Terni

Acque Sangemini e Amerino, tutto fermo in attesa del tavolo nazionale

Quali provvedimenti la Giunta intenda adottare per tutelare l’occupazione ed assicurare la strategicità dei siti produttivi delle aziende Sangemini e Amerino”. Questo il questo posto dai consiglieri Fabio Paparelli e Tommaso Bori (Pd) durante la seduta odierna del Consiglio regionale dell’Umbria

Paparelli: richiamare proprietà Acque Minerali a rispetto accordi

Illustrando l’atto in aula, Paparelli ha espresso “preoccupazione per il protrarsi della vertenza riguardante i lavoratori questi due marchi storici del panorama delle acque minerali umbre e, in particolare per il linguaggio criptico utilizzato al termine della riunione svoltati il 12 febbraio presso la Regione. Riteniamo fondamentale richiamare la proprietà al rispetto degli accordi intercorsi nel 2018, tra Regione e la Società Ami (Acque Minerali d’Italia, ndr) spa in cui veniva richiamato un vincolo di mantenimento occupazionale, a fronte di un programma di riorganizzazione aziendale e di 20 milioni di investimento teso a riposizionare gli stabilimenti di San Gemini e Amerino sul mercato, sostanzialmente mai partito.

Peraltro, a quanto risulta, le scarse iniziative ad oggi messe in campo dall’azienda in relazione all’accordo raggiunto, sono state di fatto finanziate attraverso la cassa integrazione accettata dai lavoratori. La Regione Umbria è il soggetto titolare di una concessione di attingimento di acque pubbliche rilasciata nel 2015 e valida fino al 2024, che è strettamente connessa al mantenimento occupazionale di tutto il personale in forza, a tempo indeterminato”. 

Assessore Fioroni: aspettiamo tavolo nazionale

L’assessore Michele Fioroni nella risposta ha detto che “la nostra attenzione sul tema è altissima. L’accordo sottoscritto rimane l’elemento di riferimento, anche se non è stato del tutto attuato. Vorremmo capire le prospettive future anche del tavolo che si è aperto a livello nazionale. A inizio febbraio abbiamo fatto un incontro con i sindacati aziendali dal quale sono emerse alcune criticità: dei 20milioni di investimenti previsti dall’accordo non ne sono stati fatti più di 5. Il riposizionamento sul mercato non c’è stato. I sindacati nazionali si sono dati appuntamento nel giro di 15 giorni per ascoltare le comunicazione della proprietà.

L’operazione San Gemini, infatti, si inserisce sul tavolo nazionale che riguarda la ristrutturazione del debito di un grande gruppo. In questa fase è giusto aspettare e capire cosa verrà comunicato al tavolo nazionale dalla proprietà in termini occupazionali e di investimenti. Solo dopo decideremo quali strumenti mettere in campo. Siamo in contatto con i sindacati aziendali e con le sigle nazionali. La nostra soglia di monitoraggio è massima”. 

Nella sua replica Paparelli ha detto che “non si può aspettare il tavolo nazionale perché come Regione siamo titolari delle concessioni delle acque e abbiamo un contratto stipulato. Serve da parte della Giunta una parola chiara per stigmatizzare il comportamento della proprietà che non attua il piano. Vi invitiamo a convocare il tavolo permanentemente. Non vorremmo che si intervenisse troppo tardi”.