Aeroporto Perugia in attesa di un 'comandante' | Si punta sull'appeal umbro - Tuttoggi.info

Aeroporto Perugia in attesa di un ‘comandante’ | Si punta sull’appeal umbro

Redazione

Aeroporto Perugia in attesa di un ‘comandante’ | Si punta sull’appeal umbro

La scelta tra aeroporto e alta velocità | Regione cerca strategia | Un gruppo di esperti al lavoro con Alitalia
Dom, 24/04/2016 - 14:46

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Appeal umbro: in altre parole raggiungere l’Umbria e respirare il lifestyle italiano. Percorrendo le luminose sale dell’aeroporto San Francesco, è chiaro come la percezione che il turista ha della nostra regione è quella di una sorta di scrigno segreto che offre la possibilità di scoprire l’autenticità italiana sotto tutti i punti di vista. Oltre alle bellezze del territorio, a costituire l’appeal umbro anche un livello qualitativo di servizi relativamente buono e caratterizzato da una buona offerta, dovuta ad una iniziativa privata diffusa a macchia di leopardo, che funziona e che la Regione ha tentato di incentivare con la creazione di consorzi tematici. Insomma, una tematizzazione turistica che funziona, come la Via di Francesco o il turismo in bicicletta che confermano anno dopo anno un forte appeal sui visitatori provenienti dalla Germania, dai Paesi Bassi e dall’Inghilterra. Come a dire che l’Umbria ha tanto da offrire e svariati punti forti: tutti spunti sui quali si potrebbe puntare anche per il miglior utilizzo dell’aeroporto regionale, immaginandolo più come un punto in cui arrivare più che ad uno scalo da cui partire. Una sorta di luogo in cui accogliere a braccia aperte turisti provenienti da ogni dove alla ricerca di una esperienza perfettamente coerente con l’idea green dell’Italia.


La visione prima dei numeri

Eppure, in assenza di una strategia chiara, con difficoltà si potrà procedere a nomine o altri investimenti per il San Francesco. Sembra questo il futuro dell’aeroporto di Perugia, al centro negli ultimi mesi di una ‘bufera’, tra dimissioni del presidente di Sase, Mario Fagotti, e l’arrivederci di Alitalia e Ryanair. Da quando le due compagnie aeree hanno comunicato l’abbandono delle piste del san Francesco per alcune tratte verso aeroporti nazionali e internazionali, la politica umbra si è scatenata su ipotesi di sviluppo e bilanci, che a detta di alcuni non quadrano. Un futuro, quello del San Francesco, che al momento sembra tuttavia impaludato in attesa di nuove decisioni politiche e visioni di sviluppo; un destino che l’aeroporto deve condividere inoltre con l’altro progetto che divide in due l’Umbria tutta: quello che viaggia sulle strade ferrate e vorrebbe la regione meglio collegata con l’alta velocità.

Ma, con la Presidente Marini fino a pochi giorni fa in viaggio in Africa con l’associazione Amici del Malawi di Perugia, i lavori, almeno nelle sedi regionali, sembrano fermi. Per i corridoi di Palazzo Donini, qualcuno accenna un flebile riferimento allo scalo umbro, seppur senza grande successo. “Cosa abbiamo deciso di fare?”, si chiede la minoranza di Palazzo Cesaroni. Ma nulla di più, tutti in attesa di una strategia condivisa. L’agenda della giunta sembrerebbe voler puntare già dalla prossima settimana a trovare una soluzione per lo scalo umbro. Alla domanda, come detto, che imporrebbe una ‘scelta’ in termini economici tra investimenti da destinare all’aeroporto o all’alta velocità, la linea di Palazzo Donini, anche in base ad alcuni rumor, propenderebbe per la seconda, facendo sì che lo scalo umbro diventi invece intermedio verso altri hub internazionali (in primis Francoforte). Ormai è infatti certo che la Sase sta cercando di contrattare altre tratte con altre compagnie low cost per collegamenti verso aeroporti internazionali, abbandonando l’idea di divenire uno degli scali principali del centro Italia.


L’aumento dei passeggeri e delle tasse

Un’intuizione che deve comunque fare i conti con il nodo passeggeri e l’aumento delle tasse, soprattutto se si pensa che la rotta Perugia-Roma (coperta da Alitalia fino alla sostituzione degli aerei con degli autobus) verso l’hub di Fiumicino necessiterebbe di una quota di almeno 60mila passeggerei all’anno. Eppure “ne sono stati raggiunti al massimo 34.000”, si legge in una nota del consigliere regionale Attilio Solinas. Una perdita che brucia come sale sulla ferita, se si pensa che il San Francesco è passato dai 40mila viaggiatori del 2004 agli oltre 270mila attuali, senza aumento dei dipendenti dell’aerostazione. Un risultato apprezzabile, anche perché, stima la Regione, che ogni passeggero che arriva in Umbria comporterebbe un introito per l’economia regionale di circa 100-150 euro. La decisione del taglio di alcune tratte da parte di Ryanair sembrerebbe legato all’annuncio da parte del Governo italiano dell’introduzione di un ulteriore aumento di 7,5 euro della cosiddetta tassa comunale (arrivata oggi a 9 euro) per ogni biglietto emesso in partenza da scali italiani. Sarebbe così necessario intervenire a calmierare un mercato dove, di fatto, gli aeroporti regionali stanno perdendo significato. Oggi, sono oltre 110, in Italia, gli aeroporti operativi, regionali compresi. Un numero spropositato se pensiamo che Inghilterra e Spagna non raggiungono nemmeno i venti scali regionali a testa.

Tornata operativa e in sede lo scorso 20 aprile, Marini ha subito incontrato l’amministratore delegato di Alitalia, Cramer Ball, e il presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso. Purtroppo, senza cambio di rotta. Per Ball restano infatti confermate le tratte da Perugia e Pescara verso Roma Fiumicino servite da bus, in quanto “nonostante gli sforzi e gli investimenti compiuti” le rotte rimangono “economicamente non sostenibili a causa del numero dei passeggeri che le utilizzano”. Dalla prossima settimana, ci sarà al lavoro un gruppo di esperti, che, da Umbria, Abruzzo e con la partnership di Alitalia, proveranno a sciogliere la matassa dello scalo umbro, studiando la fattibilità delle tratte a fronte dei costi.


L’appeal dell’Umbria

In questo percorso di rilancio, Sviluppumbria ha di certo un ruolo fondamentale. Durante le iniziative fieristiche che l’azienda gestisce, la risposta dei mercati è quella di un rinnovato interesse per l’Umbria. Tra le azioni di promozione turistica, Sviluppumbria sta puntando molto sull’innovazione tecnologica per arrivare più facilmente ai turisti. Questo grazie anche al nuovo portale www.umbriatourism.it, oltre alla possibilità di accreditamento online alle fiere e alla realizzazione del primo video a 360 gradi che consente: un assaggio dell’Umbria, anche per chi vive in paesi lontani. Il portale, presentato un anno fa, ha attraversato negli ultimi mesi una profonda evoluzione dovuta sostanzialmente a tre fattori: a una nuova strategia, a un’analisi dei comportamenti degli utenti e all’introduzione della promo per la commercializzazione. Ovvero la possibilità di acquistare e prenotare direttamente dal sito tre prodotti turistici: strutture ricettive, visite guidate e pacchetti turistici. Un servizio che nasce proprio dall’analisi dei comportamenti dei visitatori del portale che, come è stato notato, trascorrevano la maggior parte del tempo nelle sezioni del sito dove si confrontano prezzi delle strutture ricettive.


I buchi e le quote popolari

Ufficialmente dell’aeroporto, almeno in seduta condivisa, a Palazzo Cesaroni non se ne parla dal 17 marzo scorso, quando sul tavolo della seconda Commissione, di fronte all’assessore ai trasporti della Regione Umbria, Giuseppe Chianella, erano presenti anche il direttore di Sviluppumbria e consigliere di Sase, Mauro Agostini e il direttore di Sase, Piervittorio Farabbi, attualmente tra le figure più quotate per prendere il posto del dimissionario Fagotti (in prima battuta si era fatto anche il nome dell’attuale commissario di Adisu, Maurizio Oliviero). Quel 17 marzo si era anche fatta strada l’idea, per l’aeroporto ‘San Francesco d’Assisi’, di aprire a partner privati. La palla sulla privatizzazione dell’aeroporto, oltre che alla proposta di un azionariato diffuso, è stata immediatamente colta dal centro-destra, con il consigliere regionale Claudio Ricci (ed ex sindaco di Assisi), che ha in questi giorni proposto di creare una public company a sostegno del San Francesco, con quote da 1000 euro acquistabili da tutti, per lo “sviluppo dell’aeroporto come motore dell’economia Umbria“. Una visione però non condivisa dal centro-sinistra.

E se è vero che non si possono fare i ‘conti senza l’oste’, il lato economico della vicenda è un capitolo a parte. La Sase, dal canto suo si è affrettata a precisare che “non c’è alcun buco di bilancio”, dopo notizie di stampa su presunto ‘meno’ di 60 milioni di euro, e ha promesso azioni legali per chiunque arrechi danno di immagine all’aeroporto. Numeri già anticipati proprio lo stesso 17 marzo scorso, quando Agostini aveva affermato in Commissione: “nel 2013 la situazione economica vedeva un segno negativo di 1 milione e mezzo di euro, nel 2014 di 1 milione centomila euro, nel 2015 di 850mila euro. In sostanza, in tre anni c’è stato un dimezzamento delle perdite dovuto soprattutto alla limitazione dei costi, senza incidere sui servizi”. Eppure è proprio sul fronte investimenti che alcune parti politiche sollevano dubbi: da Marco Squarta (FdI), che parla di “42 milioni spesi dalla Regione, che ogni anno contribuisce con ulteriori 700mila euro”; a Emanuele Fiorini (Lega Nord), il quale svela un piano della Camera di Commercio di Perugia, varato il 7 aprile del 2008 con l’allora presidente Alviero Moretti, in base al quale quest’ultima si sarebbe impegnata a corrispondere per 30 anni “un contribuito aggiuntivo di circa 2 milioni di € l’anno, reperiti attraverso l’aumento del 20% del diritto annuale dovuto dalle imprese della provincia di Perugia”, e da destinare al Quadrilatero stradale Umbria – Marche e all’aeroporto dell’Umbria. Fiorini allora si chiede: “sarà il caso di rendere conto di questi investimenti dei nostri imprenditori e degli umbri?”.


Nebbia ad alta quota

Si torna così di nuovo al punto di partenza: l’assenza di una visione strategica comune, da parte delle istituzioni in campo, per decidere del destino dell’aeroporto San Francesco. Basteranno allora quegli 800mila euro previsti per la promozione e il marketing da Sviluppumbria? Non per il M5S, che in una sua relazione sul ‘Piano di comunicazione turistica 2016’, redatto da Sviluppumbria, parla dell’assenza di un piano di marketing, così come di ‘target’ a cui indirizzare l’offerta. “È da dubitare – dicono i pentastellati – che l’outgoing dei residenti costituisca una consistente fonte di traffico (considerando che la provincia ternana fa essenzialmente riferimento agli aeroporti romani)”. In sostanza, affermano i grillini, il San Francesco non può sperare di fare ‘massa critica’ solo puntando sui passeggeri umbri che usano l’aeroporto per transitare in uscita. Allo stesso tempo, “è difficile pensare che un viaggiatore scelga l’aeroporto umbro per ‘accedere’ al Centro Italia“. Per il M5S, andrebbero invece meglio sviluppati i piani di ‘incoming’ con la collaborazione con gli operatori turistici presenti in Umbria.

Una storia, dunque, che racconta di piani di sviluppo e di marketing, ma dalla quale i sindacati non si lasciano accontentare: Cgil, Cisl e Uil hanno infatti annunciato, per il prossimo 27 aprile, assemblee unitarie proprio al San Francesco, poiché “esprimono forte preoccupazione per la fase di stallo che sta interessando l’aeroporto internazionale dell’Umbria”. Le organizzazioni sindacali hanno già chiesto un incontro unitario urgente con le istituzioni regionali, utile a chiarire le reali intenzioni della Regione sul futuro del San Francesco, “futuro – dicono i sindacati – che a nostro avviso non può essere di solo consolidamento, ma soprattutto di sviluppo, con l’obiettivo di una piena integrazione in un sistema infrastrutturale ferroviario e stradale efficace ed efficiente, tale da portare l’Umbria fuori da questo isolamento“.

di Alessia Chiriatti e Cristiana Mapelli | Diretto e coordinato da Sara Cipriani

©Riproduzione riservata

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