(Ale. Chi.) – E’ tornata in tribunale, questa mattina, la vicenda della variante del piano regolatore che ha dato il via alla costruzione di diverse villette tra Magione, Rovarro e San Feliciano. I fatti risalgono al 2009, quando gli edifici sequestrati, e il piano regolatore che li aveva autorizzati, attrassero l’attenzione della magistratura. Sul registro degli indagati finirono in 17, ora ridotti a 16, in quanto le accuse nei confronti di un assessore esterno che non partecipò al voto sono cadute. Il sindaco di Magione, Massimo Alunni Proietti, gli amministratori del comune sul Lago Trasimeno (Babucci, Taborchi, Chiappini, Muzzatti, Contini, Fumanti, Miccio, Montanelli, Novello, Orsini, Piganttini e Riboloni), Lepore e Tancetti, allora rispettivamente segretario comunale e responsabile dell’area urbanistica, e Vergoni, il tecnico progettista del Piano regolatore approvato ad aprile 2009, sono dunque tornati davanti al Gup di Perugia Gian Maria Giangamboni. Alla difesa gli avvocati Luciano Ghirga, Alessandro Vesi e Francesco Falcinelli. Le accuse imputate dal pm Giuseppe Petrazzini sono di abuso d’ufficio e falso in atto pubblico in concorso e commesso da pubblico ufficiale, e si riferiscono a una ventina di permessi a costruire risalenti al periodo dal 2002 al 2008. Il piano regolatore del 2009 fu poi funzionale a trasformare le aree da “zone boschive” a “zone B”, dunque edificabili. In merito si era pronunciata anche la Cassazione, la quale aveva stabilito che nelle zone sottoposte a vincolo paesaggistico per la presenza di boschi non è possibile costruire, esistendo un “vincolo di inedificabilità assoluta”. La prossima udienza è fissata per il prossimo 9 aprile: spetterà al Gup decidere se rinviare a giudizio gli indagati.
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