È arrivata ieri (19 giugno) la sentenza di condanna a 7 anni di reclusione per il 40enne altotiberino, accusato di aver abusato delle due nipoti (figlie dei suoi fratelli), all’epoca dei fatti minorenni.
Gli episodi di violenza sessuale (questa l’accusa) risalirebbero addirittura al 2011, quando lo zio non era neanche 30enne. Ma se per una giovane si è parlato solo di episodi sporadici per l’altra queste “attenzioni” sarebbero proseguite fino al 2019, quando la nipote, ormai più che maggiorenne, ha deciso di condividere questo peso con la cugina e raccontare tutto alla famiglia.
Entrambe le ragazze, consapevoli di essere state vittime dello stesso destino, si sono così fatte coraggio confrontandosi con i rispettivi legali e hanno così sporto querela, fino ad arrivare all’incidente probatorio davanti al giudice, dove di fatto hanno riportato alla mente e raccontato gli episodi incriminati. Da quanto emerso alcuni di essi si sarebbero consumati anche a casa della nonna, in una frazione del tifernate, dove allora viveva l’uomo.
Il quarto collegio del tribunale penale di Perugia – composto dalla presidente Lidia Brutti, con i giudici a latere Elena Mastrangeli e Loretta Internò – ha dunque confermato in pieno l’istanza presentata dall’accusa – pm Gennaro Iannarone – che aveva chiesto appunto 7 anni.
Lo zio – difeso dagli avvocati Luca Maori ed Eugenia Giglio – è stato anche condannato anche al pagamento di una provvisionale di 50 mila euro nei confronti di una nipote e di 25 mila nei confronti dell’altra, oltre al risarcimento per intero che dovrà essere calcolato in sede civile. E’ infine arrivata anche la condanna alla pena accessoria di interdizione perpetua da professioni che abbiano a che fare con minori.
Si sono dette “molto soddisfatte” entrambe le famiglie delle due ragazze – difese da Raffaella Fiorucci, Andrea Biccheri e Luciana Pauselli – scoppiate a piangere e legate in un abbraccio durante la lettura della sentenza.
Gli avvocati Maori e Giglio hanno comunque annunciato la volontà di voler fare ricorso in appello soprattutto per la mancanza di prove rispetto alle accuse mosse dalle due nipoti. Si dovranno però aspettare, prima, le motivazioni dei giudici (non prima di 90 giorni) e del caso se ne potrebbe quindi riparlare solo in autunno.