I soci di SASE che erano presenti nel 2017 durante lo scandalo Fly Volare, sono anche quelli che oggi vogliono sapere dove finiscono i soldi
Ma che bello avere una certa età! A mali estremi, ci si può sempre salvare proferendo la famosa frase , “io c’ero”. O anche quella più figa di tutte, “Ne ho viste io di cose che voi umani…”.
Amarcord
Ecco, Tuttoggi (e chi scrive, dalla campagna), era presente nei fulgidi anni del fancazzismo aeroportuale umbro. Quando i milioni di euro volavano acrobaticamente come le Frecce Tricolori, a partire dal 2000 e fino al 2016, con i bilanci della società di gestione (SASE) che inghiottivano un milione di euro circa all’anno e che sommati ai lavori di ampliamento dello scalo – eseguiti in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia (oltre 42 milioni) – portarono l’impegno di risorse pubbliche alla considerevole cifretta di 60 milioni di soldi di Pantalone. Euro più, euro meno!
E fu così che nel 2016 si decise di dare una svolta alla faccenda nominando un nuovo CdA di SASE, con nomi di sicuro prestigio, gente che sapeva il fatto suo e che avrebbe messo il corpaccione volante a dieta così da librarsi leggiadro nell’aere. Anni vissuti pericolosamente, è il caso di dire, optando per la massima prudenza gestionale.
Talmente prudenti che dopo 6 mesi di studio della pratica, il suddetto CdA riuscì a dare un obolo a babbo morto – qualcosa come l’invito a Poker – di 500mila euro ad una società aeronautica farlocca, tale Fly Volare con sede a Malta, guidata da una specie di bancarottiere (di sicuro non aviere) ormai scomparso all’orizzonte. Si badi bene, Fly volare, al momento dell’accordo con SASE – annunciato al mondo ad agosto del 2017- non aveva le licenze di volo e, soprattutto, non aveva manco l’aereo. Una cosa che solo a ricordarla oggi, ci si potrebbe scrivere un pezzo alla Skiantos, quelli del Rock Demenziale. E chi se la scorda Fly Volare, che per inciso restituì solo 250mila euro, mentre l’altra metà di soldi pubblici non si sa se siano volati via per sempre o atterrati in qualche portafoglio esterovestito. SASE li aveva richiesti, ma nel tempo la notizia, come spesso accade, è finita nel dimenticatoio.
Poi, per la nota legge de “la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo”, gli anni successivi al 2017 sono stati un susseguirsi di figuracce e figurette (Cobrex Trans etc.) che non vale nemmeno la pena ricordare.
Per i più curiosi e per chi si vuole fare del male alleghiamo un link riepilogativo di quei fantastici anni. Troverete da qualche parte anche i nomi dei Cavalieri dell’Apocalisse volante che gestirono il San Francesco di Assisi.
– Piccola storia triste dei Cavalieri dell’Apocalisse contro i “cazzari volanti” di Fly Volare e altre amenità
Le analisi cambiano con l’età, ma “Ocio” al fosforo. La carenza dà prurito
Se qualcuno ora volesse domandarsi come mai ricordare i propri trascorsi è fondamentale, sappia costui che la questione si pone proprio perché alcuni dei protagonisti, a vario titolo, dell’epoca sembrano manifestare la sindrome dello Smemorato di Collegno.
Risale ormai al 2022 la prima veemente schermaglia tra il rinnovato CdA di SASE a trazione leghista e alcuni dei soci della società di gestione, tra cui il Comune di Assisi, quello di Perugia e persino la Camera di Commercio, per il mancato pagamento di quote destinate al sostentamento del Piano industriale dello scalo umbro.
Mentre il sindaco Romizi per il Comune di Perugia e l’ing. Mencaroni per la Camera di Commercio misero mano al portafoglio spostando solo il termine di pagamento di quanto concordato, la sindaca di Assisi, Stefania Proietti, ha invece indurito nel tempo la sua posizione, fino al punto in cui ormai i radar del San Francesco d’Assisi la segnalano come oggetto non identificato al pari degli storni che sono da sempre copiosi dalle parti dell’aeroporto.
Romizi, Mencaroni e la Proietti sono stati a vario titolo tutti compartecipi delle vicende nella stagione d’oro volante e volatile (anche un po’ volubile). Nel 2017, come abbiamo più volte segnalato negli articoli sopra indicati, Stefania Proietti era, in qualità di sindaco di Assisi, socia e detentrice del 2,21% delle quote della società di gestione. L’Ing. Giorgio Mencaroni, addirittura, ebbe l’onore di far parte, come vice presidente, del CdA che avallò l’operazione Fly Volare. E il sindaco Andrea Romizi è quel primo cittadino che con la sua amministrazione, a maggio del 2020, diede il via alla discussione del Progetto per la realizzazione di un polo di formazione aeronautica in variante al PRG.
Trattavasi di nove edifici principali aventi una superficie utile totale di circa mq 46.500 da allocare su un area di complessivi 10 ettari a nord dell’aeroporto. La faccenda tenne banco a lungo con scontri all’arma bianca. E che fine abbia fatta il Polo al momento non è dato sapere. Ma tanto al Polo ci sono gli orsi o i pinguini e quindi, meglio che ognuno stia a casa sua.
Insomma quando si ha a che fare con l’Aeroporto dell’Umbria, sembra essere calzante quel famoso detto di Carlo V rivolto agli abitanti di Alghero “Todos caballeros”. Come a dire, siamo tutti sullo stesso… aeroplano.
Tranne che per la sindaca Proietti, la dura, la pervicace, che non scuce un tallero manco se la rigiri sottosopra con la giustificazione che non sa dove vanno a finire i soldi che dovrebbe versare. E che, giusto per far capire quanto sia importante il fosforo per la memoria, ha nel frattempo sottoscritto nel 2022 un aumento di quote sociali passando dal 2,21% al 4,83%. Che uno che passa distrattamente dal Gate potrebbe obiettare, “ma se hai dei dubbi su chi amministra, come mai ti compri più quote invece di uscire dalla società?”. E infine – sempre il solito passante distratto – potrebbe aggiungere, “ma nel 2017 e seguenti, quando si consumava la più grossa supercazzola aviatrice mai vista nella storia del volo moderno, tu che eri socia, come mai non ti sei inalberata, chessò, alzato un sopracciglio o puntato un ditino verso il CdA? Magari denunciare alle autorità il fatto che si stava consumando una truffa…?“. Mutismo assoluto!
Il tormentone: Assisi paga o non paga?
Sono settimane, mesi che il tormentone “paga o non paga?”, riferito alla sindaca Proietti, ammorba le caselle di posta delle redazioni con comunicati da entrambe le parti. La Lega inferocita dà dell’ingrata alla Proietti, “il Comune di Assisi, primo ad usufruire dei vantaggi originati dall’Aeroporto internazionale San Francesco, non paga la propria quota di competenza annuale SASE“. Proprio l’accusa migliore da fare per non ottenere nulla potremmo dire. Ma si sa i leghisti umbri sono come un motore asincrono trifase: se gliene manca una non si avviano.
E la sindaca infatti risponde con sussiego, “il Comune di Assisi, in relazione all’aumento di capitale, ha già provveduto, esercitando il diritto di prelazione, a sottoscrivere più del doppio delle azioni prima possedute (2,21) e versando oltre 57 mila euro per arrivare al 4,83. In riferimento al contributo ulteriore richiesto dal cda ai soci, si precisa che il Comune di Assisi aveva, in assemblea, approvato il Piano con riserva di versare un quantum del contributo ulteriore richiesto, sia per la sua ‘irritualità’ (il Comune per la sua natura di ente pubblico non può versare tout court contributi a piani industriali), sia perché occorre eventualmente rapportare il contributo pubblico in relazione agli stati di avanzamento dello stesso Piano industriale”.
Ambeh, fresca nonno! Ma se allora ci facciamo venire tutti questi scrupoloni nel momento in cui la SASE ha le analisi del sangue perfette (finalmente), ed è in grado di dimostrare, numeri alla mano, i progressi ottenuti sul campo – utile di 400mila euro in bilancio e conquista di quote di mercato strategiche-, come potremmo definire lo scrupolo del 2017 e seguenti quando invece regalavamo 500mila euro ad un faccendiere qualsiasi e infilavamo negli anni successivi una serie di figure “magre” che ne bastava una per chiudere bottega?
Assisi era socia allora come ora. Cosa è successo nel frattempo?
Se dunque il criterio è quello sopra esposto, il qui presente assente, cittadino della Repubblica e della Regione Umbria chiede al Socio Comune di Assisi, ma anche a tutti gli altri, già che ci siamo, di sapere che fine hanno fatto i 250mila euro di soldi pubblici che Fly Volare ci doveva restituire. E visto che siamo anche noi irriducibili e pervicaci, chiediamo – se i soldi non si trovano- di essere garantiti con un concambio in azioni di SASE.
Poi veniamo in assemblea, e se ci fate arrabbiare, votiamo anche una Azione di Responsabilità contro i soci protagonisti dell’epoca, quelli che hanno il fosforo basso, ed il prurito al naso. Ocio eh!