Sara Cipriani
“La Banca non è in vendita, di che cosa parliamo?”. Sembra a dir poco irato Giovannino Antonini, presidente della Scs (holding che controlla Banca Popolare Spoleto), costretto a ribadire che l’istituto di credito di piazza Pianciani non è in vendita. Chi si aspettava un comunicato stampa della cooperativa che detiene il 51% di Pop Spoleto – peraltro annunciato dai piani alti del palazzo – si deve accontentare di una breve dichiarazione rilasciata all’Ansa ma il cui tenore la dice lunga sul braccio di ferro che il presidente intende portare avanti. “Gli azionisti vogliono rafforzare Bps, stiamo facendo tutte le operazioni che servono e stiamo preparando l’aumento di capitale. Attendiamo l’ok di Banca d’Italia. Stiamo poi comprando quote dal Monte dei Paschi. Quindi di che cosa stiamo parlando? Vorrei vedere chi ha aderito alla cordata per capire chi sono e se è vero” ha concluso Antonini evidenziando nuovamente che “i soci faranno loro l’aumento di capitale e quello che serve per rendere, come successo fino ad oggi, sempre più libera l’unica banca rimasta in Umbria”.
Si chiude così, almeno per il momento, un’altra giornata al cardiopalma per l’istituto di credito umbro che ha registrato anche la sospensione di Borsa Italiana del proprio titolo per eccesso di rialzo.
Stop al titolo – sono le 13.15 di oggi quando Borsa Italiana comunica che “le azioni ordinarie Banca Popolare di Spoleto sono temporaneamente sospese dalle negoziazioni in attesa di comunicato”. Il prezzo si ferma così a 3,00 euro tondi tondi, per un rialzo del 10,29%. Alle 15.30 viene fissata la pre-asta: a fine giornata la performance sarà del 4,41% rispetto al prezzo di chiusura di ieri (2,84€). L’euforia di Piazza Affari potrebbe essere legata alla notizia pubblicata da Il Messaggero, a firma di una delle penne più illustri in campo economico finanziario Rosario Dimito che svela l’offerta di una cordata di imprenditori umbro-romani guidati da Carlo Colaiacovo e Francesco Carbonetti pronti a rilevare la maggioranza del pacchetto azionario. Il condizionale è a dir poco doveroso visto che era stato proprio Tuttoggi.info ad anticipare la notizia già un mese fa (clicca qui e qui), rilanciata anche da autorevoli quotidiani umbri come Giornale dell’Umbria e Sole 24 Ore.
Il balzo – basta riguardare l’andamento del titolo per capire che da un paio di settimane c’era un qualche ‘interesse’ sulle azioni. Il 2 gennaio valgono 1,72€, una settimana più tardi 1,83, il 15 gennaio 1,94: è questo il giorno in cui l’ormai ex presidente D’Atanasio conferma che c’è una “offerta ostile“, quella della cordata umbro-laziale. Il titolo fa un salto il giorno dopo (2,3€) e i più pensano sia legato al cambio repentino della guardia con Alberto Brandani che sostituisce D’Atanasio. Gli investitori non si ferimano: il giorno dopo si chiude a2,92€ per arrivare al 21 di questo mese a quota 3,0€ (il massimo picco è stato di 3,15€). Lo scandalo della scorsa settimana che travolge Banca Mps fa retrocedere la quotazione a 2,72€ (chiusura di venerdì scorso) ma solo temporaneamente, visto che oggi riparte in accelerazione fermandosi a 2,84%.
L’invito della Consob – l’ente presieduto da Giuseppe Vegas aveva già acceso i riflettori sull’andamento anomalo della performance ma oggi, registrato l’ulteriore balzo, ha invitato la cordata pronta a salire sulla cattedra della Pop Spoleto a uscire allo scoperto. Si svela così il nome della newco, coordinata dal giurista di fama Francesco Carbonetti, Clitumnus, nome latino del fiume Clitunno che scorre fra Spoleto e Foligno per immettersi nel Topino, affluente del Chiascio e quindi subaffluente del Tevere. Che lo si sia scelto per rimarcare l'asse umbro-romano? Leggiamo la nota firmata dal prof. Carbonetti: “Clitumnus società neocostituita aperta alla partecipazione di una cordata di investitori istituzionali e imprenditoriali, in prevalenza umbri, conferma che è allo studio un'operazione per la possibile acquisizione del pacchetto di controllo di Bps”. Se le parole hanno un peso, si legge che l’operazione è ancora in fase di studio, dunque non ancora definita. anche se il comunicato riferisce che l'affaire è stato comunque già presentato a IMI Banca, advisor di Scs, e prevede l’acquisto della quota a 2,10€ per azione e una seguente Opa totalitaria al medesimo prezzo. Bpop Spoleto verrebbe così valorizzata a poco meno di 63 milioni di euro. L’offerta tiene conto anche della ricapitalizzazione di Bps sulla scorta di quanto indicherà Bankit che a giorni dovrebbe far conoscere l’esito della ispezione, la seconda in tre anni, terminata a novembre scorso e nel corso della quale aveva sospeso temporaneamente l’aumento di capitale proposto da Scs a 30 milioni di euro. Nei piani della newco anche l’emissione gratuita da parte della banca di warrant esercitabili per sottoscrivere azioni di risparmio di nuova emissione. “L'operazione è amichevole – recita la nota di Clitumnus – in quanto ha l'obiettivo di salvaguardare l'autonomia della banca, la sua sede e direzione generale in spoleto, il suo radicamento territoriale e tutti i posti di lavoro“.
La cordata – dunque all’operazione sembrano interessati la Fondazione CariPerugia e lo stesso gruppo Colacem di Colaiacovo, la Coop che già detiene il 4% del pacchetto Bps, almeno 3-4 imprenditori romani (tra i quali Carbonetti, Ad Adivosy e l’ex d.g. di Banca Fideuram Gino Bellotto), altri 4 imprenditori umbri tra i quali l’ex presidente Bps Bruno Urbani e la stessa Rocca Salimbeni che ridurrebbe il proprio “peso” dal 26 al 10% mantenendo però la possibilità di piazzare i propri prodotti assicurativi tramite i 103 sportelli della Spoleto. Smentito a Tuttoggi.info qualsiasi interesse da parte delle Fondazioni di CariFoligno e Castello (Spoleto aveva messo già nero su bianco di non essere interessata) mentre ai piani alti di CariTerni c’è chi conferma che il presidente Marco Fornaci sarebbe “tirato per la giacca” sia da Clitumnus che dallo stesso Antonini che vorrebbe coinvolgere l’istituto ternano in un’altra cordata tutta romana.
Corsa contro il tempo – era inevitabile comunque che qualcosa dovesse succedere, visto che ieri sono scaduti i sei mesi di tempo lasciati a Scs per rilevare la quota Mps. Ma al di là degli euforici annunci del dominus, di investitori disposti a rilevare la sola quota senese non si ha notizia. Anche se sempre più in affanno Antonini può contare su altre due settimane di tempo per trovare il partner. Di poco fa la notizia, anticipata nell’edizione di ieri di TO® (qui), che Mps ha concesso la scadenza all’11 febbraio prossimo. Leggiamo la nota come pubblicata sul sito: “con riferimento al patto parasociale relativo a BPS SpA stipulato tra Scs e Banca Mps, si rende noto che BMPS ha concesso termine a Scs fino all’a11 febbraio 2013 per il trasferimento delle partecipazioni detenute da BMPS in Bps e in Scs. Sono in corso tra le parti incontri e negoziazioni in merito alle operazioni di trasferimento. Pertanto, anche in relazione alle odierne notizie di stampa, Scs smentisce la possibilità di prendere in considerazione qualsiasi ipotesi di cessione della maggioranza del pacchetto azionario della Banca Popolare di Spoleto SpA”.
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