Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere davanti al gip Valerio D’Andria i principali indagati dell’inchiesta “Sibilla”, Alfredo Cospito e Michele Fabiani. Il primo agli arresti in carcere (dove era già detenuto per altri reati) ed il secondo ai domiciliari [revocati cerca un mese dopo, ndr 1/11/2022] sono comparsi infatti lunedì mattina davanti al giudice per le indagini preliminari del tribunale di Perugia ma non hanno voluto fornire dichiarazioni in merito alle contestazioni che vengono loro mosse. Oltre a loro erano state disposte misure cautelari meno afflittive (obbligo di dimora) per altri 4 anarchici.
Gli avvocati difensori (per Fabiani gli avvocati Carmelo Parente di Spoleto e Leonardo Pompili di Roma) hanno chiesto la revoca degli arresti o in subordine una misura cautelare diversa. “L’ordinanza di custodia cautelare – spiegano Parente e Pompili – è basata solo sull’articolo 414 del codice penale (istigazione a delinquere, ndr), fa riflettere il fatto che sia stata disposta una misura limitativa della libertà per un reato di opinione. La misura è oggettivamente spropositata rispetto alle contestazioni”. Lo stesso gip, infatti, non ha riconosciuto ascrivibili agli indagati, al contrario di quanto ipotizzato dalla Procura, alcuni atti vandalici come il danneggiamento di un mezzo delle Poste a Foligno.
Non solo, i reati contestati (l’incitazione da parte del gruppo di anarchici – di fatto – ad azioni eversive) sono relativi al 2018, inerenti alle pubblicazioni della rivista “Vetriolo”. Dunque non sarebbero nemmeno attuali secondo le tesi difensive. Nelle prossime ore il gip si pronuncerà sulle richieste dei legali, ma comunque gli avvocati di Michele Fabiani sono pronti anche a presentare istanza al Tribunale del Riesame contro l’arresto.
Intanto, a difesa degli indagati nell’inchiesta “Sibilla”, continuano gli interventi dell’associazione culturale Casa Rossa vicina a loro ed al “Circolaccio” di via della Repubblica dove gli anarchici spoletini si riunivano.
“Abbiamo letto tutto il faldone – evidenzia l’associazione in una nota – che ha accompagnato i provvedimenti restrittivi contro i redattori di Vetriolo, per comprendere appieno quella frase di precisazione sfuggita o necessitata nella conferenza stampa che giustificava l’operazione di polizia: “non vogliamo reprimere le idee”, perché alla luce delle carte giudiziarie di questo si tratta a nostro parere.
Non c’è niente, neanche un solo reato specifico al punto che il GIP scrive: ‘sebbene il fenomeno dell’insurrezionalismo in cui si muovono esprima un’indubbia pericolosità, deve tenersi in debito conto che agli indagati non è attribuita alcuna manifestazione di violenza terroristica o di violenza tout court'”.