Aggiornamento ore 17.30 – “Il Gruppo Acque Minerali d’Italia è da sempre presente e attivo nell’interlocuzione con le istituzioni e con le strutture territoriali per far fronte alla situazione relativa agli stabilimenti umbri. Rispetto a tale contesto – spiega AMI in una nota – tiene a specificare che non è prevista nessuna chiusura degli stabilimenti, né a San Gemini, né in Umbria, né in Italia.
È allo studio una riorganizzazione e una razionalizzazione del Gruppo, che permettano di rendere sostenibili le attività sui territori, anche alla luce della fase problematica del settore delle acque minerali in Italia che riguarda tutti i player presenti sul territorio, e dopo aver investito circa 60 milioni di euro negli stabilimenti produttivi, vista l’esigenza di ammodernamento e ristrutturazione degli impianti di imbottigliamento.
La società è quindi impegnata a individuare al più presto una soluzione di concerto con tutti gli attori in campo, nazionali e territoriali, in modo da affrontare al meglio la prossima stagione estiva, servendo i propri clienti con il supporto di tutta la filiera produttiva”.
L’operazione di scorporamento del gruppo Acque Minerali d’Italia tiene in apprensione i lavoratori degli stabilimenti della Sangemini e Amerino. Questa mattina, su richiesta delle sigle sindacali, il prefetto Emilio Dario Sensi ha convocato un tavolo a palazzo Bazzani per fare il punto sulla situazione.
Nel frattempo i lavoratori hanno manifestato pacificamente sotto la sede istituzionale con un sit-in di protesta, nell’ambito del quale hanno manifestato tutta la loro preoccupazione riguardo il futuro dell’attività produttiva.
La preoccupazione delle sigle sindacali è fondata sul fatto che l’azienda non accetterebbe un sereno dialogo e che non fornisca risposte chiare rispetto ai dubbi avanzati da Cgil, Cisl e Uil.
L’allarme è alimentato anche dal fatto scarseggiano materie prime e che la stagione estiva è ormai vicina senza che l’azienda abbia strutturato un piano industriale di rilancio così come promesso.
Nonostante la cassa integrazione e le speranze dei lavoratori, non sembrano esserci segnali positivi da parte di Acque Minerali rispetto alla quale, nella giornata di ieri, i sindacati nazionali hanno chiesto una convocazione al Mise.
“Stante la situazione di stallo delle relazioni industriali con Pessina e il progressivo detorioramento della gestione del gruppo – afferma Simone Dezi della Fai Cisl Umbria – abbiamo unitariamente deciso con le segreterie nazionale di attivare un possibile tavolo di gestione al Mise della crisi del gruppo AMI. Al tempo stesso nella giornata odierna abbiamo chiesto al Prefetto di Terni di attivarsi affinché convochi la proprietà per evitare che le tensioni sociali diventino sempre più incandescente”.
Il Prefetto Emilio Dario Sensi si è fatto carico della questione di fronte alle organizzazioni sindacali, le rsu e una delegazione di lavoratori. “Una questione che ha una duplice valenza, nazionale e regionale – sottolinea Riccardo Marcelli responsabile Cisl Terni – per questo motivo che il Prefetto assuma la cabina di regia può diventare strategico pure con l’interlocuzione con la Regione, attore protagonista della vicenda”.