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Aborto farmacologico, Umbria caso nazionale: critiche anche da Saviano

Aborto farmacologico, l’Umbria diventa un caso nazionale. Mentre in Umbria è dibattito acceso, è finita sulla stampa nazionale la delibera con cui la Giunta regionale – annullando la precedente procedura in day hospital a cui aveva dato il via libera la Giunta Marini – impone il ricovero ospedaliero di almeno tre giorni per l’interruzione di gravidanza attraverso la pillola RU 486. Come avviene nelle regioni che non prevedono appunto il day hospital. Articoli in cui si sottolinea come l’attuale amministrazione umbra abbia seguito la linea della Lega e in particolare del senatore Simone Pillon.

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La mobilitazione anche sul web

Diverse le donne umbre (esponenti dei partiti della sinistra, ma anche del mondo sindacale, della cooperazione, del sociale e dell’associazionismo) che si stanno mobilitando contro un provvedimento di fronte al quale, annunciano, non arretreranno di un passo.

Il commento di Marini

Sui social è intervenuta anche l’ex governatrice Catiuscia Marini: “Le donne non sono oggetti da dominare ma sono persone libere di pensare e decidere! Non si può imporre una prestazione sanitaria in forma vessatoria con obbligo di 3 giorni di ricovero ospedaliero quando la prestazione può avvenire di norma in regime di day hospital, per altro producendo un costo inappropriato al SSN. La decisione organizzativa – conclude Marini – deve essere la più appropriata da parte delle aziende sanitarie e l’organo politico può solo occuparsi di programmazione!”.

Saviano: “Decisione gravissima”

Anche il giornalista Roberto Saviano, su Twitter, critica la scelta della Regione Umbria: “La giunta regionale umbra, a guida Lega, ha vietato l’utilizzo della pillola abortiva RU486 in day hospital e con terapia domiciliare. Le donne che vorranno farvi ricorso dovranno essere ricoverate tre giorni: una decisione gravissima, irrazionale e irrispettosa“.

L’autore di Gomorra aggiunge: “Il primo pensiero va alle donne. La decisione di abortire non è mai – e sottolineo mai – una decisione presa con leggerezza, non è mai indolore. Abortire con ostacoli, poi, diventa una vera a propria tortura. Se, come afferma la governatrice Tesei, gli ospedali umbri non sono gravati dall’emergenza Covid, allora sarà più semplice dare assistenza domiciliare alle donne che decidono di abortire, evitando inutili degenze che oggi – ne abbiamo prova – rappresentano un rischio concreto”.

Verini (Pd): cambiale che Tesei paga alle forze oscurantiste

Il deputato e commissario del Pd umbro, Walter Verini, parla di “cambiale che la Presidente Tesei paga alle forze più oscurantiste che l’hanno sostenuta e la sostengono”.

Per Verini la tutela della salute non c’entra: “La verità è che sono forze che non si rassegnano all’idea di una società nella quale le donne possano scegliere. Forze che contrastano chi si batte per una società non più patriarcale e maschilista ma fondata sulla parità di genere. Che non si rassegnano, per esempio, all’affermazione delle Unioni civili e che in queste ore si battono anche contro una legge civile che contrasti l’omotransfobia”.

E informa che il Pd ha presentato una interrogazione parlamentare al ministro Speranza, “perché si garantiscano i diritti delle donne, anche davanti a scelte difficili e dolorose”.

Pavanelli e il M5s

La senatrice umbra pentastellata Emma Pavanelli, insieme a tutti i parlamentari del M5s nel gruppo Pari opportunità, si dice sconvolta per la scelta della Regione Umbria. “Perché ci ricorda ancora una volta – commenta – che per certe forze politiche il diritto all’autodeterminazione delle donne non è né scontato né acquisito una volta per tutte. Contro chi, invece di lavorare per garantire un diritto ancora negato a molte donne rimette indietro le lancette del progresso civile, la nostra battaglia deve continuare imperterrita e convinta, sempre”.

L’altro motivo è che “abrogando quella direttiva proprio in un periodo delicato come questo si creano maggiori rischi, evitabilissimi, per la diffusione del coronavirus e dunque per la salute stessa delle donne”.

Per questo il M5s bolla la delibera della Giunta umbra come “retrograda e scriteriata”.

L’associazione Luca Coscioni e Amica

Sul caso umbro dopo la nuova procedura per l’aborto farmacologico interviene anche l’associazione Luca Coscioni. Che ricorda come la pandemia Coronavirus abbia indotto le società scientifiche ad emanare raccomandazioni per l’interruzione volontaria della gravidanza, riconosciuta anche in Italia “come urgenza indifferibile”. In particolare “si raccomanda di privilegiare la metodica farmacologica in regime ambulatoriale, che permette minori accessi in ospedale, garantendo quindi un minore rischio di contagio”.

Indicazioni verso le quali l’Umbria ha scelto di andare in direzione opposta.

“Risulta difficile comprendere i motivi di questo gravissimo ritorno indietro, che mette in pericolo il diritto alla salute e all’autodeterminazione delle donne – dichiarano Filomena Gallo e Mirella Parachini (Associazione Luca Coscioni) e Anna Pompili (AMICA) . Se i membri del Consiglio regionale umbro sono a conoscenza di dati scientifici nuovi, sarebbero tenuti, a tutela della salute pubblica nazionale e internazionale, a renderli pubblici, al fine di rivalutare la sicurezza della procedura. Altrimenti, proprio alla luce dei dati di letteratura scientifica, che rendono possibile l’IVG farmacologica, dovrebbero muoversi in direzione totalmente opposta, ammettendo, oltre al ricovero in Day Hospital, anche il regime ambulatoriale come avviene in molti paesi oramai da anni”.

“Per questo motivo – concludono – AMICA e Ass. Luca Coscioni chiedono un incontro urgente con la presidente del Consiglio Regionale e con l’Assessore competente, al fine di garantire l’accesso alla procedura farmacologica, fortemente ostacolato da questa irresponsabile ed ingiustificata decisione, al fine di garantire anche alle donne dell’Umbria procedure aggiornate, basate sull’evidenza scientifica”.

Fratoianni: scelta folle

Il portavoce nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, parla di scelta “folle”.

“E’ una scelta che comporta tre cose – spiega l’esponente di Leu -: la riduzione della libertà di scelta, un attacco violento alla privacy e in piena pandemia anche l’esposizione delle donne ad un rischio più alto di contagio. Tre conseguenze, folli, ideologiche e oscurantiste. Anche la Società Italiana di ginecologia e ostetricia ha chiesto il contrario”.

“Una presidente contro le donne, contro la scienza e contro il buonsenso – conclude Fratoianni – è una presidente pericolosa per tutti, uomini e donne”.

Verdi: la destra mostra il suo volto retrogrado

“In Umbria, la destra mostra il suo volto retrogrado e, con l’approvazione della delibera che elimina la possibilità di aborto farmacologico in day hospital e a domicilio, inizia a cancellare i diritti partendo dall’interruzione volontaria di gravidanza e facendo, così, ripiombare la regione in un’epoca di oscurantismo nemico delle donne”. Così, in una nota, Elena Grandi, Luana Zanella e Gianfranco Mascia, rispettivamente co-portavoce nazionale, membro dell’esecutivo e commissario straordinario per l’Umbria.

Gli atei dell’Uaar

Contro la scelta della Giunta Tesei si muove anche l’UAAR Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti di Perugia: “Negare i diritti di autodeterminazione conquistati dalle donne, anche questo è integralismo religioso”.

Ricordando come la legge 194 abbia “permesso di ridurre al minimo la piaga degli aborti clandestini”.

E in particolare l’articolo 15, che indica il compito delle Regioni di promuovere “l’aggiornamento del personale sanitario ed esercente le arti ausiliarie sui problemi della procreazione cosciente e responsabile, sui metodi anticoncezionali, sul decorso della gravidanza, sul parto e sull’uso delle tecniche più moderne, più rispettose dell’integrità fisica e psichica della donna e meno rischiose per l’interruzione della gravidanza”.

Il circolo Uaar di Perugia annuncia che promuoverà e parteciperà alle iniziative di informazione e di contrasto che si deciderà di intraprendere.