Città di Castello

Appello disperato di Pecorelli dal carcere “Vivo in condizioni disumane, ho perso 12 kg in 4 mesi”

“Non c’è vittima, non c’è truffa”. Questa la frase che Davide Pecorelli – detenuto da 4 mesi nel carcere albanese “Burg 313” – chiede sia battuta a caratteri cubitali sui giornali. La sua storia, raccontata in una lettera aperta al senatore Walter Verini (interessatosi al caso dell’imprenditore), è un drammatico grido di aiuto.

Il 50enne di San Giustino si sente “abbandonato dallo Stato italiano“, condannato per una vicenda giudiziaria che a suo dire è già stata risarcita e denuncia di essere “detenuto in condizioni disumane“. La lettera descrive un ambiente carcerario che “ricorda le peggiori strutture detentive del Pakistan e dello Yemen“, con celle sovraffollate, igiene inesistente e infestazioni di topi e insetti.

Pecorelli riferisce di aver perso 12 chili in 4 mesi e di aver sperimentato un crescente senso di debolezza. Dopo aver chiesto di poter effettuare le analisi del sangue, ha scoperto di aver contratto un brutto virus: “Per non aspettare le lungaggini burocratiche e salvarsi la vita, ha dovuto acquistare privatamente un farmaco specifico, il cui costo supera i 20.000 euro“.

Nella sua missiva, Pecorelli lancia una stoccata al Ministro degli Esteri Antonio Tajani e all’Ambasciatore italiano a Tirana Marco Alberti, che, a suo dire, “conoscono benissimo la grave situazione in cui mi trovo ma, ad oggi, non hanno mosso un dito“. Un’amara constatazione, che lo porta a chiedersi “se la mia vita abbia meno valore di quella di personaggi più noti come Ilaria Salis o Cecilia Sala”.

L’udienza finale del processo, che si terrà il prossimo 18 settembre, potrebbe essere la sua ultima speranza. Per questo Pecorelli chiede al senatore Verini di “far luce con tutti i mezzi a sua disposizione” sulla vicenda, sperando che il giudice si renda conto che non vi è stata alcuna truffa. La sua è una corsa contro il tempo, non solo per la giustizia, ma – a quanto pare – per la sua stessa sopravvivenza.

Nel gennaio di 4 anni fa Pecorelli – sommerso dai debiti come da lui stesso dichiarato – aveva finto la sua morte, incendiando anche un’auto a noleggio nel villaggio di Gjegjan, a Puka. Nove mesi dopo (a settembre 2021) fu ritrovato naufrago su un gommone al largo dell’isola di Montecristo, dove si era diretto per cercare il fantomatico tesoro.

Il via libera all’estradizione era arrivato un anno fa da parte della Corte di Appello. Lo scorso marzo è poi arrivata la decisione definitiva, con la conferma da parte del ministro della Giustizia italiano Carlo Nordio. Oltre due mesi fa, grazie alla collaborazione tra Interpol albanese e italiana, la procedura di trasferimento oltre Adriatico di Davide Pecorelli si era conclusa con l’ingresso in carcere l’8 maggio scorso.