AVS alla Regione: inserite tutti i valici montani nel Calendario venatorio. Federcaccia: tutela ambientale con la gestione, non coi divieti

AVS alla Regione: inserite tutti i valici montani nel Calendario venatorio. Federcaccia: tutela ambientale con la gestione, non coi divieti

Massimo Sbardella

AVS alla Regione: inserite tutti i valici montani nel Calendario venatorio. Federcaccia: tutela ambientale con la gestione, non coi divieti

L'associazione replica alla richiesta di una delle forze di maggioranza alla presidente Proietti e all'assessora Meloni
Dom, 11/05/2025 - 09:45

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Alleanza verdi sinistra (AVS), forza di maggioranza in Regione Umbria, attraverso Gianfranco Mascia ed Eva Hausegger, chiede alla Giunta Proietti e in particolare all’assessore alla Caccia Simona Meloni, di riconoscere ufficialmente i 115 valichi montani storici della migrazione autunnale, di inserirli nel Calendario venatorio e di prevedere il divieto di caccia in un raggio di almeno un chilometro dalla sommità di ognuno.

Una posizione alla quale replica Federcaccia Umbra: “Tutela ambientale sì, ma con equilibrio e visione d’insieme”.

“Riteniamo fondamentale – spiega l’associazione venatoria – che la tutela dell’ambiente sia una priorità condivisa, ma essa non può ridursi a una continua e selettiva crociata contro il mondo venatorio, né a un esercizio formale di adempimenti burocratici scollegati dal contesto reale del territorio. Il nostro impegno per la sostenibilità venatoria, il rispetto della fauna e degli ecosistemi non è mai mancato, ma ciò che chiediamo è una visione più ampia e meno ideologica. È inutile, se non addirittura ipocrita, concentrarsi esclusivamente sulla caccia nei valichi montani quando i veri nemici della biodiversità passano sotto silenzio: l’inquinamento luminoso, che altera i ritmi biologici della fauna; l’inquinamento acustico, che disturba rotte migratorie e habitat; la crescente cementificazione di aree rurali e montane; l’installazione selvaggia di pannelli fotovoltaici a terra in aree naturali pregiate, spesso senza una pianificazione paesaggistica seria”.

“Riteniamo fondamentale – spiega l’associazione venatoria – che la tutela dell’ambiente sia una priorità condivisa, ma essa non può ridursi a una continua e selettiva crociata contro il mondo venatorio, né a un esercizio formale di adempimenti burocratici scollegati dal contesto reale del territorio. Il nostro impegno per la sostenibilità venatoria, il rispetto della fauna e degli ecosistemi non è mai mancato, ma ciò che chiediamo è una visione più ampia e meno ideologica. È inutile, se non addirittura ipocrita, concentrarsi esclusivamente sulla caccia nei valichi montani quando i veri nemici della biodiversità passano sotto silenzio: l’inquinamento luminoso, che altera i ritmi biologici della fauna; l’inquinamento acustico, che disturba rotte migratorie e habitat; la crescente cementificazione di aree rurali e montane; l’installazione selvaggia di pannelli fotovoltaici a terra in aree naturali pregiate, spesso senza una pianificazione paesaggistica seria”.

“Riteniamo fondamentale – spiega l’associazione venatoria – che la tutela dell’ambiente sia una priorità condivisa, ma essa non può ridursi a una continua e selettiva crociata contro il mondo venatorio, né a un esercizio formale di adempimenti burocratici scollegati dal contesto reale del territorio. Il nostro impegno per la sostenibilità venatoria, il rispetto della fauna e degli ecosistemi non è mai mancato, ma ciò che chiediamo è una visione più ampia e meno ideologica. È inutile, se non addirittura ipocrita, concentrarsi esclusivamente sulla caccia nei valichi montani quando i veri nemici della biodiversità passano sotto silenzio: l’inquinamento luminoso, che altera i ritmi biologici della fauna; l’inquinamento acustico, che disturba rotte migratorie e habitat; la crescente cementificazione di aree rurali e montane; l’installazione selvaggia di pannelli fotovoltaici a terra in aree naturali pregiate, spesso senza una pianificazione paesaggistica seria”.

“Non si può chiedere di tutelare milioni di uccelli migratori – prosegue Federcaccia – e ignorare le centinaia di ettari di habitat distrutti o frammentati ogni anno da scelte politiche e industriali non orientate alla reale sostenibilità. Non si può invocare la scienza e poi tralasciare ogni valutazione tecnico-faunistica laddove non faccia comodo”.

Federcaccia Umbra si dice pronta a confrontarsi con le istituzioni e con tutte le forze sociali “per una reale tutela dell’ambiente, che tenga conto sia delle esigenze della fauna, sia del ruolo delle attività tradizionali e sostenibili come la caccia regolamentata. Ma è tempo di finirla con la propaganda a senso unico. La difesa della natura non può essere a compartimenti stagni: va fatta tutta, seriamente, con coerenza e responsabilità. La tutela – conclude Federcaccia Umbra – non passa con il divieto ma con la gestione!”.

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