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Alta Valle del Tevere: crisi nera per il manifatturiero. L'allarme di Confindustria

Sembra fare eco alle dichiarazioni del numero uno di Confindustria, Giorgio Squinzi, il presidente della sezione Alta Valle del Tevere di Confindustria Perugia, Fiorenzo Lucchetti: proprio mentre si parla, a livello nazionale, della necessità di creare un governo subito per ricercare la stabilità economica, Lucchetti punta la lente di ingrandimento sulla situazione del nord dell'Umbria, ed in particolare sul settore manifatturiero. La zona di Città di Castello è infatti solo una piccola parte di quell'economia italiana che nell'ultimo anno ha perso 1600 miliardi di euro, ossia di un punto percentuale di prodotto interno lordo. Così come preoccupano le aziende che chiudono, i suicidi di chi non cel fa più e la forte tassazione.

“Il manifatturiero è il nostro petrolio, la nostra materia prima, la nostra ricchezza, l'unico nostro vero patrimonio in grado di produrre lavoro e benessere. Questo patrimonio si sta sfaldando con una rapidità vertiginosa senza che nessuno sembri voler fare qualcosa per impedirlo”. La dichiarazione di Lucchetti è arrivata a seguito della riunione alla quale hanno partecipato gli imprenditori che fanno parte del Consiglio Direttivo territoriale.
“Siamo soli – ha affermato Luchetti – e invece, siccome la situazione è davvero molto grave, ci vorrebbe che il sistema fatto di imprese, cittadini, istituzioni, associazioni di categoria, sindacati dei lavoratori etc, fosse compatto. Siamo vicini al collasso, e non lo dico per creare gratuito allarme, ma perché è lo stato delle cose. Gli ordini non arrivano, i pagamenti della pubblica amministrazione rimangono un'incertezza, la situazione politica è bloccata, manca un governo e forse mancherà ancora a lungo, le notizie che ci arrivano ogni giorno aggiungono solo ulteriori preoccupazioni. Quelle poche imprese che potrebbero investire, rimandano perché frenate dall'incertezza del futuro e dai rallentamenti burocratici”.
Lucchetti sembra però non voler disperare, ma piuttosto aggrapparsi alla” speranza di essere ascoltati e di non ricevere dal mondo politico, anche locale, risposte che talvolta ci sono sembrate arroganti”. (Ale. Chi.)

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