Assisi, sui matrimoni 'fuori sede' giro di vite del vescovo "Meglio nella propria parrocchia" - Tuttoggi.info

Assisi, sui matrimoni ‘fuori sede’ giro di vite del vescovo “Meglio nella propria parrocchia”

Flavia Pagliochini

Assisi, sui matrimoni ‘fuori sede’ giro di vite del vescovo “Meglio nella propria parrocchia”

Monsignor Domenico Sorrentino: "Nessun divieto né preclusione, ma le nozze 'altrove' vanno fatte solo per validi motivi di necessità o di convenienza"
Mer, 05/09/2018 - 10:25

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Cresce il turismo matrimoniale in Umbria, ma c’è chi – per dirla alla Vasco Rossi – dice no: è la diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, che in tempi in cui fioccano promozioni per tutti i gusti, appunto dice no al matrimonio ‘scenografico’, o meglio alle tante richieste, da parte di italiani e stranieri, che vogliono sposarsi ad Assisi. È il vescovo Domenico Sorrentino a spiegare come, sebbene “non c’è alcun divieto e alcuna preclusione alla celebrazione dei matrimoni in Assisi”, le norme del diritto canonico spiegano chiaramente che “il cammino di coppia va compiuto nelle parrocchie di provenienza degli sposi, lasciando il discernimento delle loro motivazioni per la celebrazione in Assisi ai rispettivi pastori”, ma in generale, “solo per validi motivi di necessità o di convenienza pastorale il matrimonio può essere celebrato in altre parrocchie”.

Sul fronte matrimoni, da qualche anno l’Umbria – che già nel 2012 si posizionava al terzo posto della classifica nazionale tra le mete italiane preferite dagli stranieri con un 7,7%, dietro alla Toscana (43,5) e alla Costiera Amalfitana (9,9) – è in salita tra le scelte della location per dire sì. Inizialmente le città e le associazioni – come il Movimento del turismo del vino – si muovevano in ordine sparso con offerte per tutti i gusti, dal 2017 è la Regione ad aver creato un progetto di marketing regionale e univoco per accaparrarsi parte di un business, quello dei matrimoni in Italia, secondo le stime effettuate dalle società di settore si aggira (per tutto il pacchetto completo) intorno ai 7 miliardi di euro l’anno. A titolo di esempio, basti dire che americani e gli australiani che scelgono l’Italia per sposarsi portano in dote almeno 30 – 40 persone per matrimonio, con gli europei che salgono a 70-90.

Ma, come detto, Assisi rischia di diventare non facilmente accessibile: intervistato dal quotidiano Avvenire, monsignor Domenico Sorrentino spiega infatti che “sposarsi nella città di San Francesco è una cosa seria, mentre per molti c’è soltanto un motivo estetico. Piace una chiesa, un panorama, il contesto culturale e spirituale. Ma i motivi per preferire le proprie parrocchie di origine sono importanti”, e tra questi c’è il fatto che il matrimonio è “un importante momento della vita ecclesiale”, che non va preso alla leggera.

Sposarsi in una diocesi che non è quella di origine significa peraltro che i parroci di Assisi dovrebbero fidarsi a scatola chiusa degli sposi e della loro serietà nell’impegnarsi al 100% in un matrimonio, ma (sempre secondo Avvenire) le nozze celebrate ad Assisi hanno un’incidenza maggiore di casi di nullità matrimoniale. Cassato il matrimonio per motivi estetici, il vescovo invita alla prudenza anche nel caso di motivazioni religiose: se si è devoti di San Francesco, si può fare della città la meta del viaggio di nozze per “una messa di ringraziamento e una benedizione speciale”.

Questo detto che ovviamente, ci si può sposare ad Assisi, visto che – come ricorda lo stesso presule – “Lo permette il diritto canonico, come in tutte le altre diocesi. Cerchiamo però di illuminare i richiedenti sulla opportunità di celebrare il matrimonio nelle loro parrocchie di provenienza. Chiediamo inoltre, quando ci sono ragioni veramente speciali per venire da noi, il discernimento del loro vescovo o suo delegato”. Il vescovo Sorrentino o i suoi delegati, però, invitano gli sposi “a fare bene il loro discernimento e soprattutto il loro percorso di preparazione nelle loro Chiese di provenienza”. E in generale, “Quando è un no, è detto con il più grande garbo. Ma ci sono anche tanti sì, ben motivati, da ragioni che il parroco e il vescovo degli sposi garantiscono. Il matrimonio è un sacramento tanto significativo, e vorremmo che la celebrazione avvenisse per tutti all’insegna della gioia”.

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