Il sindaco del piccolo Comune marchigiano (uno tra i più colpiti dalle piogge di settembre) si appella alle istituzioni "Servono certezze e atti concreti, le uniche risorse arrivate sono quelle delle colletta promossa dall'Amministrazione"
“Certezze e atti concreti da parte delle istituzioni”. A due mesi dall’alluvione che ha devastato Cantiano il 15 settembre scorso, questo è l’appello del sindaco del piccolo Comune marchigiano, dove ad oggi non è arrivato nessun ristoro dal Governo.
Le uniche risorse disponibili, infatti, sono quelle della raccolta fondi promossa dall’Amministrazione comunale, che grazie anche alla generosità dei Comuni limitrofi ha raggiunto una cifra di 450mila euro (di cui 191 mila sono già stati distribuiti a 32 aziende). Una piccola goccia nell’Oceano se si pensa che, attualmente, i danni certificati con perizie tecniche e relativi computi metrici per il ripristino ammontano ad oltre 60 milioni di euro.
Di questa cifra – “mostruosa” per un Comune così piccolo – 8,5 milioni sono danni a oltre 50 attività d’impresa mentre 2 milioni circa fanno riferimento ai danni di oltre 300 abitazioni private; senza contare gli 11,6 milioni che servirebbero per riaggiustare il sistema idrico e di depurazione e i 23 milioni per rimettere in sesto la viabilità comunale e provinciale.
“Occorre sapere ‘quando’ arriveranno risorse e soprattutto a ‘quanto’ ammonteranno – dichiara il primo cittadino di Cantiano Alessandro Piccini – Solo così potremo orientare il meccanismo di ripartenza e farlo in maniera organica tra pubblico, privati ed attività d’impresa. Non possiamo continuare a navigare a vista. Abbiamo pure imprese che hanno lavorato in “somma urgenza” per oltre 1 milione di euro e che vanno urgentemente pagate”.
Da qui l’inevitabile richiesta di aiuto del sindaco: “Di fronte ad uno scenario cosi catastrofico vanno trovate soluzioni e che siano rapide e concrete. A rischio c’è il futuro di un intero Paese e della sua gente che sta dimostrando invece tanta tenacia e volontà di ripartire. Ma da soli stavolta non possiamo farcela. Per questo ci attendiamo un cambio di passo da parte delle Istituzioni ed una rapida azione di sostegno concreto alla ripartenza. Meno burocrazia, tempistiche più veloci e un orizzonte chiaro, per tempistiche ed entità, sui futuri ristori”.