Bps non ha ancora terminato le procedure per la riammissione a Piazza Affari: il maldestro attacco, infatti, per come era stato rilanciato dalla gran parte dei media avrebbe potuto comportare spiacevoli conseguenze al titolo.


L’assegno fasullo da 300milioni di euro

Ma dobbiamo fare un passo indietro e tornare alla Nit. Quello che fino ad oggi era rimasto sconosciuto alle cronache è un precedente tentativo orchestrato per acquisire l’istituto di piazza Pianciani. Una operazione anche questa segnalata da Bankitalia alla Procura di Spoleto.

Tuttoggi.info ha potuto in queste ore visionare l’esposto che coinvolge diversi spoletini, quasi tutti legati alla passata gestione Antonini. Bisogna riportare però il calendario al 2013, più precisamente al mese di ottobre quando sul tavolo dei Commissari – intenti a cercare tramite l’advisor Lazard un “socio strategico” per Bps – arriva la proposta della Aspocredit. Leggiamo: “il 28 ottobre il dottor Alessandro Cardarelli – d.g. della Scs – ha trasmesso una proposta consegnatagli dal sig. L. Galli (Leodino, n.d.r.) già vice presidente Scs sino alla data del commissariamento. Tale proposta è sottoscritta dai sigg. M. Luciani (Maurizio, n.d.r.) e C. Ugolini (Carlo, n.d.r.), rispettivamente presidente e segretario di Aspocredit, associazione che rappresenta alcuni soci della Bps e della Scs. Per quanto riguarda il reperimento delle risorse finanziarie per l’acquisizione di Bps – scrivono ancora i Commissari – si fa riferimento a un importo di 200 milioni di euro….a tale proposta viene allegata copia di un assegno di 300 milioni di dollari rilasciato da (omissis, n.d.r.) una delle più importanti banche del mondo”.

Immaginare la soddisfazione dei commissari che tanto si stavano impegnando nella difficile caccia ad un compratore. La doccia fredda per loro è arrivata però nel giro di una notte, perché il giorno seguente, la banca mondiale, interpellata per verificare la veridicità dei fondi dichiarati, risponde che l’assegno è un falso. Patapumfete! Ma non è tutto. 10 giorni prima Bankit aveva segnalato “la disponibilità nelle mani del sig. R. Varano (Rodolfo, n.d.r.) di un assegno di pari importo e in valuta anche questa americana”. Aripatapumfete. Vuoi vedere che era lo stesso assegno? Ai Commissari non sfugge poi la coincidenza che a consegnare la proposta sia stato “Leodino Galli che sarebbe stato consulente della Nit nella tentata acquisizione della Panetto e Petrelli”. Quando uno dice che a pensar male si fa peccato.

Nella terza e ultima parte di domani l’inchiesta romana sulla Nit e le intercettazioni telefoniche che fanno ravvisare l’ipotesi di calunnia nei confronti del Governatore di Bankit Visco.
2/Continua

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