Un viaggio da Spoleto fino in India e ritorno, camminando su una delle 18 corde che compongono il sitar di Anoushka Shankar, magari saltellando tra queste, mantenendo l’equilibrio, sorretti dalle note di un eccelso clarinetto (Arun Ghosh), di un sublime contrabbasso (Tom Farmer) e di una sensibile batteria come quella dell’italo.pakistano Yusuf Ahmed.
Un cammino, quello visto in prima italiana nella suggestiva cornice di Piazza Duomo nella 68ma edizione del Festival dei 2 Mondi, patrocinato dall’Ambasciata britannica in Italia, che ha emozionato il pubblico accorso per l’immancabile appuntamento, reso ancor più emozionante dal sound di James Campbell e John Ducket e dalle luci di Eric Collignon che hanno illuminato quel fondale unico al mondo che è la Cattedrale di Spoleto.
Sì, è vero e risaputo, Anoushka è la figlia del celebre Ravi, maestro del sitar e di allievi quali George Harrison (il primo dei Beatles ad avvicinarsi e ad abbracciare la cultura orientale) e quindi principale ispiratore della figlia, ma non sembra giusto nei confronti della musicista e compositrice continuare con l’accostamento familiare che rischia di diminuirne la creatività e le magistrali esecuzioni.

La sequenza di brani presentati al Festival accompagna per mano lo spettatore in un viaggio onirico, fino al nord dell’India, con contaminazioni musicali, a volte improvvise, altre delicatamente annunciate, che magicamente “toccano” Memphis e Chicago, patrie del blues, New Orleans del jazz o i verdi monti Wicklow delle ballate irlandesi.
Agli assoli di Anoushka Shankar con il non facile sitar (solitamente composto di 6 corde principali per la melodia, 12 di risonanza per arricchire il suono) che richiede continui interventi di accordatura, si sono aggiunti quelli di Ghosh – autore di una recente suite di 11 brani ispirata al Cantico delle creature di San Francesco -, del vivace contrabbasso di Farmer (miglior artista jazz con il Mobo Award 2010) e della batteria e percussioni di Ahmed che ha ancora una volta confermato il proprio talento con una prova tanto espressiva quanto sensibile.
Cinque minuti di applausi per uno spettacolo che resterà, e non solo per gli amanti della cultura e della musica orientale, negli annali del Festival dei 2 Mondi.
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