Ad Assisi si protesta contro il muro a San Francesco, sarà alzato a un metro d'altezza - Tuttoggi.info

Ad Assisi si protesta contro il muro a San Francesco, sarà alzato a un metro d’altezza

Flavia Pagliochini

Ad Assisi si protesta contro il muro a San Francesco, sarà alzato a un metro d’altezza

I lavori, fatti in piena estate sperando che passassero magari in "cavalleria", hanno invece attirato l'attenzione di alcuni cittadini. Ma la mobilitazione, eterogenea, rischia di fallire
Gio, 08/08/2019 - 10:32

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Ad Assisi esplode l’ennesimo ‘caso’ estivo/polemica, che stavolta vede contrapposti da un lato Sacro Convento, Comune e Sovrintendenza, e dall’altro 800 persone, alcuni dei quali cittadini di Assisi, altri ‘simpatizzanti’ di San Francesco e della Basilica, tutti iscritti a un gruppo dal titolo “Io sono contro il muro”.

Oggetto del contendere, l’alzata del muretto che delimita il prato di San Francesco, fatta (apparentemente) per motivi di sicurezza. Ma siccome si tratta dell’ennesima chiusura della Piazza (al centro di una disputa decennale dopo che le giunte Ricci-Lunghi l’hanno di fatto concessa ai frati, e che è stata ulteriormente chiusa con l’allarme terrorismo e con i pilomat,  non mancano malumori e proteste. A volte, però, anche fuori fuoco.

Stranamente per dei comunicatori abili come i francescani, i lavori sono stati fatti, si potrebbe dire, “in cavalleria”, sperando forse nella calura e nella distrazione estiva. E invece, si è data la stura a una ridda di ipotesi più o meno fantascientifiche, come la chiusura della Piazza superiore, l’ipotesi di un ingresso a pagamento (posto che non è che alla Basilica si entri “scavallando” il muro, che dall’altra parte del prato ha un’altezza di una decina di metri) e una futuribile proprietà privata dei frati.

Dopo giorni di rumors, qualcuno (Maurizio Terzetti, ex dirigente della Provincia autore di libri ma anche di ‘mottetti’ su Facebook; sul tema sono arrivate anche le ire di Italia Nostra Assisi, presieduta da Evans Balducci) ha protestato con dei post ironici su tale Fra Capitombolo che, diventando virali, sono finiti prima all’attenzione dei cittadini e poi della stampa. Per giorni si è dunque dibattuto su “muro sì, muro no”, senza però sapere bene cosa i muratori stessero costruendo.

A svelare l’arcano (con un robusto filo di ironia che però forse i cittadini di Assisi preoccupati non meritavano) è stato lo stesso padre Enzo Fortunato, portavoce dei francescani. Per motivi di sicurezza e di assicurazione l’attuale muro – la sintesi della spiegazione – deve essere alzato fino a un metro di altezza, visto che al momento non è a norma e l’assicurazione per danni a terzi, non coprirebbe eventuali “danni”.

La proposta iniziale era una sorta di ringhiera di ferro che alzasse il tutto fino al metro richiesto dalla legge, ma la Sovrintendenza, fatte delle simulazioni, ha deciso che alzare il muro era meglio di aggiunte posticce, come avrebbe potuto essere una vetrata; il problema – segnalano molti cittadini – è che così si impedisce ai pellegrini di sedersi, posto che i frati, invece di adeguarsi alle norme sulla sicurezza italiane, avrebbero potuto invocare la extra-territorialità (detto che San Francesco è territorio vaticano ma non è chiaro se lo sia pure il prato) o chiudere il passaggio pedonale (di fatto però chiudendo la piazza e facendola diventare “cosa loro”.

L’unica certezza è che le risposte fornite dai francescani non convincono, e così è nato il gruppo “Io sono contro il muro”, che al momento conta 800 iscritti eterogenei (non solo assisani, che a spanne sono persino la sparuta minoranza, ma anche ex cittadini di Assisi trasferitisi in altre parti d’Italia o all’estero, pellegrini e/o amanti di Assisi), e soprattutto che non sembra avere molto chiaro per cosa combattere o contro cosa vuole combattere.

Al momento infatti il gruppo è una sorta di “di tutto, di più”, in cui si postano vecchie foto d’epoca, si ricordano le battaglie francescane (e di Papa Francesco) contro i muri (che però erano quelli di altro tipo, ma il raffronto sembra comunque attirare un sacco di like), si postano articoli più svariati (e non sempre attinenti), si discute anche facendo proposte  più o meno “sparate” – dal sit in contro il muro al chiamare critici d’arte più o meno celebri fino ad interessare Papa Francesco per evitare “lo scempio”.

Sperando (per gli organizzatori del muro) che quanto si vede nel gruppo social sia una sorta di revival di “Grande è la confusione sotto il cielo, perciò la situazione è favorevole”, va infine segnalato il mutismo del Comune, che – invocato più volte, ma sempre attraverso Facebook – al momento tace.

E forse ha ragione il consigliere penta stellato Fabrizio Leggio quando scrive che “I cittadini assisani, bisogna dirlo, sono stati sempre i grandi assenti nel difendere i loro spazi dalla sottrazione coatta. Nessuna protesta per la chiusura del prato, niente più di qualche post su Facebook per la chiusura della piazza”.

Il rischio è infatti che, come per tutte le altre proteste “assisane” (ultima quella sulla regolamentazione del traffico nel centro storico di Assisi, caduta nel vuoto dopo giorni di “fuoco”), la polemica nasca e muoia su Facebook, senza che nessuno o quasi, quando sarà il momento di metterci la faccia e di mobilitarsi per davvero e non solo online, si arrischi a farlo davvero.


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