Associazione a delinquere di tipo mafioso, traffico di sostanze stupefacenti estorsione e riciclaggio del denaro proveniente dalle attività illecite. Così la guardia di finanza di Perugia, ha sequestrato preventivamente beni per due milioni di euro a un pluripregiudicato di origini calabresi attivo nel perugino. Tra i beni oggetto di sequestro compaiono: una villa con corte, 14 auto, conti e quote societarie per 6 imprese, un alloggio e un terreno dove è in corso la costruzione di un residence. Tutti beni in provincia di Perugia.
L’indagine, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, con accertamenti svolti dagli specialisti del Gico, è stata illustrata questa mattina alla presenza del procutare Luigi De Ficchy.
L’operazione denominata “Eclissi”, ha ricostruito la situazione economica e patrimoniale dell’uomo: un “cospicuo patrimonio” quello sequestrato – hanno riferito i finanzieri in conferenza stampa – frutto del reimpiego di capitali illeciti e intestati in maniera fittizia dal pregiudicato si propri familiari. Attraverso la ricostruzione analitica effettuata da parte degli inquirenti, si è scoperto come il pluripregiudicato destinatario del provvedimento, insieme ai suoi familiari, dichiaravano al fisco una situazione patrimoniale del tutto sperequata rispetto allo stile di vita condotta e alle proprietà in loro possesso. I guadagni delle attività illecite venivano poi reimpiegati per acquisire la gestione e il controllo di attività economiche, in particolare nel mercato immobiliare, all’edilizia e agli appalti.
Ma questa mattina le fiamme gialle hanno illustrato anche l’esito di un’altra attività, denominata “Cleaning”, che ha portato, tra maggio 2016 e marzo 2017, al sequestro di una villetta, due appartamenti e di due terreni, situati questa volta sia in provincia di Perugia che di Crotone riconducibili a due calabresi pluripregiudicati condannati con una sentenza nel 2009 passata in giudicato. Non solo: sequestrati anche 6 auto, una moto, soldi e quote societarie per un valore complessivo di circa 850mila euro. Il meccanismo era lo stesso: i capitali illeciti venivano intestati ai familiari dei condannati, ma di fatto in piena e incondizionata disponibilità. La sproporzione tra i beni direttamente o indirettamente riconducibili agli indagati e quanto dichiarato al fisco ha fatto scattare quindi le indagini.
De Ficchy ha dichiarato: “si tratta di operazioni particolari molto importanti. È fondamentale approfondire i temi dell’infiltrazione finanziaria e patrimoniale. L’Umbria ha una grande tradizione di spessore e indagini fatte negli anni. Da almeno la fine degli anni ’90 ogni anno la distrettuale ha effettuato indagini importanti proprio contro l’infiltrazione mafiosa. L’Umbria non è un’isola felice, il pericolo di infiltrazioni c’è, seppur in maniera lenta e nonostante non siamo nelle regioni del sud Italia”. Ancora De Ficchy: “le mafie non hanno oggi un’attività violenta. Ma si infiltrano negli affari leciti. Invito però a non parlare di emergenza, almeno non qui in Umbria”. “La sinergia con la Procura – ha detto in conferenza il Tenente Colonnello Selvaggio Sarri -, riguarda il contrasto alle “frodi fiscali, truffe, degli illeciti in materia di spesa pubblica nazionale e comunitaria, del riciclaggio di denaro, nonché della corruzione e dell’illegalità nella Pubblica Amministrazione e dei reati fallimentari”.
A riguardo, per i reati tributari, nel biennio 2025/2016 e nei primi mesi del 2017, sono state concluse 448 indagini, denunciate 270 persone, accertati 342 reati di cui 54 frodi all’IVA e 67 frodi alle accise. Importanti i dati anche per ciò che riguarda i reati fallimentari, per i quali in Umbria è stato costituito un vero e proprio reparto speciale, nello stesso periodo, la GdF parla di 360 fascicoli esaminati, di cui 179 evasi. Denunciate 261 persone di cui 3 in arresto. 20 i milioni sottratti in maniera fraudolenta.