Aborti negati all’ospedale di Foligno nel mese di gennaio e scoppia la protesta. Al San Giovanni Battista nelle ultime settimane è stato impossibile ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza (Igv), con le utenti alle prese con quella che è già una decisione psicologicamente importante costrette a rivolgersi ad altri ospedali, in particolare Spoleto e Narni-Amelia. E così si sono scatenate le polemiche, sui social network (in primis nella pagina Facebook “Segnalazioni Foligno”) e in ambienti politici e sindacali. Anche se l’Usl spiega che il problema è avvenuta per una concausa di cose e ora si sta risolvendo, con la presenza, già da questo mese, di medici non obiettori di coscienza.
“La notizia della sospensione del servizio IVG presso l’ospedale di Foligno è molto grave: per un periodo indefinito di fatto verrà interrotto un pubblico servizio. Oltre al livello ‘operativo’, pensiamo sia necessario porci collettivamente alcune domande: perché e come si è arrivati al punto in cui un unico medico si occupava, responsabilmente, di accompagnare le donne che ne facevano richiesta all’interruzione volontaria della gravidanza? Perché, a quasi 40 anni dall’entrata in vigore della legge 194, la stessa può dirsi sul punto inattuata. In Umbria il tasso di obiezione di coscienza nelle strutture ospedaliere è, a livello aggregato, di oltre il 65%. Ora, a Foligno, siamo di fatto al 100%”. Questo il commento di Rifondazione Comunista dell’Umbria.
A cui si aggiunge la nota della Cgil (a firma di Barbara Mischianti e Vanda Scarpelli): “È incredibile la situazione che si è venuta a creare all’ospedale di Foligno, dove è di fatto sospeso il servizio di interruzione volontaria di gravidanza (IVG) perché l’unico medico non obiettore della USL Umbria 2 ha deciso di fare nuove esperienze professionali. Così, in un territorio molto vasto della regione Umbria non è più possibile esigere un diritto e applicare una legge dello Stato (peraltro in vigore da 40 anni). Ma il fatto è ancora più grave visto che le dimissioni del medico in questione erano previste da tempo e, quindi, la direzione generale della USL Umbria 2 avrebbe dovuto bandire un concorso per ginecologi non obiettori o ricercare professionisti che abbiano questa caratteristica. È inaccettabile il mancato rispetto di una legge dello Stato, è inaccettabile che non si pensi alla salute delle donne e alla loro volontà di autodeterminazione. Ricordiamo che l’Europa ha già condannato due volte l’Italia – da ultimo lo scorso anno, proprio su ricorso della Cgil – per la violazione dei diritti delle donne e per i “notevoli rischi per la loro salute e il loro benessere” che l’obiezione di coscienza comporta. Si sani subito questo vulnus, adottando la soluzione individuata ad esempio dal Lazio che ha emesso un bando di concorso rivolto a medici tassativamente non obiettori di coscienza. E si implementino poi, come più volte promesso, i servizi che si occupano di prevenzione e salute delle donne”.
Ferma però la replica della Usl Umbria 2, che conferma che nel mese di gennaio il problema nel garantire gli aborti volontari c’è stato, ma che ora è in fase di risoluzione. Il direttore generale Imolo Fiaschini spiega infatti che “In seguito alla non prevista dimissione dal servizio di uno dei due medici non obiettori e a fronte della concomitante assenza per malattia dell’altro nel mese di gennaio è stato necessario garantire le prestazioni utilizzando le altre strutture ospedaliere dell’Usl Umbria 2 (Ospedale di Spoleto e di Narni-Amelia). Già da questo mese però sono state individuate risorse in grado di assicurare e dare continuità al servizio nel Presidio ospedaliero di Foligno, evitando quindi ogni disagio per l’utenza”.