In Umbria non manca di certo l’iniziativa nel campo artistico e culturale, e sempre più spesso la qualità dei progetti offerti al pubblico sta assumendo un profilo qualitativamente elevato.
In verità l’arte non andrebbe mai messa in discussione, ne misurata (qualitativamente), in quanto essa stessa “frutto di una discussione interiore”, quella tra l’artista e l’opera.
Si può invece manifestare liberamente la propria attenzione o la propria sensibilità verso il progetto anche solo invitando qualche amico ad osservare o visitare un luogo o un oggetto d’arte, cercando così di diffondere il senso del dialogo interiore dell’artista con la sua opera, senza altre pretese di giudizio.
Ecco perchè l’installazione “Una qualunque (41 atti mancanti)” di Daniela Ardiri suscita la curiosità e la voglia di conoscere, esattamente come si farebbe tra due persone nel momento in cui si ha desiderio di sapere di più, per unirsi di più.
Recita la sinossi della mostra:
“Perdita di radici, precarietà, volatilità delle sensazioni, distruzione dell’esperienza, iperstimolazioni incessanti, tossicomanie, tramonto degli ideali, isolamento, assenza di avvenire, chiusura paranoica e razzista rispetto allo straniero, cinismo disperato, consumo compulsivo, smarrimento, svuotamento del valore simbolico della parola, impero dell’oggetto,annichilimento del senso, spinta imperativa al godimento immediato, fatica di desiderare, vuoto diffuso, pratiche pulsionali perverse, iperedonismo, assenza di desiderio.” L’elogio del fallimento, M. Recalcati.
La società narcisistica in cui viviamo pone l’attenzione sull’individualità. L’abuso dell’esibizione del proprio corpo indica la necessità di continue attenzioni dall’esterno, sintomo di un’interiorità non consolidata e di profonde lacune nell’autostima. L’insicurezza derivata da questi meccanismi crea uno stato di precarietà anche nei sentimenti: la molteplicità degli incontri vissuti mette in evidenza l’annullamento del sentimento d’amore in favore di una ricerca di conferme non ricambiate.
Una qualunque (41 atti mancati) è composto da 41 fotografie e 41 lettere, una per ogni persona che ho “amato”. L’installazione prevede che le lettere siano contenute nelle buste numerate, ogni numero corrisponde, oltre che a una lettera, a una fotografia. Lo spettatore è libero di aprire le buste e leggerne il contenuto.
Daniela Ardiri è nata nel 1984, vive e lavora a Milano.
Diplomata presso l’Accademia di Brera nel 2008, ha esposto le sue opere in varie gallerie in Italia e all’estero. Il suo lavoro è stato selezionato in diversi concorsi promossi da enti istituzionali e gallerie tra cui Premio Nazionale delle Arti 2010, Premio Ghiggini 2011, Young Talents 2014, Arteam Cup 2016 e 2017. Nel 2018 è stata selezionata per una residenza presso il Centro d’Arte Bolit di Girona (Spagna). Nel 2019 ha vinto il Premio Marco Bastianelli per il miglior libro fotografico autoprodotto pubblicato in Italia e ha ricevuto una menzione speciale nella 7° edizione del Premio Cramum. Attualmente è in residenza presso ViaFarini a Milano.
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