Nel Giorno del Ricordo la Questura di Perugia, in collaborazione con la Diocesi e il Museo della Memoria, ha ricordato Giovanni Palatucci
Nel Giorno del Ricordo la Questura di Perugia, in collaborazione con la Diocesi di Assisi – Nocera Gualdo e il Museo della Memoria, ha ricordato la vita e l’impegno eroico di Giovanni Palatucci, che negli anni della deportazione nazista, mentre era in servizio a Fiume, riuscì a mettere in salvò centinaia di ebrei. Prima della cerimonia ad Assisi a Perugia, al parco della Verbanella, il questore Fausto Lamparelli aveva deposto una corona d’alloro dinanzi alla targa commemorativa alla presenza del Prefetto di Perugia, Armando Gradone e delle autorità civili e militari della provincia di Perugia.
Lo scorso anno la Questura perugina, in occasione della Giornata europea dei Giusti, aveva piantato un ulivo e una targa in memoria di Palatucci. E sabato 10 febbraio si è svolta una sentita cerimonia con la presenza di molte autorità civili e religiose, della responsabile del Museo della Memoria, Marina Rosati, della sindaca dei ragazzi, di una classe di studenti della scuola secondaria di primo grado “Frate Francesco di Assisi” e una delegazione degli scout di Foligno.”Ci sono delle leggi che fa il Parlamento e che sono apparentemente ineccepibili. ma alle quali bisogna disobbedire, perché sono contrarie alla legge di Dio alla quale bisogna obbedire. E disobbedendo, Palatucci ha agito in maniera giusta“, le parole del vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno Domenico Sorrentino, che ha ringraziato il questore Fausto Lamparelli per la sua presenza e per aver organizzato la cerimonia “in questo luogo in cui Francesco si è spogliato di tutto e dove si è anche preparato alla morte“.
Secondo le testimonianze storiche, Giovanni Palatucci, Giusto tra le Nazioni, Servo di Dio e forse prossimo Beato, il funzionario di polizia, Giovanni Palatucci, morto a Dachau, “si prodigava in aiuto di migliaia di ebrei e di cittadini perseguitati, riuscendo ad impedirne l’arresto e la deportazione. Fedele all’impegno assunto e pur consapevole dei gravissimi rischi personali continuava, malgrado l’occupazione tedesca e le incalzanti incursioni dei partigiani slavi, la propria opera di dirigente, di patriota e di cristiano, fino all’arresto da parte della Gestapo e alla sua deportazione in un campo di sterminio, dove sacrificava la giovane vita”.