Si sono riunite oggi le segreterie regionali e provinciali dei sindacati confederati per fare il punto sull‘area di crisi complessa Terni-Narni; Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto alla Regione più “partecipazione” al posto della “mera informazione” che, secondo le sigle sindacali, ha fino a questo momento caratterizzato la gestione del riconoscimento dell’area di crisi complessa.
Si è chiesto un “cambio di passo” con un documento unitario inviato all’assessore alle Politiche industriali dell’Umbria, Fabio Paparelli, che è stato presentato stamattina nel corso di una conferenza stampa a Terni alla quale hanno partecipato i segretari di Cgil, Cisl e Uil di Terni e dell’Umbria, Attilio Romanelli, Riccardo Marcelli, Gino Venturi, Vincenzo Sgalla e Ulderico Sbarra.
“La pratica della sola informazione in una fase particolare per la comunità ternana è poco produttiva e non all’altezza degli impegni e delle responsabilità richiesti ai diversi soggetti sociali e istituzionali – si legge nel documento – Il perimetro definito dell’area di crisi complessa ha bisogno di un protagonismo e una convinta partecipazione in primo luogo delle Associazioni datoriali tutte, dove lavoro e innovazione trovino una declinazione funzionale al potenziamento industriale e produttivo”.
Secondo Cgil, Cisl e Uil “il tema occupazione deve essere al centro di una proposta convincente a attrattiva. Con questo spirito – scrivono i sindacati – ci sentiamo di richiedere che gli atti in indirizzo siano chiari nella definizione delle potenzialità attrattive del territorio e siano caratterizzati dalla celerità nei processi decisionali”.
Dal punto di vista di Cgil, Cisl e Uil il tessuto industriale ternano – narnese deve offrire “qualificati servizi e fattori localizzativi attrattivi”, superando tutti gli “ostacoli burocratici” che possono in qualche modo dissuadere chi sarà intenzionato ad intervenire; c’è l’esigenza di un testo “Smart”, hanno sottolineato i sindacati, in grado di “esprimere una proposta chiara che sia facilmente comprensibile dagli imprenditori, soprattutto se tra gli obiettivi c’è l’intenzione di attrarne da fuori regione”.
Da qui la richiesta di “socializzare la mappatura del sistema”, per conoscere domande e offerte nei tre comparti individuati per l’area di crisi: siderurgia, chimica verde e agroalimentare.
Altro punto decisivo secondo i sindacati sarà la capacità di intreccio tra Industria 4.0 e Lavoro 4.0, che – scrivono Cgil, Cisl e Uil – “non possono non legarsi alle attività storiche presenti nel ternano, avendo una attenzione particolare per tutti gli interventi legati al tema della efficientazione, delle verticalizzazioni e della formazione professionale”.
C’è poi la questione strategica del rapporto scuola-lavoro con attenzione ai processi formativi tesi a rendere sempre più centrale il lavoro umano. Sarebbe quindi opportuno, secondo i sindacati, “predisporre l’analisi del fabbisogno territoriale”, fabbisogno che può trovare risposte, ad esempio, nell’intreccio ambiente-infrastrutture, “per isolare – spiegano Cgil, Cisl e Uil – chi pensa in nome della salute di condurre una battaglia contro il lavoro industriale”. Tra le prime azioni da mettere in campo in questo senso, i sindacati individuano due interventi “non più procrastinabili”, ovvero il completamento della piattaforma logistica e un rapido piano di recupero di aree sedi di attività industriali dismesse.
Insomma, i sindacati umbri e ternani tornano a chiedere di “aprire una vera fase di partecipazione” nelle scelte che dovranno rendere concreto lo strumento dell’area di crisi complessa, “consapevoli – come hanno sottolineato i segretari delle tre sigle – che da questa partita, insieme alla ricostruzione post sisma, si capirà se l’Umbria sarà in grado di invertire la tendenza che la vede arretrare sempre più verso le performance economiche delle regioni meridionali e avviare una fase nuova di ripresa occupazionale ed economica”.
Immediata la replica dell’assessore regionale Fabio Paparelli. “La Regione Umbria sin dai giorni successivi al riconoscimento dei territori di Terni e Narni quali aree di crisi complessa ha coinvolto nel percorso gli attori istituzionali, le organizzazioni sindacali e le associazioni datoriali”: lo afferma il vice presidente della Giunta regionale dell’Umbria e assessore allo sviluppo economico, Fabio Paparelli, relativamente al presunto mancato coinvolgimento delle organizzazioni sindacali nelle procedure e nelle attività di programmazione degli interventi finalizzati all’accordo di programma di riconversione e riqualificazione dell’area di crisi complessa di Terni e Narni. “Come noto – prosegue l’assessore – la Regione Umbria ha costituito, con delibera di Giunta regionale, un Comitato Istituzionale, ancorché questo non fosse espressamente previsto dalla normativa, proprio per favorire un puntuale coinvolgimento di tutti gli attori locali. Da ottobre ad oggi il Comitato si è riunito più volte a regolari intervalli di tempo con l’obiettivo di consolidare livelli di informazione e consapevolezza in merito all’avanzamento delle procedure amministrative e di programmazione degli interventi. Solo da ultimo – ha aggiunto Paparelli – , anche alla luce della necessità di individuare sia il bacino dei lavoratori da reimpiegare, nell’ambito dei territori dell’area di crisi, sia con riferimento alla individuazione degli indirizzi di massima relativi alla gestione di processi di riconversione dell’area, la Regione ha informato i sindacati sui contenuti delle proposte regionali convocandoli ad un incontro che si è svolto il 24 maggio scorso, propedeutico alla riunione del Comitato istituzionale tenutosi lo scorso 29 maggio alla presenza di tutti i soggetti coinvolti. A seguito di tali incontri le organizzazioni sindacati – ricorda Paparelli – hanno rimesso una nota pervenuta il 1 giugno di cui la Regione ha tenuto conto ai fini della definizione degli indirizzi poi deliberati dalla Giunta regionale il 7 giugno e successivamente inviati al Ministero. Sorprendono, dunque – sottolinea l’assessore – le argomentazioni fornite oggi alla stampa da parte dei sindacati, specie in un contesto in cui la Regione ha più volte rappresentato una chiara visione di politica industriale trasferita negli atti formali di indirizzo già a partire dall’istanza con cui è stato richiesto il riconoscimento dell’area di crisi complessa. Politiche industriali – evidenzia Paparelli – che mettono al centro delle strategie di sviluppo sia i temi di rilevanza settoriale, legali alla presenza di grandi imprese nei settori della chimica, della metallurgia e dell’agroalimentare, sia una forte attenzione alle ‘pmi’ locali. Altrettanta importanza viene attribuita ai temi di natura orizzontale che attengono alla qualità dello sviluppo e alla sua sostenibilità come gli investimenti ambientali, le misure per l’efficientamento energetico e dal punto di vista delle infrastrutture, una forte connotazione con i fabbisogni del sistema produttivo”.
“Coerenza che ispira anche la prospettiva legata alla qualificazione delle risorse umane e al ruolo dell’Università come centrale per uno sviluppo connotato da elementi fortemente innovativi. Quanto al ruolo delle piccole e medie imprese più e più volte, sia nel contesto degli incontri istituzionali, sia in quelle relativo a iniziative promosse da una pluralità di soggetti, si è affermata – sottolinea l’assessore – la centralità dei sistemi produttivi locali, concentrando risorse regionali per 10 milioni di euro specificamente finalizzate allo sviluppo delle piccole imprese, in un contesto di coerenza con i paradigmi e indirizzi nazionali di industria 4.0. Giova infine rappresentare – aggiunge l’assessore – che le procedure ampiamente note a tutti gli attori sociali prevedono, nel caso di aree di crisi complessa, l’emanazione da parte di Invitalia, quale soggetto gestore delle procedure, di una Call finalizzata a rilevare le intenzioni di investimento relative ai programmi di sviluppo delle imprese interessate. Tale strumento è a supporto della programmazione che sarà portata all’attenzione di tutti gli attori sociali, prima e contestualmente, alla definizione dei Piani di riconversione e riqualificazione e dell’accordo di programma. La concessione di contributi pubblici per lo sviluppo delle imprese, come noto, – ha concluso Paparelli – resta sempre ispirata a principi di trasparenza, parità di accesso e merito, attraverso l’emanazione di avvisi pubblici sia da parte della Regione, relativamente ai 35 milioni di euro programmati per lo sviluppo delle imprese, sia da parte degli altri soggetti interessati”.
(modificato alle 23.30)