Via libera all’alleanza tra Partito democratico e Movimento 5 stelle alle elezioni regionali. Un esperimento che potrebbe partire dall’Umbria, dove si andrà alle urne il 27 ottobre. Il segretario dem Nicola Zingaretti, forte del mandato ricevuto dal suo partito in Direzione, ha messo il patto di desistenza sul tavolo della trattativa con i pentastellati. Commentando poi: “Davanti a noi abbiamo elezioni difficili in Regioni diverse. L’Umbria tra poche settimane. Poi Calabria, Veneto, la Toscana e l’Emilia Romagna. Appuntamenti fondamentali che dovremo affrontare stringendoci accanto a chi li combatterà in prima fila. Dobbiamo fare ogni sforzo per costruire in ciascuna di queste realtà l’offerta politica e programmatica più credibile. Anche naturalmente sul versante di alleanze che il nuovo quadro politico potrà favorire, ma che comunque andranno verifica te e costruite sempre sul primato di valori e programmi condivisi“.
Un’alleanza per fermare l’avanzata della destra sovranista e salvare in questo modo la tenuta del Governo gialloverde, in affanno in caso di risultati sfavorevoli di Pd e M5s alle prossime tornate regionali, Umbria in testa, come primo banco di prova.
Il commissario umbro del Pd, Walter Verini, era andato oltre, parlando di una possibile intesa locale anche in assenza di un accordo per la nascita del Governo nazionale. E molti esponenti umbri del Pd, negli ultimi giorni, si erano espressi a favore di un’intesa giallorossa in salsa umbra.
A credere alla possibilità di un accordo coi 5 Stelle anche a livello territoriale anche l’ex segretario Pd, Pier Luigi Bersani: “Quello tra Lega e M5S è stata una maggioranza che non si è riprodotta nei territori, perché era un’alleanza innaturale. Quella tra Pd e 5 Stelle potrebbe invece riprodursi. Perché si tratta di due forze contigue. Poi io, anche senza un governo giallo-rosso, ai 5 Stelle dell’Emilia Romagna direi: ora avete capito anche voi che in questa regione siamo al pelo, che è contendibile. Davvero volete consegnarla alla Lega? Io credo non lo vogliano“.
Un’ipotesi a cui anche gli esponenti locali del Movimento 5 stelle, dopo i secchi “no” dei giorni scorsi, sembrano ora guardare. Anche se la base esprime perplessità. Sui social, in attesa di capire se almeno sulle regionali potrà esprimersi attraverso la piattaforma. Tanto che i parlamentari pentastellati Gallinella e Ciprini hanno frenato: “Un accordo col Pd? Prematuro, il nostro regolamento non prevede alleanze“.
Certo, gli imbarazzi a queste latitudini sono comprensibili. Il Movimento 5 stelle è nato come una forza antisistema. E il sistema, in una regione governata da sempre dal centrosinistra, è il Pd. Come hanno più volte ribadito in Consiglio regionale, in questi anni, anche Maria Grazia Carbonari e Andrea Liberati. L’esposto di quest’ultimo sulle segnalazioni anonime ricevute presentato in Procura a Perugia ha dato impulso all’inchiesta sulla Sanitopoli che ha decapitato il Pd e portato alle elezioni anticipate.
Il fatto che il Pd abbia rinunciato a presentare un proprio candidato per la presidenza della Regione e che nel Movimento 5 stelle solo Maria Grazia Carbonari e Laura Agea abbiano fatto un timido passo in avanti verso l’autocandidatura lascia aperta la porta ad una possibile situazione di compromesso. Serve però trovare una figura di garanzia, un po’ come Conte lo è stato tra Salvini e Di Maio prima e tra quest’ultimo e Zingaretti (e Renzi) ora. Una figura da pescare nella galassia dei movimenti civici che cercano faticosamente di trovare una sintesi. Il comune denominatore, al momento, è il timore di una vittoria della Lega di Salvini e la rivalsa pentastellata nei confronti dell’ex alleato. Serve dunque un Conte umbro o… una Contessa.
Il mutato quadro politico potrebbe rovinare i piani di Andrea Fora, che potrebbe pagare a caro prezzo la scelta di aver voluto giocare d’anticipo mettendo sul piatto la propria disponibilità a candidarsi. Perché il suo nome potrebbe essere bocciato dai cinquestelle in caso di ingresso in coalizione, non fosse altro perché in suo appoggio si sono già espressi molti esponenti del Pd, E questo nonostante il commissario Verini e lo stesso Fora ripetano come un mantra che il presidente di Confcooperative Umbria non è il candidato del Pd, smentendo che ci siano stati contatti con il partito già nelle scorse settimane. Ma i cinquestelle potrebbero chiedere di azzerare tutto, come hanno fatto le componenti civiche che si sono riunite sabato a Todi.
E un altro siluro alla candidatura di Fora è arrivato proprio da Umbria dei Territori, Altra Umbria e Movimento delle idee e del Fare, i cui rappresentanti martedì sera si sono incontrati per lavorare alla lista di possibili candidati richiesta da Verini. “Rimane ferma la volontà di aprire questa esperienza – scrivono – a tutte le forze politiche, ai movimenti e alle diverse espressioni della società civile, che vogliano condividere questo percorso, nella convinzione che il dialogo ed il confronto non può che nascere sulla condivisione del progetto politico, del programma elettorale ed infine delle candidature“.
Prendendo atto “delle importanti aperture arrivate in queste ore dal commissario del Partito democratico Verini, che riconosce il ruolo della coalizione civica alla guida del processo di rinnovamento politico regionale“. A cui mandano però anche un segnale di insoddisfazione, chiedendogli di tenere a freno i suoi: “Tuttavia – prosegue infatti la nota di Umbria dei Territori , Altra Umbria e Movimento delle idee e del Fare – ogni confronto ha bisogno di nascere nella chiarezza delle reciproche posizioni. Non può coesistere l’apertura del commissario e la contestuale posizione di pezzi del Partito democratico ( sindaci, dirigenti, eletti) che ogni giorno si esprimono a sostegno di un candidato civico che, come ormai evidente, non solo non unisce il fronte civico, ma rischia di dividere anche il Pd. Per fare tutto ciò c’è bisogno non solo di un metodo diverso nella scelta della candidato alla Presidenza, ma anche di una discontinuità nei programmi e nelle persone con cui la nuova coalizione progressista si candida a governare l’Umbria“.
Al via, dunque, una rapida fase di confronto con tutti i soggetti che si dimostreranno aperti al dialogo e “che sapranno condividere gli stessi obbiettivi nell’interesse degli umbri“. “Solo al termine di questo confronto sulle idee programmatiche – concludono i civici – la coalizione civica, si assumerà l’onere di portare al tavolo della coalizione una proposta forte e rappresentativa per il ruolo di candidato Presidente. Questi tre movimenti civici auspicano infine che si possa rapidamente convergere sull’identificazione di un candidato capace di unire una coalizione ampia alternativa alla destra e su programmi discontinui, innovativi e sostenibili“.
Fora continua però a collezionare attestazioni di stima. L’ultima è quella del presidente di Alternativa Riformista, Amato De Paulis, che ha incontrato il presidente di Confcooperative per approfondire e condividere alcuni punti programmatici con particolare riferimento alle tematiche ambientali, dello sviluppo sostenibile, dell’economia circolare e dei prodotti biologici. “Abbiamo trovato con Andrea Fora le giuste convergenze – ha detto De Paulis al termine dell’incontro – nella definizione di un programma che sia anche improntato alla salvaguardia ambientale, alla salute e alimentazione. In diverse occasioni pubbliche ho avuto modo di affermare che é importante l’unità di tutto il mondo civico, riformista e del centro sinistra. Auspichiamo che attorno a Fora si possa realizzare una ampia e larga convergenza“.
Intanto Fratelli d’Italia anche in Umbria raccoglie l’appello di Giorgia Meloni per scendere in piazza Montecitorio qualora la crisi di governo non si dovesse risolvere con il voto, ma attraverso la formazione di un governo “nato per ingannare gli elettori e salvare le poltrone“. Lo affermano in una nota i vertici di Fratelli d’Italia in Umbria Franco Zaffini, Emanuele Prisco, Marco Squarta ed Eleonora Pace. “Noi di Fratelli d’Italia non ci rassegneremo mai all’idea che i governi si possano fare sulla pelle dei cittadini, contro il parere e la volontà degli italiani. Per questo motivo siamo pronti a scendere in piazza – si legge in una nota -. Abbiamo sempre contrastato le ipotesi di governi innaturali tra forze politiche sin dal giorno dopo le elezioni politiche di marzo 2018 e lo abbiamo continuato a fare in questi 14 mesi di governo gialloverde evidenziando le storture programmatiche, chiedendo poi di andare al voto subito per restituire la parola agli italiani, unici veri sovrani anche secondo l’articolo 1 della Costituzione, e se necessario lo faremo da piazza Montecitorio. A fianco di Giorgia Meloni“.
Non in piazza, ma alla pasticceria Nicolini stanno scendendo in questi giorni diversi esponenti del Pd. Per un colloquio con l’ex segretario regionale Gianpiero Bocci, dimessosi dopo essere finito agli arresti domiciliari perché indagato dalla Procura perugina titolare dell’inchiesta sulla Sanitopoli. Bocci, il cui processo si aprirà proprio alla vigilia delle elezioni regionali, avrà sicuramente dispensato consigli per fermare la destra. E magari anche per aiutare i cosiddetti bocciani a prendersi qualche rivincita, dopo essere stati messi all’angolo all’interno del partito.
Chi all’angolo non vuole starci ed usa (per ora) la piazza virtuale dei social per far sentire la sua voce è l’ex governatrice Catiuscia Marini. Che punta l’indice contro il machiavellismo mostrato da Zingaretti, pronto a fare accordi anche con Salvini per un ricorso anticipato alle urne, a Roma come in Umbria, per controllare il partito e sfilarlo dalle mani di Renzi in parlamento e dall’allora maggioranza Bocci-Marini da queste parti. Dall’accordo con Salvini (rivelato da La 7) a quello con Di Maio (magari anche in Umbria) il passo è breve.