“Nessuno, e dunque neppure Arvedi Ast in buona fede può assumersi la responsabilità di firmare un accordo che non contenga la soluzione, contingente e strutturale, del costo dell’energia, poiché comprometterebbe la competitività, lo sviluppo, il rilancio dell’azienda e il futuro dei posti di lavoro”. E’ perentorio il messaggio che il ceo di Arvedi Ast, Dimitri Mecali, affidata ad una nota diramata sabato mattina, all’indomani dell’ennesimo incontro in Regione sul futuro dell’Ast e sull’Accordo di programma che, in base alla road map tracciato con il Ministero, si dovrebbe firmare entro la fine di febbraio.
Il messaggio del manager è chiaro: è necessario risolvere il problema del costo dell’energia prima di qualsiasi Accordo di programma.
“Soluzione contingente e strutturale”
E il Gruppo Arvedi non si accontenta di un pronunciamento di intenti, come quello relativo al futuro piano della Regione Umbria per abbassare il costo dell’energia elettrica a partire dal 2029, con una diversa governance del sistema idroelettrico. L’azienda pretende impegni concreti da subito, da parte delle Istituzioni, a cominciare dal Governo. Prevedendo una soluzione, appunto, “contingente e strutturale, del costo dell’energia”. Insomma, prima di investire nel polo e nell’area ternana, il Gruppo Arvedi vuole la garanzia che in tempi brevi e soprattutto nel tempo il costo dell’energia venga mitigato rispetto a quello pagato in altre aree del mondo.
Le richieste dei sindacati
Un punto fermo che gela la aspettative di quanti continuano a considerare il termine di fine febbraio come possibile per la firma del sospirato Accordo di programma. Al quale i sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil, come ribadito nell’incontro di venerdì da loro richiesto alla Regione, nel pieno sostegno delle azioni delle sigle dei lavoratori metalmeccanici, vogliono legare la presentazione, da parte dell’azienda, di un piano industriale di respiro internazionale ed anche un nuovo “Patto di Territorio”.
Verso lo sciopero
La nota del ceo di Arvedi Ast rimette però al centro il nodo centrale sempre posto dall’azienda, quello relativo ai costi energetici.
Un clima che sembra andare nella direzione della conferma dello sciopero di 8 ore, che i sindacati sono pronti a proclamare a marzo.