Bandito ucciso a Ponte Felcino, il giallo della fuga - Tuttoggi.info

Bandito ucciso a Ponte Felcino, il giallo della fuga

Redazione

Bandito ucciso a Ponte Felcino, il giallo della fuga

Si cercano tre ladri | Il vigilante e i due carabinieri indagati per omicidio colposo | La vittima era già stata in carcere ed espulsa | Il dibattito in città e tra i politici
Ven, 05/10/2018 - 10:27

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Era già stato arrestato perché basista in un furto, nel 2014, e poi, una volta uscito dal carcere, lo scorso anno, raggiunto da un provvedimento di espulsione dall’Itala, Eduart Kozi, l’albanese trovato morto a Ponte Felcino dopo una sparatoria con due carabinieri e un vigilante privato. L’albanese era stato però autorizzato a restare in Italia perché imputato in un processo per maltrattamenti. Solo che, evidentemente, aveva continuato a compiere furti, insieme ai suoi complici, forse una banda di connazionali che ha compiuto altri colpi ai danni di tabaccherie ed esercizi commerciali, anche in Umbria.

E’ quanto emerso nel corso delle indagini coordinate dal pm Mara Pucci, che avrebbe iscritto nel registro degli indagati, per omicidio colposo, il vigilante ed i due militari che hanno aperto il fuoco contro l’Audi 6 con cui i ladri, dopo aver speronato l’auto della Vigilanza Umbra ed aver tentato di investire lo stesso metronotte, si sono dati alla fuga all’interno della frazione perugina.

Un gruppo composto da quattro ladri – e non tre, come inizialmente ipotizzato – secondo quanto emerso sulla base delle testimonianze degli indagati, che hanno agito con il volto coperto da passamontagna per evitare di essere riconosciuti dai filmati delle telecamere del servizio di videosorveglianza.

I colpi sparati alle ruote

Secondo i primi riscontri balistici, i carabinieri ed il vigilante non avevano intenzione di sparare per uccidere. L’obiettivo erano le ruote dell’Audi, nel tentativo di fermarne la corsa, impedendo così la fuga dei ladri. Del resto, sembra che dall’Audi non siano partiti colpi di pistola. I fori nella vettura – almeno 4-5, secondo il testimone che ha ritrovato all’indomani il corpo senza vita di Eduart Kozi – erano tutti nella parte bassa e posteriore dell’auto. Segno, appunto, che il bersaglio erano le ruote. Ed infatti un proiettile ha bucato una gomma.

Uno solo, forse, il proiettile che ha assunto una traiettoria più alta, mandando in frantumi il lunotto posteriore dell’auto e colpendo alla testa Eduart Kozi, che sedeva sul sedile posteriore. Da qui l’ipotesi di reato, formulata dal pm Mara Pucci, di omicidio colposo appunto, perché nessuno dei tre che hanno aperto il fuoco voleva uccidere. Sarà l’autopsia affidata al medico legale Sergio Scalise Pantuso, oltre a più approfonditi esami balistici, a stabilire da quale pistola è partito il colpo mortale.

Il giallo della fuga

Restano però altre domande su quanto avvenuto nella notte tra mercoledì e giovedì. Tra le 4 (ora in cui i ladri hanno preso d’assalto la tabaccheria in via Messina, rubando sigarette, gratta e vinci e denaro contante, per un valore stimato di circa 20mila euro), il simultaneo allarme lanciato dal sistema di sicurezza dell’esercizio (che ha fatto accorrere la Vigilanza Umbra e i carabinieri) e le 9 del mattino successivo, quando un parrucchiere della zona, andando a parcheggiare la propria auto nei pressi del suo esercizio, ha trovato in via Radiosa l’auto abbandonata con il lunotto posteriore sfondato e un cadavere incappucciato all’interno.

L’Audi aveva la parte anteriore destra danneggiata per l’impatto con la vettura della Vigilanza Umbra che gli si è parata davanti. Inoltre, uno dei proiettili aveva colpito una gomma posteriore. Eppure, è riuscita a seminare gli inseguitori.


Sparatoria dopo furto in tabaccheria: un morto


Da capire anche se la strada scelta sia stata casuale, nella concitazione del momento, oppure se i ladri avessero già pronto un piano di fuga qualora le cose fossero andate male. Procedendo lungo via Messina, infatti, l’Audi alla rotatoria non ha proseguito in via Leonida Mastrodicasa verso nord, da cui si raggiunge la superstrada E45, ma è tornata verso la parte vecchia della frazione di Ponte Felcino, sempre su via Mastrodicasa, per attraversare il ponte sul Tevere e svoltare verso sinistra in via Giacomo Puccini. E’ questa la strada che attraversa il borgo di Ponte Felcino, stretta tra il fiume e la Ferrovia centrale umbra. Praticamente una trappola per chi si mette in fuga, visto che le vie laterali, strette appunto o dalla ferrovia o dal fiume Tevere, sono strade che immettono sulla stessa via Puccini o senza vie d’uscita. Una di questa è via Radiosa, diventata di fatto un parcheggio (nonché, lamentano i residenti, luogo di spaccio), da quando la stazione è chiusa per i lavori che stanno interessando la Fcu.

Nel tratto in cui l’auto ha lasciato via Puccini per imboccare via Radiosa sono ancora visibili i pezzi della gomma dell’Audi strappata dal proiettile. Eppure, quando la mattina successiva il parrucchiere ha allertato il 113, gli agenti della polizia intervenuti non erano a conoscenza del furto, con sparatoria, avvenuto nella notte nella tabaccheria che dista meno di un chilometro.

Le ricerche

Si era anche ipotizzato che i ladri si fossero diretti proprio in via Radiosa perché avessero lasciato lì un’altra auto utilizzata per la fuga, dato che nessuna vettura dei residenti risulterebbe essere stata rubata. Ipotesi che però sembra essere stata successivamente scartata. I tre ladri, dopo aver abbandonato l’auto con la refurtiva ed il loro compagno ormai privo di vita o forse ancora agonizzante, sarebbero fuggiti a piedi oltrepassando i binari e nascondendosi tra la vegetazione della collina. Difficile, comunque, che a piedi possano essersi allontanati molto. Ecco perché si ipotizza che potrebbero aver ricevuto aiuto da qualcuno, che ha offerto loro un riparo in zona o li sta invece aiutando a lasciare l’Umbria per raggiungere, magari, l’Albania.

Nessuno di loro, comunque, sarebbe ferito. Né sui sedili anteriori dell’auto, né sull’asfalto intorno a dove la vettura è stata abbandonata, sarebbero state trovate tracce di sangue.

Riunione in Prefettura

Il secondo omicidio in pochi giorni (l’altra vittima è un tunisino accoltellato nella zona di Fontivegge per questioni di droga) ha riacceso il dibattito sul tema, sempre caldo, della sicurezza a Perugia. Tra l’altro, nella stessa mattinata in cui è stato rinvenuto il cadavere dell’albanese, in prefettura a Perugia si stava svolgendo l’incontro tra le Istituzioni e le forze dell’ordine su un altro tema, quello delle minacce agli amministratori pubblici.

E proprio venerdì mattina, nella riunione in Prefettura a Perugia del Comitato provinciale per la sicurezza e l’ordine pubblico in vista della Marcia della pace di domenica, si è parlato di quanto avvenuto a Ponte Felcino. Nell’incontro, presieduto dal prefetto Sgaraglia, è stato convenuto di “procedere ad un immediato rafforzamento dei servizi di controllo del territorio a cura di tutte le forze di polizia, al fine di conseguire un ulteriore innalzamento dei livelli di sicurezza“.

Il dibattito politico e quello in città

Quello che si è verificato a Ponte Felcino, in circostanze ancora da chiarire – ha commentato il consigliere regionale Giacomo Leonelli – è allarmante, poiché nel giro di pochi giorni siamo di fronte alla seconda persona morta per fatti legati alla criminalità”. Leonelli prosegue: “Quanto successo in questi pochi giorni non accadeva a Perugia dal 2012. Ma questi fatti dimostrano tristemente che la propaganda e la speculazione politica non servivano in passato a risolvere questo genere di problemi e non servirebbero oggi: questo – conclude – è invece il momento di restare uniti e lavorare insieme per il bene è la sicurezza della nostra città”.

Il consigliere regionale di Fratelli d’Italia,  Marco Squarta, esprime “piena solidarietà ai due carabinieri e alla guardia giurata“. Il portavoce del centrodestra, nel ribadire “rispetto e piena fiducia nell’attività della Procura” sottolinea l’esigenza di approvare “quanto prima nuove leggi che garantiscano una maggiore tutela ai rappresentanti delle forze dell’ordine e della sicurezza nell’esercizio, difficile e sempre più rischioso, del delicato compito al servizio dei cittadini”. Per Squarta una simile revisione normativa “permetterebbe un esercizio meno incerto e più efficace dell’azione dei tutori dell’ordine e, soprattutto, eviterebbe il rischio che a noi sembra molto reale di disincentivare e demotivare questi servitori dello Stato impegnati quotidianamente nella tutela e salvaguardia del corretto vivere sociale”.

Tanti i commenti dei perugini sui social, indignati per questo ennesimo episodio di violenza. Qualcuno, come era accaduto anche dopo la morte del tunisino, va anche oltre, manifestando compiacimento per l’uccisione di un ladro.


Omicidio a Fontivegge, 27enne confessa


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