A Umbria Jazz serata "New Orleans" con Dr. John e Galactic - Tuttoggi.info

A Umbria Jazz serata “New Orleans” con Dr. John e Galactic

Carlo Vantaggioli

A Umbria Jazz serata “New Orleans” con Dr. John e Galactic

Dr. John presentato sui palco da Renzo Arbore per un omaggio a Louis Armstrong/ Galactic preziosi con la voce di Maggie Koerner
Mer, 16/07/2014 - 11:14

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(Carlo Vantaggioli)– Umbria Jazz ha dedicato ieri, 15 luglio, una serata intera a New Orleans, culla di tutti i jazz del mondo.
E’ li infatti che le diverse tradizioni delle popolazioni africane, indigene e bianche, si sono incontrate quasi per un fortuito scherzo del destino, dando luogo ad una serie di nuove mescolanze che hanno poi fortemente influenzato anche la musica, elemento espressivo primario di un popolo insieme al canto.
Per far capire meglio il prima e il dopo di ciò che è accaduto a New Orleans, UJ14 ha “cucinato” una serata interessante, anche se nella prima giornata di sereno e di pace dopo l’ansia della pioggia dei giorni scorsi, il pubblico non ha risposto con entusiasmo per quanto riguarda le presenze.
Sul palcoscenico del Santa Giuliana i Galactic e il mito folcloristico di Dr. John.
Formatisi nel 1994 i Galactic hanno sviluppato un sound del tutto peculiare e unico che unisce hip hop, world music, rock, blues e jazz. Negli anni il suono è diventato più moderno, incorporando elementi di elettronica anche in strumenti solitamente lontani da distorsioni  ed effetti come il sax e l’armonica. Un perfetto prototipo dunque di mescolanza stilistica che ben rappresenta lo spirito guida di New Orleans, con quel tanto di folclore concertistico che non guasta e che a volte fa somigliare una esibizione del tutto simile a quella del circo.
Non è la prima volta che band consolidate si lasciano andare ai numeri sensazionali. A UJ ricordiamo l’esibizione di Trombone Shorty che per tenere una nota sola allo strumento lunga quasi 3-4 minuti, entrò in apnea e mancò poco che ci lasciasse le penne con una specie di sincope.
Ieri sera invece nei Galactic il circense lo ha fatto il batterista Stanton Moore, uno dei fondatori del gruppo, che nel corso del suo assolo, ha smontato lo strumento a pezzi si è messo a suonarlo inginocchiato sul proscenio con l’assistenza degli altri membri della band, ricostruendone in maniera soddisfacente il suono originale. Niente di chè, ma quel tanto che basta per fare un po’ di “casino” come è tradizione nella famosa città della Louisiana.
Molto più interessanti invece gli interventi della vocalist Maggie Koerner, “bella e brava” si sarebbe detto in altri tempi. La Koerner ha una voce interessante, roca o squillante al bisogno, quel tanto che basta per farla assomigliare ad una “vampira” e considerando che è una “bianca” il fatto diventa straordinario dalle parti di New Orleans. Solo qualche limite nelle estensioni alte, ma considerato che molti brani sono costruiti intorno alle sue capacità vocali, il rischio di vederla senza fiato non si corre più di tanto. Ottimo elemento da palcoscenico, anima la prestazione dei Galactic che altrimenti sarebbero rimasti ai numeri funambolici degli altri componenti del gruppo, Jeff Raines-chitarra, Stanton Moore-batteria, Robert Mercurio-basso, Ben Ellman-sassofono/Harmonica, Richard Vogel- tastiere, Corey Henry-trombone. Il genere piace al pubblico del Santa Giulina e fa muovere i piedi e le mani.
Dopo una lunghissima pausa per l’allestimento tecnico successivo, arriva la sorpresa della serata.
Insolitamente sale sul palco il Presidente della Fondazione, Renzo Arbore che di li a poco presenterà la leggenda Malcolm John Rebennack, in arte Dr. John.
Arbore ricorda con la solita verve la conoscenza 30ennale con il “dottore” e cita un aneddoto risalente al periodo in cui il benemerito artista, presentatore e autore, televisivo si inventò per la Rai la rimpianta trasmissione musicale Doc. Parlando con Dr. John e chiedendo cosa stesse facendo, il “dottore” con la nonchalance tipica della Louisiana rispose “vado in Italia, c’è uno stronzo che mi da 50mila dollari per andare in tv”. Ecco, lasciamo all’immaginazione del lettore chi fosse il soggetto “tontolone”, diciamo.
Quando Malcom J. Rebennack sale sul palco di UJ14  e l’attraversa per andare prendere posizione al piano, sembra quasi di vedere una processione laica del Mardi Gras. tanto è agghindato e incede lentamente con due bastoni ricchi di chincaglierie assortite, che lo sorreggono, vista anche l’età (è nato il 21 novembre del 1940). Una sorta di Madonna Pellegrina, ma senza tabernacolo.
Del resto Dr. John è diventato famoso negli anni ’60, all’epoca del suo album d’esordio Gris-Gris, con spettacoli piottoreschi e ciarlatani sul genere dei cosidetti medicine shows, con costumi sgargianti e emulando senza troppa convizione la tradizione cerimoniale del voodoo.
Il progetto musicale offerto al pubblico del Santa Giuliana ha il suo perchè ed è dedicato al cittadino principe di New Orleans, Louis Armstrong. Dr. John riarrangia con l’aiuto di una ottima sezione di fiati (che cambia di concerto in concerto utilizzando artisti del luogo) guidata dalla trombonista e direttrice musicale della band, Sarah Morrow, alcuni dei pezzi più famosi di Armstrong.
Il “dottore” ci mette del suo naturalmente e con la voce un po’ nasale quasi “chioccia” canta e suona ancora il piano con lampi di lucidità che fanno pensare ai tempi migliori. Oggi come tutti gli artisti avanti con gli anni, anche per Dr. John salire sul palcoscenico, spesso diventa più un piacere personale piuttosto che il frutto di un progetto di lunga durata (quando poi non è per pura questione economica), così che le prestazioni spesso ne risentono in precisione tecnica. Ieri sera il “dottore” ha perso più volte il filo del tempo tra musica e parole, rincorrendo a volte l’una a volte le altre. Ma se si va ad un suo concerto, si sa anche che le cose stanno così, e quindi si va ad ascoltare il mito e quello che gli ruota intorno, ovvero una band fatta di ottimi elementi (Bobby Floyd – B3 Organo, Dave Yoke – chitarra, Dwight Bailey – basso, Reggie Jackson – batteria) che nel progetto dedicato ad Armstrong danno il meglio di se, in testa la Morrow che guida e da il tempo a tutti.
Applausi, ma anche molte persone che hanno lasciato lo spettacolo prima della fine. Sic transit gloria mundi.
Stasera, 16 luglio,  al Santa Giuliana ancora “amarcord” con Herbie Hancock / Wayne Shorter Duo e a seguire Monty Alexander- Harlem Kingston Express.

Riproduzione riservata

( Foto: Tuttoggi.info)

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