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Barberini in Giunta? Rossi, “rientri in 15 giorni” | Dirigenze sotto attacco

Martedì (31 maggio) un’assemblea provinciale del Pd dai toni poco pacati e, nella stessa sede, un documento sulla sanità non votato. Il ritardo nel rientro in giunta (se mai accadrà) dell’ex assessore alla sanità, Luca Barberini. Poi le elezioni amministrative del 5 giugno, il referendum per la riforma del Senato e le macroregioni. C’è tutto nel calderone del Partito Democratico umbro, come una matassa che non riesce a sbrogliarsi. A rimestare l’acqua e a cercare di non far andare tutto a fuoco, ci provano in diversi, su varie sponde. Questa mattina, nella sede del partito in Piazza della Repubblica a Perugia, a parlare in conferenza stampa c’erano il segretario provinciale del Pd di Perugia Dante Andrea Rossi, e i due vice, Mario Bocerani e Michela Mischianti. Il messaggio è stato chiaro: “Barberini rientri in giunta entro 10, massimo 15 giorni”. Il perché è presto detto: bisogna “rispettare le preferenze che gli elettori hanno espresso un anno fa” con i voti alle elezioni regionali. Foligno altrimenti rischierebbe di non essere rappresentata. E bisogna “lavorare sul futuro dell’Umbria“, dritti verso il versante dell’innovazione. Poco importa, anzi ben venga, se la macchina amministrativa e dirigenziale verrà rinnovata. Basta tornare ad una giunta a 5, archiviando tutto come un “errore politico“, crede Rossi.

L’assemblea e la sanità – Ma facciamo un passo indietro. Martedì si è dunque tenuta l’assemblea provinciale del Pd. “Positiva e propositiva“, l’ha definita questa mattina Dante Andrea Rossi. Eppure Antonello Chianella, responsabile amministrativo del partito, avrebbe minacciato le dimissioni. Uno scontro consumatosi sulla conduzione del piddì umbro, così come su alcune scelte di candidati alle amministrative. Bevagna inclusa, che resta senza ‘bandierina’. Poi, sempre martedì, la presa di posizione sulla questione dell’innovazione e del rinnovamento, sulla quale il segretario regionale, Giacomo Leonelli, si è difeso snocciolando le ultime nomine, come quella della giovane Alessia Dorillo al Tsa. A congelare i lavori dell’assemblea provinciale c’è il documento sulla sanità, che proprio durante la direzione, dopo la discussione del testo e “una ventina di interventi favorevoli“, ha detto Rossi, non approda alla votazione. Il documento, in soldoni, parla di una riorganizzazione della sanità in chiave “meno ospedalocentrica“, non solo da un punto di vista provinciale, ma anche regionale. Per il capitolo che detiene il 75% del bilancio umbro, si parla della costituzione di una unica Usl, “provando a eliminare i territorialismi“. Eppure anche questo documento resta bloccato nel pantano.

“Non chiamiamole casacche” – “Che non si parli di bocciani e mariniani, o di giovani turchi. Si parli invece solo di chi vuole innovare e chi no“. Per Rossi, e Bocerani e Mischianti seguono il coro, l’Umbria (e la sua sanità) non è impelagata in correnti di partito. Così il ‘leit motif‘ dell’assemblea di martedì è sì il rientro in giunta di Barberini, dice Bocerani, ma ‘solo’ perché c’è l’auspicio che la squadra di Palazzo Donini venga ricomposta come all’inizio. Perché la ‘chiamata alle armi’ per il referendum di ottobre e per l’appuntamento delle macroregioni “deve vederci compatti. Siamo passati da una giunta con 8 assessori (nella precedente legislatura, ndr) ai 4 di adesso. Vogliamo Barberini in giunta con superamento dei problemi amministrativi“, chiosa Bocerani.

Il futuro passa da Trevi – Immancabile l’accenno a quanto avvenuto con “Futurando”, il meeting organizzato dallo stesso Barberini a Trevi sabato scorso, al quale sono intervenuti personaggi importanti da ogni parte della società civile umbra. La propensione per l’innovazione la fa da padrona anche in quel caso: “abbiamo bisogno di un nuovo assetto istituzionale. In Umbria ci sono ormai da troppo tempo gli stessi esponenti dirigenziali“. A leggere tra le righe, il riferimento è ancora una volta alla sanità, alla nomina di Walter Orlandi a Direttore regionale per Salute, welfare, organizzazione e risorse umane, che ha creato il tanto famigerato scossone pre-dimissioni di Barberini. Lui, l’uomo che Dante Andrea Rossi ringrazia per aver tenuto insieme le fila della sanità dopo la morte di Franco Tomassoni. Ora, dopo 25 anni, è ora di cambiare musica. Sulla stessa onda, “le nostre partecipate non devono diventare parcheggi per ex sindaci. I ruoli assegnati devono essere più tecnici e meno politici”.

Rossi poi non risparmia stoccate: “ci sono singoli esponenti qui in Umbria che soffrono della sindrome del congresso permanente, pronti ad esporre il proprio parere, anche a mezzo stampa, sui macrotemi. Ma bisogna lavorare seriamente“. Snocciola così il problema della disoccupazione in Umbria, del crollo del PIL e della crescita delle disuguaglianze, più alta nel cuore verde d’Italia che altrove. Il segretario, in conferenza stampa, ha citato spesso “l’esempio positivo dell’Emilia Romagna, dove il processo di riforma della riduzione dei costi della politica è stato anticipato da tempo, senza aspettare la svolta di ottobre con il referendum per il Senato“. Altro tema su cui confrontarsi, per Rossi, è quello dell’aeroporto, per il quale ancora non sembra essere stata trovata soluzione, dopo il quasi abbandono di Alitalia.

Poi un accenno al ‘caso Perugia’: “qui non c’è dialogo, neanche con l’Università. Non si può pensare ancora come se ci fosse la stessa coalizione di 5 anni fa a reggere il centrosinistra. Bisogna innovare”. Sulla stessa scia i prossimi appuntamenti: come quello della festa provinciale del partito a Foligno con un focus sulle banche. E le amministrative? Rossi si dice “fiducioso sui risultati che verranno conseguiti a Città di Castello e Assisi”. Mentre per Bettona, “c’è bisogno di rinnovare la dirigenza, che rischia di ripiegarsi su polemiche che di politico hanno poco”.

Intanto il centrodestra non si lascia perdere l’occasione per il rincalzo. “O la crisi si risolve con un nuovo assessore al tema più importante per il bilancio e i cittadini, oppure occorrerebbe prendere atto che la maggioranza non esiste più e tornare al voto nel 2017“: a ribadirlo è il portavoce del centrodestra in consiglio regionale, Claudio Ricci, proprio a proposito della crisi con l’ex assessore Barberini. Secondo Ricci, l’attesa che la crisi si risolva “non migliora l’efficienza e i servizi, visto che i Livelli essenziali di assistenza sono scesi al decimo posto fra le regioni italiane”.
Dopo aver ricordato che Barberini “non intende rientrare in giunta a causa delle nomine dei dirigenti che non sono state ispirate al cambiamento”, Ricci sottolinea che “se non si è in grado di governare, non si può attendere per altri quattro anni“.

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