Terni

Agguato striscione FEDAYN Roma, ultras Ternana “Gesto infame”

Mondo ultras in stato di agitazione per l’agguato e il furto dello striscione dei FEDAYN, storico gruppo ultras della Curva Sud romanista. Il caso ha generato una serie di prese di posizione e potrebbe innescare una spirale di violenza che sta mettendo in allarme le forze dell’ordine. I gemellaggi tra le varie curve, infatti, lascia presupporre che potrebbero esserci altri episodi di violenza, come quello che si è verificato nella giornata di sabato 4 febbraio nei pressi dell’Olimpico. Un gruppo organizzato di circa 40 ultras della Stella Rossa Belgrado (presenti in Italia per seguire la trasferta della loro squadra di Basket in Eurolega e storicamente gemellati con la curva del Napoli) ha infatti assalito con bastoni e manganelli alcuni tifosi della Roma in un vero e proprio agguato nell’ambito del quale sono rimaste ferite almeno tre persone. I serbi hanno inoltre sottratto lo storico striscione FEDAYN e la bandiera gigante con la scritta “Brigata Roberto Rulli” (uno dei fondatori del gruppo ultras).

Agguato ultras, quelli della Ternana “Gesto infame”

Il caso ha suscitato reazioni da parte di tutto il mondo ultras e anche quelli della Ternana sono intervenuti: “Anni di militanza hanno insegnato che ci sono dei valori imprescindibili che vanno rispettati in ogni situazione. Andare contro questi elementi basilari genera comportamenti infami che nulla hanno a che vedere con il nostro mondo. Siamo vicini ai FEDAYN ROMA e sappiamo che la loro mentalità li porterà ad agire nel modo giusto in un momento terribile per loro e per tutto il movimento”.

Rischio escalation violenza, dopo scontri tra ultras Napoli e Roma

Secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti, sembra che l’agguato possa essere messo in relazione agli scontri avvenuti lungo l’A1 tra ultras del Napoli e della Roma, 180 in tutto, il 9 gennaio. “Circa 350 tifosi del Napoli diretti a Genova, si sono fermati nell’area di servizio Badia al Pino direzione nord” – avevano riferito le forze dell’ordine dopo l’accaduto – Come prassi, gli agenti hanno chiuso l’ingresso “all’area di servizio per impedire che un gruppo di tifosi romanisti di cui si era avuto notizia, in transito lungo lo stesso itinerario, potesse venire a contatto con la tifoseria partenopea”. I tifosi della Roma sono venuti a sapere della presenza degli ultrà del Napoli nell’area di servizio e hanno deciso di “fermarsi all’altezza dell’area di sosta mentre una parte della tifoseria del Napoli posizionatasi lungo la recinzione, ha iniziato un fitto lancio di oggetti contundenti verso le autovetture sulla carreggiata”. Questo è stato il preludio allo scoppio della guerriglia: “Entrambi i gruppi in brevi attimi si sono spostati all’altezza dell’uscita dell’autogrill e sono entrati in contatto per pochi minuti; un tifoso romanista è stato ferito con arma da taglio e risulta in codice giallo. Dopo circa 15 minuti sono ripartiti, mentre quelli napoletani sono rimasti nell’area di servizio e successivamente scortati fino a Genova da personale delle forze di polizia”.

Agguato e vendetta?

In seguito a questi scontri, secondo quanto è in corso di accertamento in queste ore da parte degli inquirenti, sarebbero stati alcuni componenti del tifo organizzato del Napoli a dare mandato a quelli della Stella Rossa di organizzare l’imboscata e rubare lo striscione FEDAYN ai romanisti. Ora si teme che gli striscioni possano essere esposti nella prossima partita interna della Stella Rossa o, peggio ancora, allo stadio “Maradona” di Napoli: se dovesse verificarsi una situazione simile, i tifosi giallorossi hanno già promesso “lo scoppio di una guerra” e si teme una spedizione punitiva. Il complesso reticolo di gemellaggi e alleanze tra gruppi ultras, porterebbe a mettere sul piatto della bilancia anche il peso della recente simpatia tra i FEDAYN e i Bad Blue Boys della Dinamo Zagabria, acerrimi rivali dei supporters della Stella Rossa. La situazione è comunque monitorata molto da vicino dalle massime autorità preposta, a iniziare dal Ministro dell’interno, Matteo Piantedosi, che aveva già vietato a romanisti e napoletani le trasferte (per due mesi) in seguito agli scontri sull’A1.