Spoleto

Al “Teatrino delle 6” interessante esperimento di FuoriFestival, verso nuove sonorità elettroniche

Tutto è suono, nulla lo è! La molteplicità delle fonti in questo campo arriva persino all’autonegazione del Se, tanto è complessa la materia.

Se volessimo accettare l’assunto filosofico dei mistici e degli scienziati più arditi, dovremmo ammettere che la materia è vibrazione. E se così è allora (ne siamo profondamente convinti) prendere un suono qualsiasi di quelli che ci circondano, fosse anche quello del sangue che ti scorre nelle vene, consente la scrittura di un dialogo nemmeno tanto immaginario che presto si tramuta in composizione, dove un suono dopo l’altro, si arriva ad un racconto vero e proprio.

Questa piccola premessa è necessaria per rendere ancor più esplicita la sensazione provata nel concerto-esperimento tenutosi ieri sera, 9 novembre, al Teatrino delle 6 “Luca Ronconi” di Spoleto, dove l’Associazione culturale FuoriFestival ha voluto proporre un percorso di ascolto che a Spoleto mancava da moltissimo tempo.

I precedenti

La cosiddetta musica elettronica contemporanea– anche se sarebbe meglio non assegnare etichette- non è nuova in Umbria in generale e nella città del Festival in particolare.

Possiamo solo ricordare l’ultimo spettacolo tenutosi nell’ultima edizione del Festival dei Due Mondi con il concerto di Max Cooper e soprattutto, la straordinaria rassegna del Conservatorio “Morlacchi” di Perugia, Segnali, negli anni che vanno dal 2010 al 2016, dove a Perugia sono passati i migliori interpreti internazionali della composizione elettronica, Patrizio Fariselli, Nicholas Isherwood, Clarisse Clozier, Francoise Barrière e il grandissimo Alvin Curran.

Quasi sempre le composizioni di questi artisti sono accompagnate da “scritture” audiovisive che aumentano l’intensità dell’esperienza sonora riuscendo a creare fisicamente un luogo, che diversamente avremmo definito solo immaginario.

Il futuro

Al Teatrino delle 6 si ritrova invece la nuovissima generazione di compositori elettronici- ragazzi che veleggiano intorno ai 30 anni- Ciro Vitiello e SSIEGE, di cui non sveleremo il nome ma spoletino al 100%, con esperienze europee di livello, e con il prezioso aiuto dell’artista multimediale e regista, Bianca Peruzzi.

Sotto le volte a pietra della meravigliosa location un complesso sistema di illuminotecnica, già attivo sin dall’ingresso del pubblico, aiuta ad immergersi una sorta di nebbia prodotta ad arte per ostacolare il passo baldanzoso di tutti i giorni e consentire invece di ritrovare una dimensione di intimità che predispone all’ascolto.

Mentre a Spoleto non gira un anima, in un giovedì qualunque di novembre, e pochi esploratori si perdono dentro qualche ristorante, al Teatrino delle 6 un bellissimo e folto gruppo di giovani di Spoleto, Foligno e Perugia, si ritrovano per una sorta di rito iniziatico.

Chi scrive è già oltre la soglia dei 60anni, ma la sensazione di bellezza e di attenta partecipazione in un simile contesto, fa tornare alla mente un passaggio del Manifesto del Futurismo di F.T. Marinetti in cui l’autore affermava, “I più anziani fra noi, hanno trent’anni: ci rimane dunque almeno un decennio, per compier l’opera nostra. Quando avremo quarant’anni, altri uomini più giovani e più validi di noi, ci gettino pure nel cestino, come manoscritti inutili. — Noi lo desideriamo!”

E’ già molto interessante e bello tuttavia aggiungere un nuovo capitolo alla presenza culturale di qualità a Spoleto e anche se fuori tempo massimo non ce lo saremmo perso per nessun motivo.

Ciro Vitiello, originario di Torre Annunziata, apre la serata con una performance che sfida le convenzioni compositive, disegnando paesaggi sonori di un valore quasi estremo e che mescolano, all’apparenza, influenze della musica Ambient e Noise. Le composizioni di Vitiello, che costruisce un racconto su un suono di fondo (diciamo pure “maestro” ), sembrano un dialogo tra umanità e macchine dove il disegno luci di Bianca Peruzzi crea il contenitore perfetto per l’esperienza di ascolto.

Si tratta in effetti di un contesto originale, raccontato ora ai giovani 30enni. Ma per i claudicanti 60enni non ancora finiti nel cestino, è impossibile dimenticare dove tutto e cominciato e l’effetto straniante sull’ascoltatore dell’epoca, quando nel 1982 Vangelis scrisse la colonna sonora di Blade Runner il celebre film di Ridley Scott. L’uso massiccio delle più nuove sonorità, la mancanza di paura nella produzione di rumore di base, prodotte dai sintetizzatori dell’epoca, e la rarefazione del tema conduttore, aprirono la strada a molte altre esperienze.

SSIEGE, che chiude la bellissima serata organizzata dai ragazzi di FuoriFestival, è un compositore con una sensibilità accentuata. In lui convivono una dimensione onirica del comporre mista a tematiche quotidiane come la memoria, l’adolescenza, la timidezza e il sogno. SSIEGE è anche autore di un album Beautiful Age (Youth 2023) in cui non si ha timore di mettere in gioco i più classici stilemi della New Age, della Ambient o le incursioni Dub.

Per la serata spoletina l’artista, che intende l’esibizione dal vivo come appunto performance, ha deciso di comporre 3 variazioni originali e di far ascoltare solo qualche traccia del lavoro discografico appena pubblicato. Nessuna replica di suono già prodotto, se possibile. Una mentalità apprezzabile.

Eccezionale la collaborazione di Bianca Peruzzi, regista e artista multimediale che lavora tra Germania e Italia. Da anni Bianca lavora con le immagini in movimento con tecniche che vanno dalla esplorazione delle forme, all’astrazione dei contenuti, proprio come al Teatrino delle 6 dove l’impatto della luce nello spazio fisico crea un mondo a parte.

Non manchiamo di incoraggiare altre esperienze come questa che consentono al pubblico più giovane di apprezzare anche la città. Molti infatti i commenti sulla bellezza dello spazio scelto ed anche l’incredulità che un contrasto apparentemente così forte, tra suoni contemporanei e vetustà maestosa delle pietre, possa invece generare una serata bellissima.

Foto: Tuttoggi.info (Carlo Vantaggioli)