Dal crollo dell'azienda per il sisma alla speranza | Alessia, Amelia, Teresa e Silvia provano a ripartire - Tuttoggi.info

Dal crollo dell’azienda per il sisma alla speranza | Alessia, Amelia, Teresa e Silvia provano a ripartire

Sara Fratepietro

Dal crollo dell’azienda per il sisma alla speranza | Alessia, Amelia, Teresa e Silvia provano a ripartire

Enel e Legambiente sostengono il progetto di raccolta fondi “Alleva la speranza” a sostegno di 4 donne allevatrici per ripartire dopo il terremoto del 2016 | Le storie di Alessia, Amelia, Teresa e Silvia
Gio, 29/11/2018 - 15:42

Condividi su:


Alessia è una giovane allevatrice di Norcia, mamma di due bambini ed impegnatissima nell’azienda agroalimentare di famiglia. Le scosse di terremoto di fine ottobre 2016 hanno fatto crollare il capannone che ospitava gli ovini ed il caseificio. Poi, come se non bastasse, nei mesi successivi l’azienda è stata interessata anche da un incendio. Ma lei e la sua famiglia non si sono mai dati per vinti, e sono ripartiti subito, con le proprie forze, con un tunnel per ospitare gli animali e senza mai sospendere la produzione di formaggi e cereali.

Ora per lei si è accesa una speranza in più verso il ritorno alla normalità, grazie a Enel e Legambiente. Alessia Brandimarte è infatti tra le quattro allevatrici scelte come beneficiarie del progetto “Alleva la speranza”, nato proprio a sostegno delle popolazioni colpite dal sisma di due anni fa.

Si tratta di una raccolta fondi, promossa appunto da Legambiente ed Enel, con l’obiettivo di aiutare le aziende del Centro Italia a “coltivare” nuovi progetti di crescita dopo il sisma del 2016. Il progetto è stato presentato questa mattina dal presidente di Legambiente Stefano Ciafani e da Massimo Bruno, responsabile Sostenibilità e Affari Istituzionali di Enel. Si tratta di una iniziativa di crowdfunding realizzata attraverso la piattaforma PlanBee (www.planbee.bz).

Oltre ad Alessia Brandimarte (Norcia), il progetto coinvolge anche Amelia Nibi, Teresa Piccioni e Silvia Bonomi, rispettivamente di Amatrice (Rieti), Pietralta di Valle Castellana (Teramo) e Ussita (Macerata), le cui aziende sono state tutte fortemente danneggiate dalle scosse. La campagna si svilupperà nei prossimi due anni, fino a dicembre del 2020.

“L’Italia potrà tornare a raccontare al mondo la bellezza dei luoghi, storici e naturali, colpiti dal sisma del 2016, raccogliendone i benefici soltanto se avrà davvero a cuore il presente e il futuro di chi continua a viverci, curando e custodendo le tante risorse del nostro Appennino – ha detto Stefano Ciafani, presidente di Legambiente – Oggi in questi territori le imprese di allevamento e di trasformazione di prodotti di straordinaria qualità sono veri e propri presidi civili, che hanno bisogno del sostegno di tutto il Paese per continuare a vivere, insieme alle comunità di cui fanno parte. Insieme a Enel abbiamo deciso, per queste ragioni, di lanciare ‘Alleva la speranza’: una campagna di raccolta fondi con cui aiutarle a trasformare i loro progetti di crescita in realtà”.

“Siamo convinti che questa raccolta fondi sia molto importante per il rilancio dei territori del nostro Paese devastati dagli eventi sismici del 2016 – ha affermato Massimo Bruno, responsabile sostenibilità e affari istituzionali – ‘Alleva la speranza’ per Enel significa avere a cuore le problematiche e i bisogni che a distanza di due anni persistono per i cittadini delle regioni colpite. Vogliamo offrire un impegno concreto per risollevare l’economia del territorio e aiutare quindi le famiglie e soprattutto i giovani a ricostruire il loro futuro nella propria terra”.

Le testimonianze delle imprenditrici

Teresa, Silvia, Amelia e Alessia hanno raccontato in prima persona la situazione che stanno attraversando da quando, tra il 24 agosto e il 30 ottobre del 2016, una serie di fortissime scosse di terremoto ha fermato il cuore dell’Italia centrale. Da Amatrice a Norcia, da Visso alla provincia di Teramo: quei territori in cui, come tanti altri piccoli allevatori, hanno le loro aziende e le loro radici. E dove con tutte le loro forze vogliono rimanere.

Alessia e la speranza di una mungitrice mobile

Alessia Brandimarte

“Con i fondi di Alleva la speranza compreremo una mungitrice mobile; abbiamo un allevamento di 400 ovini, un caseificio e 100 ettari di terra in cui coltiviamo la lenticchia di Castelluccio di Norcia. Vogliamo passare da una situazione di disperazione al rilancio della nostra attività, migliorando anche la situazione in cui eravamo”, racconta Alessia Brandimarte, che ha due figli di 6 e 2 anni e un’azienda a conduzione familiare a Norcia.

Dopo il terremoto, racconta Alessia, “abbiamo comprato una stalla a tunnel, una tensostruttura con copertura in telo. Dovevamo essere rimborsati, ma la burocrazia di questo post terremoto ci ha reso la vita impossibile! Ad oggi le pecore sono ancora nella stalla tunnel, ma purtroppo questa struttura non è eterna e tra l’altro al suo interno gli animali soffrono tantissimo. In estate fa troppo caldo, mentre d’inverno entra la neve. Dopo il sisma, la ricostruzione di Norcia sembrava sempre più lontana, ma noi non avevamo nessuna intenzione di aspettare. Abbiamo iniziato a piccoli passi la nostra ricostruzione: l’azienda di famiglia, mattone dopo mattone, doveva rinascere. Quindi abbiamo deciso di costruire una nuova struttura, che ospitasse il caseificio, il punto vendita, un laboratorio e il magazzino, tutto concentrato in una sola area. Lo abbiamo realizzato con fondi privati, ma non ce l’avremmo mai fatta senza l’aiuto di 4 imprenditori del Varesino, che sono scesi qui giù per darci una mano”.

Il lavoro da fare è tanto e Alessia e la sua famiglia vorrebbero fare un passo in più per la rinascita dell’azienda ed anche lo sviluppo del territorio. “In queste zone – spiega – ci sentiamo ancora in emergenza, perché non è partita la ricostruzione. Ma noi vogliamo passare da una situazione di disperazione al rilancio della nostra attività. Ad oggi, l’azienda è a gestione familiare, ma se crescesse potremmo assumere personale. In quest’ottica, abbiamo avviato un progetto di Agricampeggio, per noi e per Norcia. Ad oggi, infatti, ci sono grosse difficoltà per questo tipo di turismo, visto che non ci sono strutture ricettive. Insomma, “progettare il futuro” è la nostra parola d’ordine”.

Qui le informazioni ed il videomessaggio di Alessia 

Amelia, che spera in una stalla

Amelia Nibi

L’azienda di Amelia Nibi, che ha 34 anni, si trova ad Amatrice (Rieti): “Facciamo allevamento di bovini e ortofrutta – racconta – e i nostri prodotti sono tutti biologici. Il terremoto ha reso inagibili quasi tutte le strutture, soprattutto le stalle. Ma non ci siamo arresi. Ora il contributo di Alleva la speranza può fare la differenza, solo con il vostro aiuto potremo ricomprare la stalla che ci permetterà di ricominciare”.

“Con il primo terremoto, quello del 24 agosto 2016, – ricorda Amelia – sono stati danneggiati e dichiarati inagibili il nostro punto vendita e la concimaia con i liquami. La casa in cui viviamo è una delle poche che non è crollata quel giorno, mentre tutta Amatrice spariva sotto le macerie. Il 18 gennaio 2017, con le nuove scosse, è stata la volta del caseificio, dei capannoni, del frigo per le mele e di due stalle su tre. Credevamo di morirci sotto. La nostra famiglia, grazie ad aiuti di privati, delle associazioni e prestiti dalle banche, ha ricostruito un punto vendita e il caseificio. Le nuove strutture però, purtroppo, non sono in muratura, ma sono simili a container. Noi non abbiamo preso nessun finanziamento finora, nessun aiuto “istituzionale”. Dovevamo accelerare, non potevamo aspettare la burocrazia. Per il caseificio ci avevano detto di attendere 8 mesi e immaginare di non avere guadagni per 8 mesi avrebbe significato chiudere e mandare a casa tutti i lavoratori! Noi non ci siamo arresi, abbiamo messo in campo tutta la nostra buona volontà per iniziare a ricostruire. È stato fondamentale l’aiuto di chi ha creduto in noi e ci ha sostenuto in questa battaglia: tante associazioni e cittadini. Nei mesi post-terremoto ad un certo punto eravamo diventati una piccola comunità: poiché la nostra casa aveva retto, ospitavamo anche altre persone, un’altra intera famiglia”.

Qui le informazioni e il videomessaggio di Amelia

A Teresa manca un silos, la trinciatrice e una mungitrice

Teresa Piccioni

“Dobbiamo rilanciare la nostra azienda per far vivere la nostra famiglia, per questo ci serve il contributo di Alleva la speranza – spiega invece Teresa Piccioni, la cui azienda è nella frazione Pietralta del comune di Valle Castellana, nel Teramano -. Vorremmo acquistare una mungitrice mobile, per alleviare il lavoro di mungitura delle capre che oggi è fatto a mano dai miei figli; un silos per immagazzinare il granturco affinché non si bagni e marcisca; un’altra urgenza è la trinciatrice”. Le capre allevate da Teresa sono di una razza pregiata e resistente, quella abruzzese del Teramano. E l’obiettivo dell’imprenditrice è favorire la nascita di un vero e proprio biodistretto.

“Il terremoto ci ha messo, letteralmente, in mezzo ad una strada. La stalla che era in cemento e legno è stata dichiarata inagibile e l’area è diventata tutta inedificabile (quindi classificata come R4). Tutta la zona di Pietralta è a rischio frana. A Valle Castellana sembra di essere ancora in piena emergenza. Solo a luglio sono stati avviati i lavori per le casette Sae (soluzioni abitative d’emergenza), in ritardo di un anno. A chi mi chiede “ma chi te lo fa fare di rimanere lì?” rispondo: “certo, con il portafoglio pieno scegli dove vai”. Però, nonostante le difficoltà, che sono state tantissime, a me è sempre piaciuto stare qui e non baratterei questo paese di montagna con nessun altro posto al mondo”. 

Qui le informazioni e il videomessaggio di Teresa

Silvia punta sulle pecore Sopravissane e cerca una stalla

Silvia Bonomi

Anche Silvia Bonomi ha un allevamento di straordinaria qualità, a Ussita (Macerata), nel Parco nazionale dei Monti Sibillini: quello delle pecore Sopravissane, una razza ovina autoctona marchigiana, ormai quasi estinta. La sua azienda è diventata il perno di una rete d’imprese, nata nel 2017 per diffondere questa razza, da cui si ottiene una lana grigia pregiata, conosciuta come il “cachemire italiano” e latte di grande qualità. La sua stalla però è diventata inagibile a causa del terremoto.  “Il contributo di Alleva la speranza è fondamentale, da soli non possiamo sostenere le spese necessarie per realizzarla – racconta Silvia – e d’inverno la gestione degli animali all’aperto, come siamo costretti a fare ora, diventa impossibile”.

“Il terremoto – ricorda – è stato una doccia fredda. Con la scossa del 26 ottobre 2016 abbiamo perso la nostra casa, il 30 ottobre la stalla presentava dei danni, ma abbiamo continuato a lavorare. Dalla nostra abitazione, però, non abbiamo potuto recuperare nulla. Dopo il sisma, per stare vicini alle nostre preziose Sopravissane e affrontare l’inverno in maniera decorosa, abbiamo utilizzato una roulotte. Solo dopo 9 lunghissimi mesi di roulotte, finalmente siamo entrati in un Mapre, il Modulo abitativo rurale d’emergenza, previsto per gli allevatori. Poi è arrivata la forte scossa di Muccia, del 10 aprile 2018, e ci siamo ritrovati dalla sera alla mattina senza ricovero per gli animali: le acque di scarico, i cosiddetti “reflui” entravano dentro, pioveva dal tetto, le pareti oscillavano. Siamo andati in Comune, i primi di maggio c’è stato un sopralluogo e ci hanno dato immediatamente il foglio di uscita.  Da allora fino ad oggi, abbiamo tenuto le pecore al pascolo. Intanto abbiamo capito, attraverso le brutte esperienze degli altri allevatori, che le strutture in acciaio con teli, le cosiddette stalle tunnel, non sono adatte alla nostra latitudine con il clima e il vento che c’è. Per questo motivo abbiamo bisogno di comprare una stalla nuova, antisismica, con quattro finestre per l’areazione, utili per evitare il troppo caldo d’estate e la condensa d’inverno”.

Qui le informazioni e il videomessaggio di Silvia

ACCEDI ALLA COMMUNITY
Leggi le Notizie senza pubblicità
ABBONATI
Scopri le Opportunità riservate alla Community

L'associazione culturale TuttOggi è stata premiata con un importo di 25.000 euro dal Fondo a Supporto del Giornalismo Europeo - COVID-19, durante la crisi pandemica, a sostegno della realizzazione del progetto TO_3COMM

"Innovare
è inventare il domani
con quello che abbiamo oggi"

Lascia i tuoi dati per essere tra i primi ad avere accesso alla Nuova Versione più Facile da Leggere con Vantaggi e Opportunità esclusivi!


    trueCliccando sul pulsante dichiaro implicitamente di avere un’età non inferiore ai 16 anni, nonché di aver letto l’informativa sul trattamento dei dati personali come reperibile alla pagina Policy Privacy di questo sito.

    "Innovare
    è inventare il domani
    con quello che abbiamo oggi"

    Grazie per il tuo interesse.
    A breve ti invieremo una mail con maggiori informazioni per avere accesso alla nuova versione più facile da leggere con vantaggi e opportunità esclusivi!