Non c’è stata nessuna anomalia nei livelli di radon, il gas indicato da alcuni come segnale di un terremoto imminente, nell’acqua del pozzo di San Martino in Trignano che il 6 dicembre ha mostrato un’elevata temperatura, la cui causa rimane ancora inspiegabile (qui l’ultimo articolo). Sono arrivati infatti i risultati delle analisi effettuate sull’acqua prelevata nel giorno in cui l’acqua in un pozzo freatico privato ha toccato i 50 gradi, con la famiglia proprietaria che aveva immediatamente segnalato l’anomalia alla Forestale, facendo scattare i controlli e l’ordinanza del Comune che vieta gli attingimenti in un raggio di 200 metri. Nel frattempo la temperatura dell’acqua è scesa, attestandosi in questi giorni sui 35 gradi (un valore comunque attualmente ancora inspiegabile), mentre nei pozzi circostanti l’acqua è calda in misura minore (intorno ai 15 gradi), ma comunque oltre la norma.
I prelievi da parte della Forestale e Arpa, coadiuvati dalla protezione civile comunale, proseguono. Tutti però attualmente focalizzati sul pozzo dove è stata riscontrata l’anomalia maggiore. Anche oggi sono stati effettuati dei campionamenti, subito inviati all’Ingv per le analisi. La task force, composta da vari enti, che sta seguendo la vicenda, intanto, sta valutando l’area su cui indagare, più estesa rispetto a quella individuata dall’ordinanza comunale del 7 dicembre. Infine è da registrare una nuova anomalia: nel pozzo di San Martino il livello di acqua si è alzato di circa 70 centimetri. Forse, però, la causa potrebbe essere semplicemente data dai mancati attingimenti a causa dell’ordinanza che li vieta.