La conseguenza più paradossale delle luminarie spoletine, anno 2007-2008, ce la raccontano i camerieri del Bar Canasta: “l'altro giorno un automobilista diretto verso P.zza della Libertà, appena arrivato all'altezza del nuovo negozio di Zucchero Napapirij, probabilmente abbagliato da uno degli spot luminosi, si è accorto all'ultimo minuto di un passante che attraversava e per poco non lo metteva sotto…”.
Otto dicembre, consueta paseggiata per Spoleto per un primo giro di orientamento tra i negozi aperti, per vedere le luminarie e decidere come spendere la tredicesima custodita in saccoccia.
Dire che la scena è lunare, è un eufemismo. Illuminazione pubblica spenta per dare spazio all'”architettura” di luci degli spot che illuminano la colomba Peacey, che addobba tutte le vie principali di Spoleto, e profusione di luce teatrale che fa sembrare le vie un palcoscenico.
In verità in Via dell'Anfiteatro già da qualche giorno protestano perché le colombe si sono fermate molto prima di arrivare fino in fondo dove ci sono gli ultimi negozi (per intenderci fino all'altezza dell'ingresso della ex Caserma Bixio), riproponendo la vecchia litania dei tempi andati “ho pagato anche io e voglio il mio filo”.
Per chi non lo sa, l'effetto di stare in palcoscenico, con il buio in sala, è quello di vedere tutto molto luminoso intorno a te nel raggio di pochissimo spazio (lo spazio scenico appunto), ma di distinguere male o assolutamente nulla di quello che c'è qualche metro oltre (la sala o platea).
Abbagliante sensazione, che alla fine fa pensare che sia tutta un astuta tecnica per far concentrare il potenziale acquirente sulla vetrina di turno e non guardare altrove. Salvo poi scoprire, durante la passeggiata, che gli esercenti sono inferociti e che erano “meglio quei filacci di luce degli anni passati”. Questa è la più gentile delle valutazioni sull'addobbo corrente.
Ci si è concentrati molto su altre cose decisamente importanti, quest'anno a Spoleto, e francamente mettersi a pensare anche alla riuscita del Natale era un impresa al di là dell'umano. Ma nonostante tutto un programma si è fatto e tra “grumi di sciarpe” in vetrina e Palcoscenici cittadini sorvolati da colombe il Natale è qui, alle porte, e l'accensione dell'otto di dicembre c'è stata.
Meno male che nel programma degli Eventi, quei ragazzacci di “Che fine ha fatto Baby Bambola” (Bronchi, Petris, Sirci e Orzella) hanno dato un esempio di teatro vero ed importante, non di strada.
In fondo a Spoleto la polemica sulle luminarie prosegue imperterrita da più di 30 anni.
L'unica riflessione che ci viene in mente di fare però è che in tutto questo tempo, magari anche solo copiando, si sarebbero potute progettare molte altre cose, programmandole per gli anni a venire. Un esempio “luminoso” per tutti: Torino e la sua “Luci d'artista”.
Usando la parolina “programmazione”, magari la prossima volta ci si riesce. Magari riusciamo anche ad uscire da questa amministrazione “dell'urgenza”, per cui ci ritroviamo a programmare solo a ridosso delle cose da fare, quando ormai non si fa in tempo nemmeno ad indirizzare per bene uno spot luminoso.
A proposito, ma il famoso presepio di chiodi è stato fatto o no? Chi l'ha visto?
carvan