La modifica degli articoli 9 e 41 della Costituzione, in quarta votazione e con maggioranza qualificata e quindi non sottoponibile a referendum, ha creato aspettative tra ambientalisti e animalisti. Aspettative eccessive in chiave anti caccia e pesca, avvertono però le associazioni venatorie.
Così viene cambiato l’art. 9 (in grassetto le parti aggiunte):
Articolo 9: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”.
Quanto alla tutela degli animali, dunque, che per la prima volta compaiono in Costituzione, si rimanda a successive leggi.
Queste le modifiche dell’art. 41:
“L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali”.
Una nuova formulazione che dunque è tesa a porre dei limiti, nella tutela della salute e dell’ambiente, alle attività economiche.
Il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani, parla di “giornata epocale” e della volontà del Governo di credere nel cambiamento.
Il ministro delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili (Mims), Enrico Giovannini, guarda invece alla sostenibilità delle infrastrutture.
Gli unici astenuti sono stati i parlamentari di Fratelli d’Italia. In dichiarazione di voto, Emanuele Prisco ha spiegato che il suo partito aveva lasciato libertà di coscienza ai suoi deputati.
Guarda alla transizione ecologica e digitale anche Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione UniVerde. Che auspica ora che “le leggi dello Stato e le sentenze dei tribunali tengano conto di questo”. Alcuni animalisti si spingono oltre, auspicando o chiedendo apertamente, dopo la bocciatura del referendum abrogativo, una normativa più restrittiva sulla caccia e sulla pesca.
“Una pressione mediatica, tra l’altro immotivata, da parte di chi, in realtà, ha più a cuore le sorti degli animali che non quelle dell’ambiente e della biodiversità” la replica del presidente nazionale della Libera Caccia, Paolo Sparvoli. Che a proposito delle modifiche all’art. 9 commenta: “Non c’è niente di tragico che faccia temere per una corretta e sostenibile attività venatoria. Viene semplicemente inserito un generale principio di tutela degli animali, attraverso la previsione di una riserva di legge che ne disciplini le forme ed i modi”.
E sull’art. 41: “Non sembra proprio che ci siano presupposti tali da giustificare l’esagerato clamore scatenato da qualche frangia animalista e il nero pessimismo di alcuni cacciatori”.
“Il mondo venatorio – prosegue Sparvoli – pur non abbassando la guardia e restando estremamente vigile per quanto riguarda futuri provvedimenti legislativi in materia di tutela degli animali, che dovranno essere presi senza pregiudiziali di stampo ideologico, non può che plaudire a questa attenzione costituzionale per quanto riguarda la tutela dell’ambiente, la biodiversità, gli ecosistemi, e la salute”.
Marco Dreosto, vicepresidente dell’Intergruppo caccia al Parlamento Europeo ha così commentato: “Fasciarsi la testa prima di romperla non serve a nulla, oggi il mondo venatorio può avere una grande opportunità dall’inserimento della tutela ambientale in Costituzione, bisogna saper coglierla e sfruttarla a proprio vantaggio. Spetta poi alla politica legiferare di conseguenza in maniera razionale e coerente, è ora che il mondo venatorio inizi a giocare a centro campo anziché stare in panchina, partecipando ai tavoli decisionali, evidenziando il suo ruolo gestionale a vantaggio della collettività”.
Insomma, le modifiche in Costituzione mettono ancora di più al centro d ei riflettori i i temi dell’ambiente, della biodiversità, della tutela della salute umana e degli animali. E’ poi la politica che dovrà declinare queste tutele, anche rispetto al restante quadro normativo.