di Maurizio Hanke (*)
Il disorientamento, la incertezza e il malumore sono i sentimenti che in larga parte hanno dominato i contatti e le conversazioni che personalmente ho avuto negli ultimi mesi con numerosi soci della Banca Popolare di Spoleto. Ad essi si è aggiunto il timore che il recente commissariamento della Banca, il secondo nell’arco di 25 anni, potesse riservare un destino assai più incerto al nostro Istituto di credito anche a causa della più generale crisi economica che viviamo. Ho già avuto modo di dire, in un’altra sede istituzionale, che questa Banca è nata a Spoleto – per una iniziativa lungimirante di un gruppo di nostri concittadini – più di un secolo fa e a Spoleto deve restare il suo centro direzionale non solo per debito di primogenitura ma perché è stata la nostra città che ad essa ha dedicato le maggiori energie e ha offerto l’impegno di molti uomini dediti al risparmio, al lavoro, al bene collettivo.
Furono questi i motivi che indussero un gruppo di azionisti, più di 25 anni fa, a fondare una associazione che difendesse le origini e le conquiste della Banca spoletina: tra essi voglio qui ricordare Paolo Uccellani che fu il primo nostro presidente e di cui non possiamo non ricordare l’impegno e l’affetto che riversava nella difesa strenua e disinteressata di una delle principali istituzioni della nostra città a cui egli si sentiva legatissimo.
Quella associazione si schierò sempre a difesa degli azionisti della Banca, particolarmente quelli piccoli e medi, e scongiurò operazioni oblique e oscure di concentrazioni azionarie in mani che potessero poi agire contro gli interessi della città e del suo azionariato diffuso.
Mi pare che le ragioni che portarono allora Uccellani e noi altri a fondare quella Associazione oggi si ripresentino tutte intere e ci consiglino di mobilitarci, alla luce del sole, senza manovre oscure, con chiarezza e trasparenza di intenti, nell’interesse precipuo della nostra comunità e di questa Banca che è una delle ultime sue ricchezze.
Questa azione di interesse pubblico e di mobilitazione non ha e non vuole avere secondi fini; non ha fini politici perché la Banca non ha bisogno di un orientamento politico e semmai deve definitivamente uscire dai condizionamenti che la politica ha sempre tentato di porre nei confronti delle istituzioni bancarie, restituendo ad esse il rispetto dei soli vincoli economici e societari che le leggi e le dinamiche del mercato impongono.
Non ha fini legati a lobbies e a gruppi finanziari perché nasce al di fuori di essi e vuole garantire il rispetto verso chi è pronto a sborsare denaro per rafforzare patrimonialmente l’Istituto con la sola garanzia che quel rafforzamento patrimoniale non porti a ridimensionare o a sacrificare la persistenza dei vertici dell’Istituto nel nostro territorio.
Infine non ha fini personalistici perché le persone che ne sono parte hanno molti altri interessi che non quello di garantirsi una piccola finestra sul proscenio dei vacui e inutili protagonismi di facciata.
A costo di qualche incomprensione e di qualche intolleranza, come quelle che si sono verificate recentemente, proseguiremo su questa strada con tutta la determinazione e l’impegno che i bisogni e le difficoltà economiche e sociali della nostra comunità richiedono. E daremo sempre pubblicamente conto delle azioni di cui si sostanzierà la nostra iniziativa.
(*) Consigliere Comunale- Fondatore dell'Ass. Amici della Banca Popolare
Articolo correlato:
SPOLETO, RESUSCITA DOPO 27 ANNI ASSOCIAZIONE “AMICI BANCA POPOLARE”