Tratto da Los Farsantes del drammaturgo e regista spagnolo Pablo Remón, che ne cura anche la regia, lo spettacolo, già sold out,
Domani 5 luglio alle ore 19, Silvio Orlando, tra i più versatili e premiati attori italiani, torna al Festival dei Due Mondi dopo cinque anni con lo spettacolo Ciarlatani tratto da Los Farsantes del drammaturgo e regista spagnolo Pablo Remón, che ne cura anche la regia.
Lo spettacolo, già sold out, continua fino a sabato 8 luglio al Teatro Caio Melisso Spazio Carla Fendi (ore 17, ore 19, ore 17). In scena, insieme a Silvio Orlando, anche Francesca Botti, Francesco Brandi e Blu Yoshimi, «solo quattro attori» – come commenta Remón – «che viaggiano attraverso decine di personaggi, spazi e tempi. Una satira sul mondo del teatro e dell’audiovisivo, ma anche una riflessione sul successo, sul fallimento e sui ruoli che ricopriamo, dentro e fuori la finzione». Attingendo a una narrazione eminentemente teatrale, ma con un’aspirazione fittizia e cinematografica, Remón dipana una pièce in capitoli con una struttura più vicina a un romanzo che al teatro.
Maddalena Giovannelli racconta nelle note di sala che «il protagonista di Ciarlatani è Diego, un regista di successo che ha compreso bene la formula per produrre con le grandi reti e per farsi amare dal pubblico. Ora è il suo momento d’oro: ha in mano una nuova serie tv e una super attrice protagonista ha appena firmato il contratto. Ma proprio nell’attimo in cui possiamo scattare la fotografia del nostro trionfo, c’è sempre qualcuno o qualcosa in grado di ricordarci chi eravamo, o chi avremmo voluto essere.
Per Diego, si tratta di un vecchio maestro della scuola di cinema, Eusebio Velasco, talento adamantino mai compromesso con il mercato, ormai isolato e dimenticato da tutti. Anche la figlia di Eusebio, Anna, è alla resa dei conti con la sua carriera di attrice, sempre sul punto di cominciare e sempre pronta a franare su nuovi fallimenti. Le due parabole si incroceranno deviando i cammini di entrambi. Intorno a loro, una galassia di apparizioni: attrici, produttori cocainomani, comparse minorenni, padri e madri.
Il loro ruolo è soprattutto quello di applaudire il successo o rimarcare i fallimenti di Diego o di Anna, come se tutte le relazioni umane intorno all’arte finissero poi per essere schiacciate su questa doppia funzione».
«Ciarlatani» – si legge nelle note di sala – «affonda dunque la penna senza pietà nelle piaghe di un piccolo mondo alla deriva, e finisce così per passare dallo specifico della produzione artistica ad un più ampio spaccato di una società ossessionata dal successo».