Se n’è andato all’età di 68 anni Ivano Franchi, conosciuto rappresentante della comunità di Città di Castello, particolarmente legato alla storia e tradizione plurisecolare del rione Mattonata e della Società Rionale dove a lungo ha ricoperto ruoli di primissimo piano.
Insignito del titolo di “cavaliere dell’oca”, Franchi è stato uno dei punti di riferimento del rione tifernate in ambito sportivo, sociale e culturale nelle vesti di regista appassionato della compagnia dialettale “Panni stesi”, oltre che della festa di quartiere del Palio dell’Oca in ottobre.
Maestro tipografo, figlio della grande tradizione cittadina, Franchi ha speso gran parte della vita fra famiglia, lavoro, impegno sociale, parrocchia, vicoli e piazzette dell’amato rione, sempre al centro di tante iniziative.
In questo giorno di profondo dolore per famiglia, parenti, amici e conoscenti lo ricordano anche il sindaco Luca Secondi e la giunta, a nome della comunità tifernate, di cui era “espressione verace nelle molteplici attività che ha svolto assieme ai fratelli, Franco “mezzalira”, Mario “saso” e Tania, sempre con il sorriso sulle labbra, con orgoglio e senso di appartenenza alla città. Ci mancherai tanto Ivano, e per rendere meno doloroso questo distacco cercheremo di fare propri i tuoi insegnamenti e valori”, hanno concluso sindaco ed assessori, nel rinnovare le più sincere condoglianze alla famiglia. Il funerale si svolgerà giovedì 8 agosto alle ore 10.30 nella Chiesa di Santa Maria Maggiore.
Questo il ricordo del fratello Mario: “Il nostro Ivano o ‘Barcadossi’ (come lo avevano soprannominato da giovane quando giocava a pallone). Nostro è l’aggettivo giusto, non solo della famiglia perchè seppur schivo e riservato era l’amico di tutti e ogni occasione era buona per ritrovarsi in amicizia e allegria. Poteva essere il calcio, una grigliata, un tuffo in piscina o le sciate in montagna, il Palio dell’Oca o il servizio ai tavoli della taverna per la festa della Mattonata. Già, la Mattonata: da quando ha cominciato a sentire il richiamo del rione, non c’era attività che non lo vedesse presente, ma quello che amava molto era il nostro teatro dialettale. Amava recitare, fare il regista, felice di strappare risate alla gente. Il male che lo ha afflitto non lo fermava, insegnandoci come nella vita sia importante ‘continuare a danzare nella tempesta’. Chiudo dicendo che fortunatamente ha avuto una famiglia meravigliosa: prima la moglie Sandra, poi le figlie con le loro famiglie e infine la compagna Cristina, che lo hanno seguito fino all’ultimo momento”.