Jacopo Brugalossi
Si è riaperto nei giorni scorsi presso il tribunale di Spoleto il processo relativo alle presunte violazioni edilizie commesse nel progetto di costruzione del complesso residenziale e commerciale situato nell’area “Ex Fiat” di via Cacciatori delle Alpi, nota per aver ospitato a lungo il locale comando dei Vigili del Fuoco. Otto gli imputati, tra cui gli amministratori delle ditte edili responsabili del cantiere, i due architetti che avrebbero dovuto dirigere i lavori e due dirigenti e un funzionario del Comune di Spoleto.
Sono accusati di avere, in concorso tra loro, violato il testo unico in materia edilizia (D.P.R. 380 del 2001), con particolare riferimento alla volumetria del complesso da realizzare. Stando alle carte processuali, a fronte di una cubatura edificabile per l’area inferiore ai 6mila metri cubi venne avviata la realizzazione di un intervento di cubatura pari a 13.451 mc. Un’operazione, questa, che stando al quadro accusatorio fu “resa possibile attraverso un’illegittima cessione di cubatura dall’area di proprietà pubblica a quella privata interessata dai lavori, in assenza per altro del presupposto della sussistenza di interesse pubblico o della pubblica rilevanza dell’opera”.
Fu l’esposto alla Procura della Repubblica dell’imprenditore edile Rodolfo Valentini, già noto alle cronache locali per la vicenda del “mostro delle mura” in via Posterna, a far scattare le verifiche del caso e poi il sequestro del cantiere da parte dell’autorità giudiziaria. La vicenda risale al giugno del 2010 ma a tre anni e mezzo di distanza il processo è ancora in fase preliminare. Nel gennaio scorso, infatti, il giudice Laudenzi aveva annullato il procedimento per un problema nella notifica delle citazioni e rispedito gli atti in procura. Nell’udienza filtro di venerdì scorso il giudice Delia Anibaldi ha ammesso i testimoni e fissato due nuove date: il 14 marzo 2014 verranno escussi i testi mentre tre mesi dopo – il 13 giugno – sarà la volta dei consulenti tecnici.
A difendere i responsabili delle ditte edili e gli architetti sono gli avvocati Filiani e Beni del foro di Roma e l’avvocato Bibiani del foro di Viterbo. I tre “comunali” sono invece assistiti dagli avvocati Marcucci e Zuccaccia del foro di Spoleto. Le accuse nei loro confronti vanno dall’aver firmato la convenzione con l’impresa in cui veniva formalizzata la cessione di cubatura non consentita all’aver rilasciato un illegittimo permesso di costruire, fino all’istruzione della pratica senza indicazione della contrarietà dell’edificio agli standard urbanistici del vigente piano regolatore.
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(Articolo modificato il 24/12 alle ore 23.30)