“Vado ogni mese ad Agea, sarò lì anche la prossima settimana per sollecitare: questi problemi non possono ricadere sulle spalle degli agricoltori, perché c’è davvero chi rischia di chiudere. Pur avendo in tasca un credito”.
Filippo Gallinella, parlamentare umbro del Movimento 5 Stelle, è membro della commissione agricoltura della camera dei deputati. E dunque conosce a fondo il “buco nero” dell’Agenzia per le erogazioni in agricoltura, in ritardo di circa tre anni con il rimborso alle imprese agricole dell’Umbria per una serie di misure di sostegno (come agroambiente e biologico). Migliaia di aziende che rischiano il crac perché, pur avendo titolo ai rimborsi, non stanno vedendo un euro (fatta eccezione per un acconto sul 2015 versato ad ottobre 2017) ma nel frattempo hanno acceso debiti con le banche per avere anticipazioni di cassa funzionali alle attività imprenditoriali.
“Quella di Agea è una struttura debole e sotto organico (i dipendenti sono circa 140) e soprattutto senza una governance politica. E la colpa più grossa – sostiene il deputato pentastellato – è dell’ex ministro Martina. C’era in ballo una riforma, che però non è stata fatta anche se c’erano le condizioni per mettere mano al sistema. E’ mancata la volontà politica”.
Questa “assenza di coordinamento” ha generato dunque una confusione che poi si è trasferita sul piano operativo. “Quello agricolo è un sistema frammentato – dice Gallinella – con procedure diverse da regione a regione. La validazione delle domande segue percorsi e criteri diversi da regione a regione. E questo non è possibile: il biologico per l’Umbria – fa un esempio l’onorevole – non può essere diverso dal biologico della Toscana o delle Marche”. La proposta è dunque quella di una “armonizzazione” che sfoci in una “semplificazione” così da abbattere i ritardi dovuti a rompicapo burocratici che fanno perdere tempo e risorse.
“E poi – conclude Gallinella – occorre investire sul personale. Oggi, molto spesso, alle imprese che chiamano per conoscere lo stato della loro pratica, non c’è nessuno che possa rispondere. Perché i dipendenti sono indaffarati in tanti, troppi, incarichi”.
La sintesi è dunque quella non solo di un coordinamento politico che sia in grado di strutturare anche un “nuovo regolamento” per l’accesso alle risorse – che siano i pagamenti diretti delle Regioni o le misure collegate ai piani di sviluppo rurale – e che proceda con una riorganizzazione efficace dell’agenzia e che faccia il paio con procedure più snelle. Per evitare che nelle falle della burocrazia finiscano migliaia di aziende.