Bollette, inflazione, crisi: tiene botta chi ha le spalle grosse | Il report Bankitalia

Bollette, inflazione, crisi: tiene botta chi ha le spalle grosse | Il report Bankitalia

Massimo Sbardella

Bollette, inflazione, crisi: tiene botta chi ha le spalle grosse | Il report Bankitalia

Gio, 17/11/2022 - 12:33

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Fatturati, investimenti, lavoro, credito: l'aggiornamento congiunturale sull'economia nella regione per imprese e famiglie

Famiglie e imprese umbre vedono più nero di quanto, ancora, non dicano i numeri circa le incertezze legate al conflitto in Ucraina, all’aumento dei costi energetici e della conseguente inflazione e alla frenata di alcune economie mondiali trainanti. Che pure ha determinato contrazioni, in generale, della crescita che si è registrata, dopo la pandemia, nel 2021 e nella prima parte di quest’anno.

Però, come evidenziato dagli analisti della filiale di Perugia della Banca d’Italia nell’aggiornamento del Rapporto congiunturale dell’economia regionale, la frenata risulta ancora attenuata, soprattutto per alcuni settori, il mercato del lavoro mostra ancora segni di dinamismo e la qualità del credito continua a migliorare, pur in presenza di una maggiore selezione da parte delle banche, che sta penalizzando le piccola imprese.

“Le precedenti crisi finanziarie e quella legata alla pandemia – spiega la direttrice della filiale perugina della Banca d’Italia, Miriam Sartini – hanno consegnato un sistema bancario più robusto. Ed anche nel sistema imprenditoriale si è operata una selezione. Bisogna però continuare a fare attenzione – avverte – e mantenere la barra dritta”. Nell’utilizzo dei fondi del Pnrr e nelle politiche finanziarie e di sostegno a famiglie e imprese.

Nella prima parte del 2022 l’attività economica umbra ha continuato a crescere in misura sostenuta, favorita da una domanda robusta in tutti i principali settori. Secondo l’indicatore trimestrale
dell’economia regionale (ITER) elaborato dalla Banca d’Italia, nel primo semestre dell’anno il PIL
dell’Umbria è cresciuto del 5,5 per cento rispetto allo stesso periodo del 2021, in linea con l’andamento
registrato a livello nazionale.

Resiste chi ha le spalle più larghe

Ma al di là dei dati generali, che sono preoccupanti ma non ancora drammatici, la nuova crisi sta già operando una selezione. In pratica, resiste meglio chi ha le spalle più grosse. Evidente quanto sta avvenendo nel mercato del credito alle imprese. Quel +6,7% registrato a settembre (che depurato dall’espansione nel comparto siderurgico ternano scende a un +3,9%), mostra in realtà un ulteriore incremento dei prestiti alle grandi e medie imprese e una contrazione dell’1,5% per i finanziamenti alle piccole.

Famiglie, spese e risparmi

E anche le famiglie vedono erodere i propri risparmi, pur ancora con il segno positivo. L’inflazione non ha infatti registrato un aumento dei salari ed il potere di acquisto si riduce, a causa degli aumenti del 30% sulle spese perle utenze e le altre legate alla casa (che pesano per circa il 10% del bilancio familiare) e aumenti del 13% sulle spese alimentari (che riguardano circa un terzo di quella complessiva).

E così si riducono i risparmi. Ne è una prova la diminuzione della raccolta, passata dal 3,8% dello scorso dicembre allo 0,5% di settembre 2022.

L’Umbria nella relazione della Banca d’Italia

Questa la relazione della Banca d’Italia presentata dalla direttrice Sartini e dagli analisti che vi hanno lavorato, elaborando i dati statistici a disposizione e attraverso un’indagine condotta sulle imprese umbre lo scorso ottobre.

“Nella prima parte del 2022 l’attività economica umbra ha continuato a crescere in misura sostenuta, favorita da una domanda robusta in tutti i principali settori. Secondo l’indicatore trimestrale dell’economia regionale (ITER) elaborato dalla Banca d’Italia, nel primo semestre dell’anno il PIL
dell’Umbria è cresciuto del 5,5 per cento rispetto allo stesso periodo del 2021, in linea con l’andamento
registrato a livello nazionale.

Il progressivo deterioramento delle condizioni di offerta e l’inflazione eccezionalmente elevata hanno
tuttavia peggiorato profondamente le aspettative di imprese e famiglie e rappresentano un forte freno al futuro sviluppo del prodotto regionale.

L’indagine condotta presso le imprese industriali e dei servizi ha evidenziato una significativa crescita del fatturato nei primi nove mesi dell’anno, anche per effetto del marcato incremento dei prezzi di vendita. Nella manifattura l’espansione dell’attività produttiva e quella del fatturato hanno interessato tutti i principali comparti; come nel 2021 le esportazioni sono cresciute più intensamente rispetto a quanto osservato nel Paese. L’edilizia ha beneficiato degli incentivi fiscali connessi con le attività di ristrutturazione, del buon andamento delle compravendite e dell’avanzamento dell’attività di ricostruzione post-terremoto. Il miglioramento della situazione sanitaria ha favorito soprattutto i servizi, in particolare quelli turistici. Le presenze sono tornate su livelli simili a quelli osservati nel 2019, anche grazie alla marcata ripresa della componente straniera. L’aeroporto regionale ha fatto registrare flussi di passeggeri mai raggiunti in precedenza.

Dopo il parziale recupero dello scorso anno, l’occupazione è rimasta pressoché stabile. All’aumento del numero di lavoratori dipendenti si è contrapposta una riduzione degli autonomi. La partecipazione al mercato del lavoro è rimasta bassa e si è riflessa in un calo del tasso di disoccupazione. Le attivazioni nette di contratti alle dipendenze hanno lievemente rallentato, in particolare nei mesi estivi. Si è ridotto il saldo delle posizioni a tempo determinato; quello dei contratti a tempo indeterminato si è invece ampliato, anche per effetto delle trasformazioni di impieghi già in essere. L’elevata inflazione non
si è finora trasmessa ai salari, la cui crescita risulta moderata. L’erosione del potere di acquisto, seppur mitigata da alcune misure di supporto introdotte dal Governo, si è riflessa in un rallentamento dei consumi e dei depositi bancari delle famiglie.

I forti rincari dei beni energetici e di altri input produttivi e il permanere delle tensioni geopolitiche hanno deteriorato la fiducia di imprese e consumatori.

I margini economici delle aziende si sono compressi a causa delle difficoltà di trasferire interamente sui listini i maggiori costi di produzione. La liquidità, pur rimanendo su livelli elevati, ha iniziato a risentire del crescente fabbisogno di circolante, soddisfatto dalle imprese manifatturiere di medie e grandi dimensioni anche attraverso un più ampio ricorso ai prestiti bancari.

L’accresciuta incertezza che caratterizza il contesto economico si è riflessa in un diffuso rinvio dei piani di investimento e, per le aziende più esposte ai rincari energetici, nella possibilità di sospensione parziale o totale dell’attività nei prossimi mesi. Pur in assenza di segnali di deterioramento della qualità del credito, la percezione di un maggior rischio prospettico si sta traducendo in un irrigidimento dei criteri di offerta applicati dalle banche ai nuovi prestiti, che interrompe una lunga fase accomodante”.

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