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AMBIENTE: LEGGI INUTILI E DISPENDIOSE

Il Piano triennale 2007-2009 per la pesca professionale e l'acquAcoltura sono un' ulteriore esempio di come la Regione produca atti e leggi inutili e dispendiose, mentre sta alla corda sulle riforme essenziali. E quanto scrive, in una nota, Ada Urbani (FI) che spiega come con l'atto di indirizzo sono stati individuati gli obiettivi che i due settori dovranno raggiungere attraverso il sostegno della Regione, grazie ai finanziamenti comunitari assegnati per il sostegno e il rilancio delle attività.Per l'esponente forzista i centomila euro in più stanziati quest'anno non rappresentano le capacità della Giunta di promuovere sviluppo economico e lavorativo in Umbria, ma un 'ulteriore esempio di come si continui a sperperare, a pioggia, denaro pubblico ben sapendo che lo stesso, cos investito, non porterà alcun beneficio nè ai diretti interessati nè alla collettività.Non saranno , infatti, – spiega – nè questo piano, nè quei finanziamenti pari a 230 mila euro, a rilanciare la pesca professionale dei laghi Trasimeno, Piediluco e Corbara e risollevare un settore fortemente in crisi, anzi, quasi in estinzione per mancanza di ricambio generazionale e per problemi di inquinamento ambientale che ha causato la diminuzione dei pesci. Sono anche certa aggiunge che neanche con i 40 mila euro messi a disposizione per le attività delle due Province , verranno superate le difficoltà che stanno incontrando gli allevamenti di trote , quasi tutti ubicati in Valnerina. Con questa ingente somma polemizza – dovrebbero essere supportati per adeguare gli impianti alle normativa ambientali onde evitare l'inquinamento del Nera, adempiere agli ordinamenti comunitari per la tracciabilità delle trote, oltre a promuovere la commercializzazione e la trasformazione della produzione.La ripartizione tra le due Province fa sapere Urbani – di due terzi per Perugia e un terzo per Terni mentre per quanto riguarda gli interventi sugli altri settori, la Giunta, naturalmente, ha scelto di sostenere l'agonia di 5 cooperative che non producono reddito sufficiente per i 60 soci pescatori, invece di intervenire su otto imprese private che allevano trote in quantità pari al 10 per cento della produzione nazionale.