Solo un assistente sociale su dieci tra coloro che operano in Umbria non ha masi subito minacce, intimidazioni o violenze verbali. Questo il dato allarmante emerso nel corso della giornata formativa organizzata dall’Ordine degli Assistenti sociali dell’Umbria.
Il problema, inteso come minacce, intimidazioni, aggressioni vere e proprie sia fisiche che verbali, è stato oggetto nel 2017 di una ricerca promossa dal Consiglio nazionale dell’Ordine e dalla Fondazione nazionale assistenti sociali, effettuata anche in Umbria, dove si è evidenziato un fenomeno in crescita. Alla web survey hanno risposto 247 assistenti sociali (la fascia maggiore, il 26,3%, fra 32 ed i 40 anni) iscritti all’ordine su oltre 600 totali. Solo 25 dichiarano di non aver mai subito violenze o minacce, quindi si parla di un fenomeno (inteso come minacce-intimidazioni-aggressioni verbali mentre sono più rari i casi di aggressioni fisiche a sé o ai propri beni) diffuso per il 95% del campione. I professionisti che hanno risposto al questionario sono per lo più donne, il 91,1% (il fenomeno interessa però indistintamente uomini e donne), maggiormente con esperienza lavorativa tra i 10 e i 19 anni (il 42,1% del campione), impegnati principalmente nel settore della tutela minorile (ambito Minori e famiglie, 30% con l’ambito disabili al secondo posto, 17%).
Quanto ai casi più gravi, quelli di violenza fisica contro il professionista, il 15,4% (pari a 38 persone) ha dichiarato di essere stato aggredito fisicamente nell’arco della propria esperienza professionale, e il 4% (10 assistenti sociali) ha dichiarato che l’aggressore ha utilizzato un oggetto o un’arma. In questo contesto, che si compone di numerosi altri dati, si manifesta una ampia dimensione della paura dei professionisti di subire violenza: 5 professionisti hanno dichiarato di temere per la propria incolumità ogni giorno, 70 temono per sé o propri familiari una volta al mese (28,3%).
Sul fronte delle segnalazioni, percentuali basse per quanto concerne il capitolo più delicato, quello della violenza fisica: il 18,5% del campione, pari a 20 persone, ha segnalato al proprio ente gli episodi, nessuno al proprio ordine professionale e solo l’8,9% (pari a 9 persone) all’autorità di pubblica sicurezza.
“Questi risultati – ha commentato Cristina Faraghini, presidente regionale dell’Ordine degli assistenti sociali – impongono alla comunità professionale e non solo, una riflessione approfondita per raggiungere una piena consapevolezza di un fenomeno diffuso anche nella nostra realtà“. Un fenomeno definito “un problema di sistema, di cui il sistema stesso deve farsi carico“. “L’Ordine umbro – ha spiegato Faraghini – con questa ricerca ha uno strumento per mirare la sua azione e stimolare momenti che portino nel tempo ad un superamento del fenomeno, possibilmente collegato ad un miglioramento nelle politiche e nella gestione dei servizi rivolti ai cittadini sapendo che l’aggressività, come emerge nella ricerca, ha un impatto negativo sulla qualità e sull’efficienza dei servizi“.
Con la presidente Faraghini, hanno portato il loro contributo ai lavori della mattinata i consiglieri regionali Maria Porcaro e Eden Vitagliano, il responsabile scientifico della ricerca professor Alessandro Sicora, il consigliere nazionale Federico Basigli, il direttore del corso di laurea di Servizio sociale professoressa Fiorella Giacalone, il coordinatore tecnico della ricerca e presidente Croas Piemonte Barbara Rosina e Alessandra Giribaldi, Sunas sindacato degli assistenti sociali.