“Dio sembra avere altri progetti per l’antico monastero in città”: è a partire da questa frase, del priore dei monaci benedettini di Norcia, padre Benedetto Nivakoff, che si è accesa la polemica sul futuro della basilica di San Benedetto e dell’annesso monastero. Il luogo divenuto simbolo del terremoto del 30 ottobre, la chiesa di cui è rimasta in piedi la facciata, ora sta riscaldando gli animi dei nursini in merito al suo futuro. E nel mirino è finito l’arcivescovo di Spoleto – Norcia, monsignor Renato Boccardo, accusato di voler ricostruire una basilica moderna ma anche di voler allontanare i monaci. La chiesa dedicata al patrono d’Europa, va detto, sarà senza dubbio – proprio perché simbolo del sisma – la prima ad essere ricostruita, vista anche l’attenzione che vi è su di essa; per gli altri edifici sacri, compresa la concattedrale di Santa Maria Argentea, ci sarà da aspettare, probabilmente molti anni. E dunque San Benedetto probabilmente per lungo tempo sarà l’unica chiesa aperta a Norcia.
“Nessuno ha mai pensato di allontanare i monaci dalla basilica di San Benedetto, mentre sulla ricostruzione della chiesa il vescovo può limitarsi a proporre, come ha fatto, un concorso di idee internazionale, ma non decide da solo sugli interventi” fanno sapere dalla Curia arcivescovile dopo che il caso è esploso, riassumendo in breve la questione. Proviamo quindi a fare chiarezza con tutto quello che c’è di ufficiale: dichiarazioni e lettere.
Il trasferimento deciso dai monaci 10 anni fa
Prima di tutto un passo indietro: i monaci benedettini 10 anni fa hanno acquistato dall’Archidiocesi l’ex convento dei cappuccini, la ‘villa del seminario’ per trasformarlo in San Benedetto in Monte, luogo dove trasferire – dopo i lavori non di breve durata – il monastero. Un luogo più consono per i frati e la loro attività monastica.
>> L’articolo del 2007: Il convento dei cappuccini diventa la nuova abbazia benedettina
“Il monastero ubicato accanto alla basilica – aveva evidenziato 10 anni fa padre Cassian Folsom, fino a pochi mesi fa priore dei benedettini – comincia ad essere un po’ stretto. Il terreno dove l’albero ha dovuto radicarsi è molto limitato e non è sufficientemente profondo”. Da qui la scelta di una nuova abbazia dove “poter trapiantare l’albero affinché possa continuare a crescere e ad essere fecondo. Questo albero – aveva spiegato il priore benedettino – sarà sempre a Norcia, ma fuori le mura, dove la comunità potrà svolgere una vita monastica nel silenzio”.
I lavori in questi anni sono andati avanti, anche se a rilento. Prima delle scosse di terremoto del 24 agosto erano stati restaurati il tetto e la facciata della chiesa “in Monte”. Ora, invece, è tutto da ricostruire. “In seguito agli impegni presi dall’UE e dal governo italiano per la ricostruzione degli edifici storici in città per i bisogni della diocesi, – scrivono i benedettini nel loro sito, nella sezione dedicata alle donazioni – i monaci rivolgeranno i propri sforzi alla chiesa del sedicesimo secolo e al resto della proprietà fuori le mura. Qui verrà costruito ex-novo un magnifico monastero con una chiesa, per complementare quello già esistente, il che racchiude l’essenza della vita dei monaci: il rinnovamento dell’uomo attraverso il culto di Dio, affinché gli uomini possano diventare monaci, i monaci santi e Norcia, l’Europa e il mondo possano avvicinarsi a Dio”. Gli stessi benedettini spiegano anche: “I monaci sperano che San Benedetto in Monte diventerà una fonte di luce e di speranza per le popolazioni a venire, che accoglierà gli abitanti del luogo e i pellegrini durante i momenti di preghiera e i giorni di ritiro spirituale, offrendo loro il silenzio e la pace che non trovano nel mondo esterno“.
Un monastero da dividere tra monaci e preti
Se i monaci più volte hanno quindi manifestato la volontà di trasferire la vita monastica nell’ex convento dei cappuccini alle porte di Norcia, il terremoto ha rimesso in discussione molte cose. Lasciando dubbi tra gli stessi benedettini su quali fossero le scelte più giuste per il futuro. Le necessità della Diocesi (lasciare uno spazio del monastero per il parroco, per le attività come il catechismo ed una stanza per il vescovo per fermarsi a dormire), espresse dall’arcivescovo Renato Boccardo al nuovo priore, padre Benedetto Nivakoff, sono sembrate però un segno ad indicare la decisione migliore da prendere. Nel suo messaggio in occasione della Quaresima, padre Benedetto – parlando di attentati, guerre ma anche battaglie familiari – ha spiegato che “anche per noi monaci ci sono state battaglie: su cose spicce, come il tipo di cotto da adoperare per il tetto, ma anche su cose serie, ad esempio su come far fronte alle tante speranze che la comunità ha posto in noi dopo il terremoto. L’arcivescovo ha condiviso con noi le sue preoccupazioni per i bisogni pastorali di Norcia e questo ci ha permesso di comprendere con maggior chiarezza che il nostro compito è di vivere più profondamente la vita monastica nel nuovo monastero in monte, perché Dio sembra avere altri progetti per l’antico monastero in città”.
Il futuro dei monaci, insomma, sembra essere in montagna. Ma l’attuale monastero di San Benedetto, nel centro storico di Norcia, dopo i lavori di ricostruzione, potrà continuare ad ospitare i benedettini. Lo spazio, però, sarà quindi diviso tra clero diocesano e regolare, per capirci tra preti e frati. A Norcia, infatti, non ci sono più chiese agibili; lo stesso arciprete, don Marco Rufini, da mesi ormai vive in un camper. Per questo monsignor Boccardo (la Curia è proprietaria del monastero e della chiesa di San Benedetto, concessa ai monaci nel 2000) ha chiesto di riservare uno spazio per la vita pastorale, visto che la parrocchia di Santa Maria Argentea si presume rimarrà chiusa ancora anni. Ovviamente saranno i monaci benedettini a continuare ad occuparsi della basilica, come fanno da 17 anni a questa parte.
La lettera del vescovo e l’accordo del 2000 non rispettato
Il tassello per chiarire le parole di padre Benedetto sta nel dialogo tra lui e l’arcivescovo e nelle lettere che i due si sono scambiati a fine marzo. Un rapporto cordiale, che indica una comunità d’intenti su vari aspetti. E’ datata 27 marzo la lettera che monsignor Renato Boccardo ha inviato al priore benedettino. “Caro padre Benedetto, – scrive il presule – riprendo volentieri con te la conversazione dei giorni scorsi circa le conseguenze del terremoto che ha scosso la zona di Norcia. Certo, la situazione venutasi a creare ha sconvolto la vita delle persone e delle comunità, ed ha creato nuove e diversificate necessità che richiedono attenta considerazione e una revisione dello status quo. Sono convinto che la vita monastica, nelle sue diverse forme, costituisca una autentica ricchezza per la nostra diocesi. Ritengo pertanto importante la presenza dei Monaci benedettini per il servizio pastorale presso la casa natale dei Santi Benedetto e Scolastica. Inoltre, riconosco volentieri il prezioso aiuto che i Monaci hanno reso in questi anni assicurando la celebrazione della Messa domenicale nelle frazioni della zona. Adesso occorre guardare avanti con determinazione e speranza e delineare chiaramente le linee di azione che ci permettano di procedere nella ricostruzione. Ti confermo perciò quanto espresso negli incontri precedenti”.
Seguono quindi 4 punti: l’arcivescovo ribadisce, a scanso di equivoci, “al fine di ben governare ogni azione ed intervento relativo al recupero e ristrutturazione della chiesa di San Benedetto e degli edifici annessi”, che la proprietà e la titolarità giuridica del complesso fanno capo alla Archidiocesi di Spoleto-Norcia. “In occasione del restauro del complesso di San Benedetto, – seguita la lettera – una parte dello stesso sarà riservata per i Monaci addetti al servizio pastorale della Basilica; un’altra parte sarà destinata ad alloggio dell’Arcivescovo (che ha anche il titolo di Norcia) e del parroco pro tempore di Santa Maria Argentea”. Nella convenzione firmata nel 2000 tra la Curia e l’Ordine di San Benedetto, infatti, “era stato convenuto che si sarebbe provveduto ad assicurare un alloggio all’ordinario del luogo; impegno a tutt’oggi non onorato da chi se ne era assunto il compito”. E inoltre, “se la chiesa di San Benedetto dovesse essere restaurata prima della Concattedrale, là verrà collocata temporaneamente la sede della parrocchia con tutte le Messe di orario e le altre attività pastorali, fino a che Santa Maria Argentea non torni pienamente agibile”.
Venendo a cose più ‘spicce’, Boccardo ricorda anche che “il sig. Brunello Cucinelli, con grande generosità, mi ha offerto di restaurare a suo carico una parte del complesso per l’alloggio di alcuni Monaci. Accolgo volentieri il suo proposito, e so che i nostri rispettivi Uffici Tecnici sono in contatto per definire i vari passaggi dell’operazione. A questo proposito, però, ritengo che si debba essere molto prudenti: non mi sembra opportuno affrettarsi per garantire ai Monaci una sistemazione in città mentre la maggior parte della gente di Norcia vive in containers o comunque in maniera precaria. Potrebbe dare adito ad interpretazioni poco positive, come mancanza di solidarietà e di condivisione…”. L’arcivescovo conclude quindi la sua lettera a padre Benedetto Nivakoff con un invito al confronto: “Confido che i diversi passaggi potranno essere affrontati in un dialogo costante e schietto e che insieme potremo trovare le migliori soluzioni alle questioni che si presenteranno nel corso di un’opera che non si delinea né facile né veloce…”
Padre Benedetto: Daremo più energia alla costruzione del nuovo monastero
Alla lettera dell’arcivescovo di Spoleto – Norcia è seguita la replica del priore benedettino, datata 7 aprile, in cui i monaci si dicono “grati e contenti” per la missiva: “Abbiamo riflettuto molto in questi mesi sulla volontà di Dio, sia in comunità che con l’Abate Primate ed altri amici all’esterno del monastero, senza essere completamente certi della via da seguire. La chiarezza della Tua gradita lettera sulla destinazione degli spazi e soprattutto l’importanza che Tu dai alle ragioni della proprietà nelle decisioni in arrivo ci hanno aiutato a concludere e definire le nostre riflessione e decisioni. Pertanto, accettiamo volentieri – scrivono i monaci – la nuova destinazione degli spazi previsto da Te e la Diocesi come segno di Dio e la tua osservazione che il momento non è opportuno per i lavori offerti del Sig. Brunello Cucinelli”.
Padre Benedetto in un altro passaggio aggiunge: “Crediamo che questo momento delicato e fragile della storia sia ecclesiastica sia politica sia nursina, richieda da parte nostra un sempre maggior impegno di preghiera e conversione, di studio e di lavoro, e per fare questo, ci servono spazi adatti. Quando dieci anni fa abbiamo comprato dall’Arcidiocesi il nostro amato monastero ‘in Monte’, era ben chiaro a tutti che quello sarebbe stato il posto migliore per la crescita della comunità monastica. Il momento è arrivato per noi di dare maggior energia a questo progetto di consolidamento della vita comunitaria e di costruzione del futuro monastero”. Quanto alla logistica, oltre a ricordare che “il cuore di ogni monaco si trova sicuramente in quella cripta dove nacque il nostro Santo Padre Benedetto”, il priore osserva che “visto che i tempi saranno lunghi, ed è probabile che la parrocchia debba rimanere a San Benedetto per diversi anni, suggerirei di pensare la cripta come luogo proprio dei monaci per celebrare la liturgia, lasciando la chiesa superiore destinata per uso parrocchiale. Tale divisione potrebbe assicurare tutti gli interessati di una presenza monastica fissa ed un adeguato uso delle risorse per la vita della parrocchia”.
La proposta: un concorso di idee per la ricostruzione
A creare però una vera e propria bufera, ancora di più del futuro del monastero, è il futuro della chiesa. L’arcivescovo, infatti, nei giorni scorsi ha lanciato la proposta di un concorso di idee internazionale per la ricostruzione della basilica di San Benedetto. Lo ha fatto in un’intervista al Sir, l’agenzia di informazione religiosa, ripresa da varie testate, anche nazionali, come Avvenire. Scatenando appunto un vespaio di polemiche e dividendo la popolazione: tante persone vogliono infatti che la chiesa venga ricostruita identica a come era, ma c’è anche chi invece evidenzia che nulla potrà mai essere più come prima e che già nelle ultime ricostruzioni post terremoto San Benedetto ha cambiato più volte volto, tranne che per quanto riguarda la facciata.
Non si può far finta che il sisma non sia passato e all’arcivescovo piacerebbe che nella ricostruzione della basilica rimanessero delle tracce di esso a futura memoria. Per questo, attraverso il Sir, ha lanciato la proposta di “un concorso internazionale aperto a tutti, anche a grandi nomi dell’architettura, per un progetto che tenga insieme i pezzi rimasti della chiesa, la facciata, l’abside, la base del campanile, collegandoli ad un’aula liturgica nuova che custodisca la memoria del passato, aprendosi al presente e al futuro valorizzando i resti del terremoto che sono cicatrici che non possiamo cancellare. Sarebbe una bella operazione ecclesiale – perché l’arte incrocia lo spirito religioso –. L’insegnamento della Regola di san Benedetto resta oltre la caduta delle mura della chiesa”.
Commissione di esperti già al lavoro, il 50% della chiesa è salvo
Ovviamente si tratta soltanto di una proposta, sulla quale comunque non sarà la Diocesi a decidere, o perlomeno non da sola. La gran parte della popolazione, però, è attaccata all’immagine della basilica e di piazza San Benedetto per com’erano prima del 24 agosto e del 30 agosto e chiede per lo meno che i cittadini di Norcia vengano consultati sulle decisioni future. Sul percorso verso la ricostruzione di San Benedetto, comunque, è già all’opera una commissione di esperti – a guidarla è la dirigente del Mibact Caterina Bon Valsassina – a cui spetterà capire quali possano essere le soluzioni più adatte per l’edificio.
Intanto procede l’opera di messa in sicurezza, che entro un mese dovrebbe portare al puntellamento della parte absidale della chiesa, consentendo così di riaprire un altro tratto del centro storico di Norcia e rendere di nuovo accessibile piazza San Benedetto anche da Porta Ascolana. La rimozione delle macerie, comunque, ha mostrato che circa il 50% della basilica si è salvato: lo ha detto la soprintendente all’Archeologia, belle arti e paesaggio dell’Umbria, Marìca Mercalli all’Ansa, che proprio ieri ha inaugurato la sezione speciale “Sisma e ricostruzione”.
Un museo per le opere d’arte e sacre salvate della Valnerina
Ai nursini, ed agli abitanti della Valnerina più in generale, non stanno a cuore soltanto le modalità di ricostruzione della basilica di San Benedetto. Da sempre, infatti, la loro attenzione va a ciò che è (era) custodito all’interno delle tante chiese. Opere d’arte e paramenti sacri che sono stati in molti casi salvati, anche se per alcuni sarà necessario un importante intervento di restauro, grazie all’attività dei vigili del fuoco e del personale del Mibact. Alcune di queste opere sono attualmente esposte alla Rocca Albornoziana di Spoleto grazie alla mostra “Tesori della Valnerina” (che sta attirando numerosi visitatori soprattutto dalle quattro regioni del centro Italia colpite dal sisma), mentre sono circa 4000 quelle custodite nel deposito dei beni culturali della Regione Umbria a Santo Chiodo, dove si effettuerà anche il restauro (qui le foto dell’interno). In attesa però che tutto possa tornare dov’era, al termine della ricostruzione che si preannuncia lunga e faticosa, la Diocesi ha in mente di realizzare una sorta di museo temporaneo, un “luogo della memoria”, accanto alle rovine della chiesa di San Salvatore a Campi di Norcia. “Sarebbe bello che tutti questi pezzi, prima di tornare nelle loro chiese di origine, potessero essere raccolti in un unico luogo e resi visibili alla loro gente come anche a pellegrini e turisti che così potrebbero conoscere la storia di questi luoghi e delle comunità che li abitano” spiega monsignor Renato Boccardo sempre al Sir.
Una proposta, questa sì, che sembra essere destinata ad essere accolta con favore dalla popolazione, che vuole riappropriarsi al più presto dei beni che rappresentano appunto la loro memoria e la loro vita prima del terremoto.