No alle Art, considerate dei “baracconi” e un appello alla Regione per superare le limitazioni del Piano faunistico e di un cambio nella gestione di alcuni Atc e in genere delle politiche venatorie. E’ quanto chiedono un gruppo di cacciatori e rappresentanti delle associazioni spontanee (il ricercatore faunistico Mario Bartoccini, Andrea Verzelli per Umbria Caccia e Natura, Danilo Mattioli del Club cacciatori Le Torri, Evandro Caiello e Claudio Tortoioli per Nata Libera Perugia) alla governatrice Donatella Tesei e all’assessore Roberto Morroni.
“Non consentiremo ulteriori limitazioni – scrivono – provenienti da associazioni o parti di esse o dirigenti di alcuni Atc”. Alcuni non tutti. Viene infatti apprezzata la gestione dell’Atc2 da parte del presidente Luciano Calabresi e di chi lo coadiuva nel Comitato di gestione. Per l’iniziativa intrapresa sui ripopolamenti. E perché, in generale, pur con una quota associativa di 25 euro, è l’unico Atc con i conti in ordine. E del presidente regionale della Libera Caccia, Lando Loretoni, “che con caparbietà si batte per arginare le derive”.
Le associazioni spontanee criticano la politica delle Art: “La miglior caccia serve semplicemente a lasciare che la natura faccia quello che ha sempre fatto, aiutandola a eliminare i predatori fuori controllo. Seguendo l’art. 19 della legge 157.
Tra i motivi del “no” alle aree di rispetto, il fatto che sottrarre ulteriore territorio alla caccia “farebbe prolificare ulteriormente cinghiali, lupi, grandi mammiferi. Come sta avvenendo nella art realizzata dal ATC Perugia 1 a Pieve Caina”.
Anche perché, temono, oggi si limita l’accesso ai cacciatori e domani ad altri. Le Art sono considerate in contrasto con l’articolo 842 del Codice Civile. E danno più potere agli Atc. Da qui l’appello a tutte le forze politiche in Consiglio regionale in Umbria. A Comitati di gestione, si sottolinea, che “non sono eletti dai cittadini e che mostrano grandi lacune gestionali, spesso anche molto gravi”.
All’assessore Morroni si chiede poi di cestinare il nuovo Piano faunistico venatorio: “Se ne faccio un nuovo, che risponda senza egoismi a tutti, agricoltori. I cacciatori sono ovviamente portatori di interessi primari, mentre il latifondo umbro non conta più di 300 voti”.
Alla presidente Tesei vengono evidenziati, ancora una volta, “i gravi ritardi delle promesse elettorali, che avrebbero dovuto scardinare il malgoverno di ambiente e fauna selvatica, che da oltre venti anni mortifica ritmi ed equilibri ambientali nella nostra regione”.
Evidenziano ancora, che “la politica della intoccabilità, della natura che fa da sé insomma, sta distruggendo definitivamente la gran qualità biodiversa, costringendo pure alla fuga dal contesto, la presenza umana, sola ed autentica garanzia a rispondente tutela”.
In merito alla gestione della fauna nobile stanziale, del ripopolamento “indispensabile sui territori a caccia programmata”, si stanno consolidando, lamentano, “sconcertanti ritardi che, distruggono definitivamente il gran valore della selvaticità dei ceppi autoctoni”.
“Fermi, signora presidente – è dunque l’appello – lo scellerato andazzo funzionale soltanto a losche speculazioni di allevatici, alla privatizzazione della caccia, alla sopraffazione di terreni con tabelle di divieto, ed a tutti coloro che intendono tarpare il valore della funzione sociale della proprietà, così come è ben evidenziata dall’ art. 42 della Costituzione italiana”.