Una violenza sessuale tentata prima a parole e poi con fatti espliciti, stando al quadro accusatorio sostenuto dal PM Michela Petrini. Un uomo di 40 anni, originario del comprensorio spoletino, e sua nipote di appena 13, colpevole solo di essersi lasciata convincere ad accompagnarlo in un viaggio di lavoro a bordo del sua camion. Questi i contorni della storia approdata ieri nelle aule del palazzo di giustizia di Spoleto dove sono sfilati diversi testimoni a sostegno dell’una e dell’altra parte. La moglie ed alcuni parenti dell’uomo che avrebbero rimarcato la sua innocenza (il processo si sta svolgendo a porte chiuse data la minore età della presunta vittima all’epoca dei fatti), alcune amiche della giovane e la madre superiora della struttura per minori di cui era ospite in Valnerina dopo che i servizi sociali decisero di sottrarla alla famiglia d’origine.
La confidenza alle amiche – Fu proprio tra le mura di quella struttura che la storia emerse in tutti i suoi scabrosi particolari. Non riuscì una ragazzina di appena 13 anni a tenersi tutto dentro. Qualche giorno dopo i fatti si confidò con le amiche e le operatrici della struttura, che portarono la questione all’attenzione dei servizi sociali facendo scattare la denuncia.
Si fidava di lui – La piccola aveva un rapporto privilegiato con lo zio, si fidava di lui. Per questo non avrebbe mai potuto immaginare che quel viaggio si sarebbe trasformato in un incubo. Stando alle carte processuali l’uomo, dopo aver parcheggiato in una piazzola di sosta dell’autostrada, avrebbe convinto la nipote a stendersi sulla brandina che teneva per riposarsi approcciando prima a parole e poi con i fatti. Con una mano le avrebbe tenuti fermi i polsi per evitare che lei si divincolasse, con l’altra l’avrebbe palpeggiata ripetutamente nelle parti intime.
Verso la sentenza – In precedenza erano stati escussi lo psicologo che seguì la giovane, il quale confermò le dichiarazioni già rese agli inquirenti sulla scorta delle quali la procura ritenne di procedere nei confronti dell’imputato, e la stessa presunta vittima, che invece non era presente all’udienza di ieri. Il processo dunque si avvia verso la conclusione e già nella prossima udienza potrebbe arrivare la sentenza di primo grado. Ad assistere l’uomo è l’avvocato Dimitri Frascarelli del foro di Spoleto. L’avvocato Leonardo Romoli del foro di Perugia è invece il difensore della presunta vittima, costituita parte civile.
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