Area ex Fiat, guerra di perizie in aula / E' il turno delle difese - Tuttoggi.info

Area ex Fiat, guerra di perizie in aula / E’ il turno delle difese

Jacopo Brugalossi

Area ex Fiat, guerra di perizie in aula / E’ il turno delle difese

Il consulente di parte "L'interesse pubblico dell'opera era garantito, cubatura entro i limiti imposti dalla legge"
Lun, 24/11/2014 - 23:03

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E’ guerra di perizie al processo sull’area delle ex officine Fiat di via Cacciatori delle Alpi. Nell’udienza odierna è stato escusso il consulente tecnico delle difese, l’architetto Stefano Molinari, che ha ‘smontato’ pezzo per pezzo le tesi rese appena due mesi fa dai periti incaricati dalla Procura, gli ingegneri Nicola Augenti e Fabio Lo Cascio. Secondo Molinari infatti, l’interesse pubblico dell’opera sarebbe stato assolutamente garantito poiché tutto partì da un’iniziativa mista pubblico-privata che avrebbe dovuto condurre al recupero di un’area abbandonata e all’abbattimento di alcune barriere architettoniche. Il parcheggio e la ‘piazza pedonale’ non avrebbero fatto venir meno, secondo Molinari, l’interesse pubblico dell’opera. Anzi, lo avrebbero acuito, fornendo dei posti auto ai cittadini che avrebbero dovuto raggiungere il centro di Spoleto e mettendo in collegamento l’area coi centri nevralgici della mobilità alternativa.

Cubature entro i limiti di legge – Il consulente ha una visione nettamente opposta a quella dei CTU Augenti e Lo Cascio anche sulla questione delle cubature che, secondo questi ultimi, avrebbero superato i limiti imposti dall’indice di fabbricabilità previsto per quell’area. Al contrario, Molinari ha sottolineato come per determinare l’indice di fabbricabilità avrebbero dovuto essere considerate entrambi le UMI (Unità Minime d’Intervento), cosa che lo avrebbe portato a 5 metri cubi per metro quadrato, ben più di quanto indicato dai consulenti della Procura (3 mc). Ecco perché, secondo l’architetto escusso oggi, l’indice di fabbricabilità di 3,63 mc preventivato nel progetto sarebbe rimasto assolutamente entro i limiti imposti dai regolamenti. Infine, secondo Molinari, non ci sarebbe nulla di irregolare nella cessione di volumetrie dal comune ad un soggetto privato, “considerato tra l’altro che quest’ultimo – ha sottolineato l’architetto – le ha pagate un prezzo superiore a quello di mercato”.

Verso la sentenza – L’unico altro testimone escusso oggi – le difese hanno rinunciato a sei testi della loro lista – è stato Paolo Ricciarelli, all’epoca dei fatti segretario generale del comune di Spoleto, che ha reso una testimonianza a piena difesa dei funzionari e dirigenti comunali imputati nel procedimento. I quali, a suo dire, avrebbero operato nella più assoluta legittimità. Tre i ‘comunali’ alla sbarra, a cui si aggiungono cinque tra tecnici e legali rappresentanti della ditta che nel 2008 aveva ottenuto il permesso a costruire. Sono accusati a vario titolo di aver violato  norme contenute nel Testo Unico sull’Edilizia, a difenderli sono gli avvocati Massimo Marcucci e Nerio Zuccaccia del foro di Spoleto, Francesco Saverio Fortuna, Carlo Delfino e Giorgio Beni del foro di Roma, Stefania Bibiani del foro di Viterbo. Si tornerà in aula di fronte al giudice Delia Anibaldi a gennaio per le conclusioni del pubblico ministero Michela Petrini. La sentenza è attesa nel mese di marzo.

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