Era Perugia il fulcro del presunto sistema con il quale auto di lusso rubate venivano fatte arrivare in Africa e in Medio Oriente. Il giudice Valerio D’Andria ha rinviato a giudizio 12 persone (la prima udienza del processo è fissata per ottobre 2020) con accuse che vanno dall’associazione a delinquere, alla truffa, il furto, la ricettazione di certificati di proprietà.
All’occorrenza il sodalizio, oltre a fornire auto di lusso con tanto di documenti “ritoccati”, offriva anche certificati di laurea. Per riempirli con il proprio nome e gli altri dati (in due casi contestati dalla Procura si tratta di una laurea in Ingegneria ed una in Agraria) non bisognava sborsare neanche tanto: appena 850 euro.
Un presunto sistema che ha danneggiato i proprietari delle auto, i clienti (in alcuni casi) ed anche le assicurazioni, dato che per consentire il trasferimento delle auto all’estero ne veniva denunciato il furto.
Secondo quanto hanno ricostruito gli inquirenti il sistema aveva il suo cuore a Perugia. Da qui le auto venivano portate in Spagna (da dove arrivavano poi in Marocco) oppure dal porto di Genova salpavano alla volta del Medio Oriente, dove c’era chi era pronto a sborsare dollari sonanti per averle nel proprio garage.