(Adnkronos) – Il covid lascia il segno, a lungo, anche dopo la guarigione. Un’invasione persistente, silenziosa, e oggi finalmente documentata con le immagini. Un team di scienziati ha rivelato come la proteina Spike del coronavirus Sars-CoV-2 si accumula e persiste nell’organismo per anni dopo l’infezione, in particolare nell’asse cranio-meningi-cervello. Si comporta come un ospite sgradito […]
(Adnkronos) – Perché gli uomini lamentano di più i sintomi dell’influenza rispetto alle donne? Spesso bersaglio di critiche e sfottò per sentirsi poco bene con l’avvicinarsi lento della temperatura ai 37 gradi centigradi. Alcune risposte ha provato a darle – con un focus – Carla Delgado in un articolo pubblicato sulla rivista ‘Bmj’, parlando di […]
(Adnkronos) – Autunno ancora mite, ma il freddo sembra alle porte e con il ‘generale inverno’ si riaffacceranno i malanni di stagione. Dall’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma arriva una guida completa per prevenirli, riconoscerne i sintomi, capire quando rivolgersi al pediatra e come curarli. Parliamo di tosse, mal di gola, raffreddore, febbre, influenza, bronchiolite. […]
(Adnkronos) – Cresce la nuova variante Xec del coronavirus di Covid, che secondo gli esperti ha tutti i numeri per diventare dominante nel mondo. Ma come riconoscerla? I nuovi mutanti di Sars-CoV-2, con Xec che “sarà la variante dell’inverno”, senza test sono “non differenziabili dalle altre malattie respiratorie”, causando infezioni con “sintomi molto variegati da […]
(Adnkronos) - Il Covid ha aumentato significativamente il rischio di infarto, ictus e morte fino a 3 anni dopo l'infezione. In particolare dopo una forma grave, tra le persone che hanno contratto il ceppo originale di Sars-CoV-2 durante la prima ondata, prima dell'arrivo dei vaccini. E' la conclusione di uno studio finanziato dai National Institutes of Health (Nih) americani e pubblicato sulla rivista 'Arteriosclerosis, Thrombosis, and Vascular Biology', dal quale emerge anche un'altro dato: le persone con gruppo sanguigno 0 sembrerebbero più protette dagli effetti gravi di Covid-19.
Ricerche precedenti hanno già indicato una maggiore probabilità di eventi cardiovascolari dopo un'infezione Covid, ricordano gli Nih. Ma i nuovi risultati, precisa l'agenzia governativa, sono i primi a suggerire che questo rischio aumentato potrebbe durare fino a 3 anni dopo il contagio, almeno per le persone che si sono infettate nel corso della prima ondata. Il nuovo lavoro, aggiungono gli Nih, è anche il primo a dimostrare che la maggiore probabilità di infarto e ictus dopo una forma grave di Covid-19 potrebbe avere una componente genetica relativa al gruppo sanguigno. Gli autori hanno infatti osservato che un ricovero per Covid ha più che raddoppiato il rischio di infarto o ictus tra i pazienti con sangue dei gruppi A, B o AB, ma non in quelli di gruppo 0. Questo perché avere sangue di gruppo 0 sembra associarsi a un rischio inferiore di Covid grave.
Lo studio ha coinvolto 10mila pazienti della Uk Biobank, di età compresa fra 40 e 69 anni, di cui 8mila avevano avuto una positività al coronavirus pandemico e 2mila erano stati ricoverati in ospedale per Covid-19 grave, tra il primo febbraio e il 31 dicembre 2020. Nessuno era stato vaccinato contro Covid, perché i vaccini allora non erano ancora disponibili. I due gruppi sono stati confrontati con un terzo, composto da quasi 218mila persone che in quel periodo non erano state contagiate da Sars-CoV-2. I ricercatori hanno quindi monitorato i pazienti dei primi due gruppi dal momento della diagnosi di Covid-19 fino allo sviluppo di infarto o ictus, o alla morte, per quasi 3 anni. Considerando le persone con cardiopatia preesistente, pari a circa l'11% in entrambi i gruppi, gli scienziati hanno calcolato che - rispetto a chi non aveva mai avuto Covid - il rischio di infarto, ictus e morte era 2 volte più alto tra chi era stato infettato e 4 volte maggiore tra chi aveva avuto una forma grave, da ricovero in ospedale. Per tutti i 3 anni di follow-up, inoltre, la probabilità di un evento cardiovascolare maggiore restava significativamente più alta nelle persone che avevano avuto Covid, rispetto ai controlli. In alcuni casi, il pericolo di infarto o icuts era paragonabile a quello conferito da un fattore di rischio cardiovascolare noto, come il diabete di tipo 2, o addirittura superiore.
"Questo studio getta nuova luce sui potenziali effetti cardiovascolari a lungo termine di Covid-19", che rappresenta "una minaccia per la salute pubblica ancora incombente", afferma David Goff, direttore della Divisione di Scienze cardiovascolari del National Heart, Lung and Blood Institute, parte degli Nih "Questi risultati, soprattutto se confermati da un follow-up a lungo termine - aggiunge - supportano gli sforzi per identificare strategie efficaci di prevenzione delle malattie cardiache per i pazienti che hanno avuto una forma grave di Covid-19. Ma serviranno altri studi per dimostrarne l'efficacia".
"Considerando che oltre 1 miliardo di persone in tutto il mondo hanno già contratto l'infezione" da Sars-CoV-2, "le implicazioni per la salute cardiaca globale sono significative", avverte Hooman Allayee, professore di Scienze della popolazione e della salute pubblica alla University of Southern California, Keck School of Medicine di Los Angeles, responsabile dello studio. "La questione, ora - sottolinea - è capire se Covid-19 grave debba essere considerato un altro fattore di rischio per le malattie cardiovascolari, proprio come il diabete di tipo 2 o la malattia arteriosa periferica".
Gli autori puntualizzano che i risultati del lavoro si applicano principalmente alle persone che sono state infettate da Sars-CoV-2 all'inizio della pandemia, mentre non è chiaro se il rischio di malattie cardiovascolari persista o possa persistere in chi si è ammalato gravemente di Covid dal 2021 a oggi. Gli scienziati spiegano anche che i risultati andranno confermati con ulteriori indagini su una popolazione etnicamente più differenziata da quella della Uk Biobank. Infine, poiché i partecipanti allo studio non erano vaccinati, saranno necessarie future ricerche per determinare se lo stato vaccinale influenza o meno il rischio cardiovascolare da Covid. Serviranno poi studi sul legame tra infezione e gruppo sanguigno, perché il meccanismo di interazione gene-virus resta poco chiaro.
(Adnkronos) - Donald Trump in aiuto di Vladimir Putin durante la pandemia di covid. I fatti risalgono al 2020, come ricostruisce Bob Woodward, firma di punta del Washington Post, nel suo nuovo libro 'War'. Putin, alle prese con l'emergenza coronavirus, ha ricevuto il soccorso dell'allora presidente degli Stati Uniti. Trump ha inviato al leader del Cremlino forniture di test e tamponi a stretto uso personale. Un dono gradito, anche se scomodo.
"Non voglio che tu lo dica a nessuno, la gente se la prenderebbe con te. Non con me", avrebbe detto Putin al 'collega' accettando il regalo. Il legame tra il presidente russo e l'ex presidente degli Stati Uniti, secondo Woodward, è rimasto solido nel corso degli anni. All'inizio del 2024, Trump e Putin si sono sentiti in una telefonata privata: The Donald, dalla sua residenza di Mar-a-Lago in Florida, ha chiesto ad un collaboratore di lasciare la stanza e, una volta solo, ha telefonato.
I dettagli della conversazione non sono noti. Secondo il collaboratore di Trump, anonima fonte citata dal giornalista, i colloqui con Putin sarebbero stati almeno 7 dal 2021, quando il mandato dell'ex presidente si è concluso. "Trump è stato il presidente più sconsiderato e impulsivo nella storia americana e sta dimostrando lo stesso carattere come candidato alla presidenza nel 2024", scrive Woodward nel suo volume, con affermazioni a cui la campagna di Trump non ha replicato.
Nel libro, l'autore si sofferma anche sulla posizione di Trump in relazione alla guerra tra Ucraina e Russia. Woodward fa riferimento all'opposizione dell'ex presidente all'invio di massicci aiuti a Kiev e evidenzia il peso di Trump nell'opposizione di un'ala del partito repubblicano al maxipacchetto da 61 miliardi autorizzato dal Congresso solo a maggio, dopo mesi di melina. Ad ammorbidire la posizione dell'ex presidente è stato lo speaker Mike Johnson. Trump si sarebbe convinto non per un genuino sostegno alla causa ucraina ma per valutazioni elettorali: aiutare almeno in parte Kiev porterà vantaggi nel voto del 5 novembre.
Si è tenuta stamattina (24 settembre), all’ospedale di Città di Castello, una cerimonia di donazione in memoria del dottor Paolo Biagini, stimato medico prematuramente scomparso. L’evento è stato un’occasione per ricordare il suo impegno professionale e umano, oltre che per celebrare la solidarietà della comunità. La donazione è frutto di una somma raccolta da una pedalata […]
(Adnkronos) - I bambini 'figli della pandemia' di Covid, compresi quelli esposti in utero all'infezione da Sars-CoV-2, non sembrano avere più probabilità di soffrire di autismo rispetto ai nati prima dell'epidemia globale di nuovo coronavirus o ai bebè non esposti all'infezione. Sono "dati rassicuranti" quelli che emergono dal primo rapporto sul tema, pubblicato su 'Jama Network Open' da un gruppo di ricercatori del Columbia University Vagelos College of Physicians and Surgeons, negli Usa.
Lo studio - sostenuto dal National Institute of Mental Health e dall'Eunice Kennedy Shriver National Institute of Child Health and Human Development - è stato condotto su circa 2mila bimbi nati tra gennaio 2018 e settembre 2021 al Morgan Stanley Children's Hospital e all'Allen Hospital del NewYork-Presbyterian, i cui genitori hanno compilato un questionario per lo screening del rischio autismo.
"E' noto che praticamente ogni tipo di sollecitazione negativa subita dalla mamma durante la gravidanza, comprese le infezioni e lo stress, aumentano il pericolo di autismo" per il nascituro, spiega Dani Dumitriu, docente di pediatria e psichiatria e autrice principale del lavoro.
"La portata della pandemia di Covid-19 ha indotto medici e scienziati dello sviluppo a temere che avremmo assistito a una crescita dei tassi di autismo, ma nel nostro studio non abbiamo riscontrato segnali di questo aumento" paventato. Un'osservazione "rassicurante", dice l'esperta.
Anche se "è troppo presto per avere numeri diagnostici definitivi", e la ricerca non ha preso in considerazione le diagnosi di autismo, ma solo il rischio di svilupparlo, misurato attraverso il questionario ai genitori, questo strumento è comunque "predittivo - precisa Dumitriu - e non mostra che l'esposizione prenatale a Covid o alla pandemia accresca la probabilità di autismo".
I bambini che durante le prime fasi della pandemia si trovavano nell'utero della mamma stanno raggiungendo l'età in cui potrebbero emergere i primi indicatori del rischio di autismo. Pertanto, attraverso il progetto Combo - Covid-19 Mother Baby Outcomes, il team di Dumitriu ha indagato i possibili effetti del Covid (stress materno correlato alla pandemia e infezione materna) sullo sviluppo neurologico infantile in diversi momenti dalla nascita, a 16 e 30 mesi d'età.
La probabilità di autismo è stata calcolata in base alle risposte dei genitori a un questionario sullo sviluppo neurologico, utilizzato dai pediatri per valutare il comportamento dei piccoli. Gli scienziati hanno confrontato i punteggi dei bimbi nati durante la pandemia con quelli dei nati prima, nonché i punteggi dei bambini esposti in utero a Sars-CoV-2 con quelli dei non esposti.
Il primo risultato dello studio è che "non sono state riscontrate differenze negli screening positivi per l'autismo tra i bambini nati prima o durante la pandemia". Siccome "Covid è ancora piuttosto diffuso, questa è una notizia confortante per le donne incinte che temono di ammalarsi e che ciò possa avere un impatto sul pericolo di autismo" per il loro bebè, commenta Dumitriu. A sorpresa, inoltre, la ricerca ha mostrato meno screening positivi per l'autismo tra i bimbi esposti a Sars-CoV-2 in utero, rispetto a quelli le cui madri non si erano ammalate in gravidanza. "Sospettiamo che avere avuto Covid in gravidanza possa avere influenzato la valutazione dei genitori sui comportamenti dei loro figli" e quindi le risposte al questionario, ipotizza Dumitriu.
Mano a mano che i figli della pandemia cresceranno, gli studiosi continueranno a monitorarli per eventuali diagnosi di autismo. Ma stando ai dati emersi, l'autrice principale ritiene "improbabile osservare un aumento dell'autismo associato a Covid. I bambini che erano in utero all'inizio pandemia stanno raggiungendo l'età in cui i primi segnali di autismo emergerebbero, ma in questa ricerca non li stiamo vedendo E poiché è risaputo che l'autismo è influenzato dall'ambiente prenatale, questo è molto rassicurante", ribadisce Dumitriu.
Gli scienziati monitoreranno i bambini anche per altri disturbi dello sviluppo neurologico, considerando che diversi studi condotti su neonati concepiti durante precedenti pandemie, disastri naturali, carestie o guerre hanno indicato la possibilità di vari problemi neuroevolutivi anche a distanza di anni, nell'adolescenza o addirittura nella prima età adulta. "Dobbiamo riconoscere che i bambini nati in pandemia hanno vissuto un'esperienza e un ambiente unici per lo stress e l'isolamento sociale dei loro genitori, e dobbiamo continuare a monitorarli per le potenziali ripercussioni evolutive o psichiatriche", dichiara Morgan Firestein, ricercatore associato in psichiatria e primo autore del lavoro.
(Adnkronos) – Alle radici del covid. Ritorno a Wuhan, Cina, dove tutto è cominciato a fine 2019, anno in cui un nuovo coronavirus, Sars-CoV-2, faceva il suo ingresso nel mondo degli esseri umani scatenando di lì a poco una pandemia senza confini. Virus fuggito da un laboratorio o arrivato all’uomo per vie naturali, tramite un […]
(Adnkronos) - Dall'Ucraina all'Afghanistan in politica estera, dall'aborto all'immigrazione per quanto riguarda la politica interna fino ai rapporti commerciali con la Cina e al rilancio dell'economia. Questi i temi centrali del primo dibattito televisivo andato in onda sull'Abc tra la vice presidente americana e candidata democratica Kamala Harris e l'ex presidente e candidato repubblicano Donald Trump.
Sul ruolo degli Stati Uniti rispetto all'aggressione russa, Harris ha affermato che se Trump fosse attualmente in carica, il presidente russo, Vladimir Putin, avrebbe preso il controllo di Kiev. Putin "ti avrebbe mangiato a pranzo", ha detto la vice presidente Usa all'ex inquilino della Casa Bianca. "Credo che il motivo per cui Donald Trump dice che questa guerra finirà entro 24 ore è perché lui semplicemente rinuncerebbe", ha aggiunto Harris mentre lui vantava rapporti amichevoli sia con il leader del Cremlino, sia con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Evitando di parlare di aiuti militari, Trump ha detto che "voglio che la guerra finisca. Voglio salvare vite. Ci sono milioni di persone che sono state uccise". Quando gli è stato chiesto se fosse nel miglior interesse degli Stati Uniti che l'Ucraina vincesse, Trump ha detto che "penso che sia nel miglior interesse degli Stati Uniti porre fine a questa guerra, negoziare un accordo, perché dobbiamo impedire che tutte queste vite umane vengano distrutte".
La guerra nella Striscia di Gaza tra Israele e Hamas dopo l'assalto del 7 ottobre è stata tema del dibattito tra Harris e Trump. Per la vice presidente si è creata un'altra occasione per chiedere un cessate il fuoco e un accordo sugli ostaggi a Gaza, esprimendo al contempo vicinanza sia per gli israeliani sia per i palestinesi colpiti dal conflitto. Harris quindi ha condannato l'attacco del 7 ottobre di Hamas al sud di Israele, ma ha affermato che "troppi palestinesi innocenti sono stati uccisi" dall'offensiva militare in corso di Israele a Gaza.
Trump, invece, ha affermato che la guerra non sarebbe avvenuta sotto la sua Amministrazione e ha sostenuto che Israele "non esisterà" più entro due anni se Harris venisse eletta presidente. "Odia Israele e odia gli arabi", ha ripetutamente detto di Harris ricordando la sua assenza durante il discorso del premier israeliano Benjamin Netanyahu al Congresso. Lei, invece, ha detto che "darò sempre a Israele la possibilità di difendersi", chiedendo la fine della guerra e una soluzione a due stati che fornisca sicurezza al popolo israeliano "e in egual misura ai palestinesi".
Trump ha provato a mettere in difficoltà la sua avversaria sul ritiro dall'Afghanistan, ma Harris ha ricordato che fu il tycoon a concludere un accordo disastroso invitando i Talebani a Camp David. "Quattro presidenti hanno detto che si sarebbero ritirati e Joe Biden lo ha fatto", ha detto Harris. "Di conseguenza, i contribuenti americani non stanno pagando i 300 milioni di dollari al giorno che stavamo pagando per quella guerra infinita, e ad oggi, non c'è un solo membro dell'esercito degli Stati Uniti che sia in servizio attivo in una zona di combattimento in nessuna zona di guerra nel mondo, la prima volta in questo secolo".
Harris ha poi attribuito la colpa dei problemi ereditati dall'Amministrazione Biden-Harris alla gestione delle relazioni tra Stati Uniti e Afghanistan da parte dell'ex presidente Donald Trump. "Donald Trump, quando era presidente, ha negoziato uno degli accordi più deboli che si possano immaginare. Si definisce un mediatore. Anche il suo consigliere per la sicurezza nazionale ha detto che era un accordo debole e terribile''. Harris ha criticato Trump per aver negoziato direttamente con i Talebani.
Harris ha anche accusato Trump di aver venduto gli Stati Uniti alla Cina ''per dare a Pechino la possibilità di rafforzare il suo esercito'' e ha ricordato come durante la pandemia causato dal coronavirus ''ha persino ringraziato Xi Jinping''. Trump ha replicato definendo Harris ''una marxista che ha distrutto il paese con politiche che sono folli''.
Delicato, ma anche senza esclusioni di colpi da parte di Trump, il tema del diritto all'interruzione di gravidanza. ''Il popolo americano ha votato per la libertà riproduttiva'', ha detto Harris promettendo di difendere il diritto all'aborto e ad avere un figlio. Sottolineando, quindi, le difficoltà che affrontano le donne americane in quegli Stati dove è vietato interrompere la gravidanza, ma anche dove alle aspiranti madri è difficile accedere alle cure ormonali e alla fecondazione in vitro. E insistendo sul fatto che debba essere il governo a occuparsi di queste questioni.
Per contro, Trump non ha risparmiato colpi e affermazioni allarmanti, sostenendo che i democratici sono a favore dell'esecuzione dei bambini al nono mese di gravidanza e anche dopo la nascita. Trump ha tuttavia chiarito di ritenere utile fare eccezioni sull'aborto nei casi di stupro, incesto e minacce alla vita della madre.
Un autoelogio, sia da parte Harris, sia Trump, per il loro lavoro svolto per migliorare l'economia. Harris si è affrettata a spiegare la sua ''economia delle opportunità'', ovvero un piano che include riduzioni fiscali per chi avvia piccole attività, agevolazioni per i neo-genitori e gli acquirenti di prima casa e una stretta sui prezzi che pagano le aziende. ''Sono l'unica persona su questo palco che si occupa di sostenere la classe media'', ha detto Harris, sottolineando la sua provenienza da una famiglia della classe media.
Trump, nel frattempo, ha descritto come quella sotto la sua Amministrazione come la "migliore economia" e ha accusato Harris di aumentare i costi per le famiglie americane. "La gente non può uscire e comprare cereali, o bacon, o qualsiasi altra cosa", ha detto. L'inflazione è salita sotto l'amministrazione Biden-Harris, ma è calata altrettanto rapidamente. Ad agosto, il tasso di inflazione degli Stati Uniti si è attestato al 2,9%, al di sotto della media di quasi il 3,3%. Trump ha anche pubblicizzato la sua posizione sui dazi , ai quali intende dare priorità se tornerà alla Casa Bianca.
Nel corso del dibattito Trump ha spostato il suo discorso sull'immigrazione, parlando di criminali accolti nel paese e di città in cui gli animali domestici, ''cani e gatti'' per la precisione, vengono mangiati dagli immigrati in arrivo. Harris dal canto suo ha sottolineato come è stata "l'unica persona sul palco che ha perseguito organizzazioni transnazionali". E ha anche accusato Trump di aver chiesto al GOP di opporsi alla legislazione per rafforzare il confine. "Preferiva affrontare un problema piuttosto che risolverlo", ha affermato.
Harris ha quindi accusato Trump di aver fomentato la rivolta violenta del 6 gennaio del 2021 a Capitol Hill e che ha minacciato un ''bagno di sangue'' se non vincerà a novembre. Lui ha ribattuto dicendo che quel 6 gennaio ''non è morto nessuno'' e ha sostenuto che quella che si è svolta è stata una manifestazione pacifica condotta da persone che poi ''sono state trattate male''. Harris ha ricordato i 140 poliziotti feriti, ma Trump ha per contro citato l'attacco subito durante il comizio in Pennsylvania e accusando il partito democratico di fomentare l'odio contro di lui. ''Forse ho preso quasi una pallottola in testa per la loro retorica contro di me, per avermi additato come una minaccia alla democrazia'', ha dichiarato.